
Ma l’accordo di settore resta ancora sulla carta
È questo il momento per fare il punto sugli eventi che maggiormente hanno caratterizzato il sistema fieristico italiano nel 2005.
Sull’andamento delle manifestazioni l’anno ha mostrato due fasi tra loro distinte: a un primo semestre che ha ancora risentito della situazione congiunturalmente negativa, ha fatto riscontro un secondo semestre con significativi recuperi sia in termini di espositori e di metri quadri assegnati, sia in termini di visitatori, soprattutto provenienti dall’estero. Questa inversione di tendenza fa ben sperare per l’andamento del 2006, anno nel quale gli associati Cfi (Comitato fiere industria), titolari di 77 marchi fieristici, organizzeranno 53 eventi, in massima parte di qualifica internazionale.
Gli associati Cfi, nel 2005, hanno organizzato 47 eventi, in prevalenza di livello internazionale, coinvolgendo oltre 30mila espositori, di cui 9mila stranieri, e ricevendo inoltre un milione e settecento mila visitatori, dei quali 370mila provenienti dall’estero, su un’area espositiva netta di 930mila metri quadrati.
Mentre sul piano delle struttura espositiva i programmi degli enti fieristici per lo sviluppo e l’ammodernamento dei quartieri sono proseguiti con significativi risultati – basti pensare al nuovo polo fieristico di Milano -, qualche perplessità resta sui tempi di attuazione delle infrastrutture necessarie al buon funzionamento degli eventi.
Per quanto si riferisce alle normative che devono disciplinare l’esercizio della attività fieristica, superata la fase di stallo determinata dalla tornata elettorale di primavera, è ripresa l’iniziativa del Coordinamento interregionale per le fiere, con l’obiettivo di armonizzare le normative regionali, in coerenza con le direttive programmatiche deliberate in materia dalla Conferenza dei presidenti delle Regioni italiane nel 2002 e nel 2004: fino ad oggi una reale armonizzazione non è stata raggiunta e persistono, dove si è legiferato, discrasie che mal si comprendono.
In questo ambito, a fine anno, è intervenuta, da parte della Commissione europea, l’archiviazione della procedura di infrazione nei confronti dell’Italia in materia di regolamentazione fieristica (si veda il servizio a pagina 16), con il riconoscimento che le Regioni che sono state oggetto della sentenza di condanna dalla Corte di Giustizia Ue del 15 gennaio 2002 hanno provveduto a riformare le rispettive normative adeguandosi alla libertà di stabilimento e di prestazione dei servizi a livello intracomunitario fissati dal Trattato.
Tale riconoscimento avrà necessariamente un effetto a cascata sull’indirizzo che dovranno seguire le Regioni italiane che ancora devono normare la materia fieristica, in coerenza altresì con le già menzionate delibere della Conferenza dei Presidenti delle Regioni.
Il mondo fieristico italiano che si confronta con la agguerrita concorrenza internazionale, ed europea in particolare, è chiamato a verificare con urgenza la situazione in atto negli altri Paesi dell’Unione, in modo che la competizione possa svolgersi a parità di condizioni e richiamare, ove necessario i Paesi membri a regolare la materia sulla base dei medesimi principi.
Motivo di delusione e di insoddisfazione invece è il ritardo con il quale si è dato avvio alla applicazione dell’accordo di settore per l’internazionalizzazione del sistema fieristico italiano, firmato a Roma il 20 luglio 2004: ciò ha determinato l’impossibilità di far beneficiare di un sostegno finanziario alle iniziative promozionali poste in essere dagli organizzatori per gli eventi in calendario nell’anno 2005, mentre per il 2006 gli interventi possono valere solo per le manifestazioni che avranno luogo ad anno avanzato.
* Presidente Cfi (Comitato fiere industria) di Confindustria