
Ma cosa fa un editore?
di Stefano Salis
Il simpatico topo Firmino creato da Sam Savage (ne avevamo parlato lo scorso novembre, reduci da Francoforte, dove il libro si era fatto notare: ora è pubblicato anche da noi, da Einaudi) è l’ultimo di una lunga serie. Di libri, diciamo, che parlano di altri libri. E che, quasi sempre, sono "raccontati" dal punto di vista del lettore. Benissimo, ci mancherebbe. Avercene.
E molti sono i libri che illuminano l’angolazione dell’autore; numerosi quelli che hanno per eroe un libraio, i bibliotecari, nel genere, si difendono bene, tengono botta persino i traduttori e, da poco, è uscito un romanzo che ha per protagonista addirittura una rilegratice di libri. Rarissimi, al contrario, sono i libri che hanno per soggetto un editore. Credo di sapere perché. Magari gli editori sono argomenti poco interessanti, ma tenderei ad escluderlo. È che quasi nessuno sa, esattamente, che cosa diavolo faccia un editore. Compresi, spesso, gli stessi autori e molte persone del mondo editoriale. Per schiarirvi le idee stanno per arrivare in libreria due preziosi libretti.
Il primo è uno scritto delizioso di Jean Echenoz. Si intitola, seccamente, Il mio editore (lo pubblicherà Adelphi a metà maggio). È un ritratto lieve e breve, poco più di 40 pagine (e una succinta nota di Giorgio Pinotti), di un uomo "mitico" dell’editoria francese: quel Jérôme Lindon che non solo è stato il patron delle Èditions de Minuit, non solo ha scoperto Beckett (e poi Claude Simon, il nouveau roman, la Duras…) ma è sempre stato in prima linea nel difendere la piccola editoria. Fu lui a ottenere la legge Lang che annullò la liberalizzazione dei prezzi per arrivare al prezzo unico. Una legge di civiltà.
Il ritratto di Lindon è una miniatura adorabile, ma, se davvero volete capire che razza di lavoro sia pubblicare un libro, procuratevi il manuale di Oliviero Ponte di Pino, che di mestiere fa il direttore editoriale di Garzanti (sapete cosa fa un direttore editoriale? In cosa differisce da un editore?) e che ha scritto il volume I mestieri del libro. C’è lo zampino del suo editore, Stefano Mauri, in questo testo. Mauri non solo firma la prefazione ma, a metà libro, si diverte a sfatare dieci luoghi comuni che "infestano" l’editoria. O meglio: infestano i discorsi di chi parla di editoria, ma in realtà non la conosce. Falsi miti come: «per fare libri di successo basta tradurre quelli in cima alle classifiche straniere», «l’editoria è un settore arretrato», «i piccoli editori fanno ricerca, i grandi no», «i bestseller li decide il marketing» e amenità varie. Ponte di Pino è invece preciso nel descrivere – è questo l’aspetto importante del libro – cosa succede davvero dentro una casa editrice. Chi fa che cosa, come si accompagna un libro dal manoscritto allo scaffale. E forse per una volta bisognerebbe ribaltare le parti: cari autori alle prime armi, anziché lamentarvi delle case editrici che non vi capiscono o non vi pubblicano, provate a capire voi come funziona quel settore econonomico nel quale volete così fortemente entrare. Questa è una buona occasione. Costa poco e ci si fa un’idea. Magari ci si conferma anche nelle proprie. Ma almeno lo si fa a ragion veduta. Perché non approfittare della ghiotta possibilità?
1 Il libro di Oliviero Ponte di Pino, «I mestieri del libro» (Tea, pagg. 200, € 10,00) sarà presentato giovedì 8 (alle 16,30) nello spazio Pagoda. Con l’autore intervengono Marina Gersony e Mario Baudino.