
Manovre in Fiera Spunta l’idea del ‘consiglio dei 5’
Come fa una società per azioni a funzionare con un consiglio d’amministrazione di diciotto persone? BolognaFiere è in queste condizioni. In pratica vive ancora con una governance, ovvero un sistema di comando, strutturato sul modello precedente la privatizzazione, quello dell’ente autonomo. E’ evidente che una macchina di governo agile renderebbe più rapida la formazione delle decisioni dei vertici. Così, fin dal rinnovo del proprio mandato, il presidente, Luca di Montezemolo, aveva messo in chiaro che la struttura di governo doveva essere rivista. E così si era messa al lavoro una commissione composta dai consiglieri Francesco Vella, Flavio Peccenini, Gianfranco Ragonesi, Giorgio Tabellini e dall’amministratore delegato Michele Porcelli (nella foto) . La commissione, battezzata ‘commissione governance’ si è poi avvalsa della consulenza esterna di Paolo Ferro-Luzzi, docente di diritto bancario alla Sapienza di Roma. Ora la commissione sta per concludere i suoi lavori: l’incontro conclusivo sarà il prossimo 27 gennaio. Successivamente, in un consiglio d’amministrazione non ancora fissato, la commissione informerà gli altri soci. La commissione ha presentato al consulente romano un possibile percorso con una serie di quesiti, ottenendo in risposta una serie di soluzioni possibili. Ma è molto difficile che alla fine l’attuale vertice a 18 consiglieri venga intaccato. Sarà probabilmente attivato un consiglio esecutivo che è per altro già previsto dallo statuto; una specie di consiglio dei ministri che affianca il presidente. Ma anche questo organo, formato da cinque consiglieri, sarà di difficile realizzazione, tenendo conto che dovrebbe rappresentare in misura uguale i privati e i soci pubblici. Che qualcosa debba essere fatto è comunque indubbio per non rischiare la paralisi della società in un momento in cui la concorrenza è sempre più forte e le dcisioni debbono essere rapide. Non dovrebbe più ripetersi una vicenda come quella che ha riguardato la sostituzione dell’amministratore delegato e che fece scoppiare una minicrisi tra soci pubblici e privati.