Rassegna stampa

Le fiere non fanno sistema

PAGINA A CURA DI

Roberta Paolini

Strutture sovradimensionate e in debito di ossigeno finanziario. Tanti, troppi mq da "vendere" per un circo di rassegne fotocopia. Mettere ordine in questo pandemonio di proposte è diventata un’urgenza per il sistema economico Veneto. Per farlo servono alleanze e la razionalizzazione di un apparato fieristico che nell’arco di 100 chilometri conta quattro nuclei espositivi, che rischiano l’effetto cannibalismo, con grave danno per tutta l’economia regionale.

In questo panorama è scoppiato un vero e proprio risiko, con due attori di primo piano, Verona e Padova, entrambe a caccia di alleanze per realizzare il sistema Fieristico Veneto. Su un versante Andrea Olivi, ad di Padova Fiere, che appoggia un’idea di sistema fieristico baricentrato su Venezia. Dall’altra Giovanni Mantovani, direttore generale Veronafiere, che crede che in Laguna vada posizionata un’infrastruttura promozionale che punti su eventi di alto profilo e non un ulteriore Polo. In mezzo ai due, Fiera di Vicenza Spa, la neonata società per azioni, terzo attore in cerca di un proprio ruolo.

Ma come realizzare un network integrato con Verona e Vicenza che si strizzano vicendevolmente l’occhio. Mentre Padova – a suon di acquisizioni, Motorshow e Smau, tramite l’azionista GL Events – vuole a Venezia il terzo Polo fieristico italiano, oltretutto tagliando fuori VeronaFiere che di Veneziafiere detiene il 34 per cento?

L’idea di Mantovani è netta, a Venezia va creata una piattaforma per eventi di alto livello, ma non un ulteriore Polo che rischierebbe di squilibrare e moltiplicare inutilmente un’offerta già esuberante. In tema di alleanze Veronafiere ne cataloga oltre una ventina in più settori, strette con partner fieristici sia italiani sia esteri. Realizzare partnership con attori regionali è, neanche a dirlo, una priorità «per questo perseguiamo con attenzione da tempo un dialogo con Fiera di Vicenza – spiega Mantovani – che speriamo abbia successo e partecipiamo alla realizzazione del piano industriale di Veneziafiere. Si va così creando un sistema di servizi fieristici ad alto valore aggiunto per le imprese che rappresenterebbe un vantaggio competitivo importante per la nostra Regione e per l’economia del Nord-Est più in generale. In tale direzione, appunto, va la nostra politica delle alleanze, tema cui riserviamo grande interesse e attenzione sia negli ambiti regionale e nazionali, come pure a livello internazionale». Una sponda favorevole nella propria visione Mantovani la trova nel neo-insediato presidente di Fiera di Vicenza Dino Menarin che non crede «in un ipotetico terzo Polo fieristico Veneto, o in una holding regionale delle fiere come dice qualcuno. Vediamo invece con favore possibili accordi che apportino un reciproco interesse, con Verona, per esempio, e non solo nel comparto del lusso. Noi punteremo a specializzarci sfruttando un know how che abbiamo accumulato in 50 anni di fiere orafe. Intendiamo spingere sul bel vivere puntando a razionalizzare e ristrutturare gli spazi espositivi e innovando i servizi».

Polo fieristico veneto o morte. Così la pensa Olivi, amministratore delegato di Padovafiere. «Con una competizione così forte, con spazi espositivi sempre più sovradimensionati, non vedo nessuna possibilità per chi si muove da solo. Le imprese e la politica non pagheranno per molto questi sprechi – attacca il manager -. Le fiere venete hanno una grande opportunità se sapranno raccogliere le loro forze su un progetto di portata internazionale. Un progetto che necessariamente si interseca con la più straordinaria opportunità del nostro territorio: la grande capacità evocativa di Venezia. Ma bisogna muoversi subito. O saltiamo tutti su un’operazione di respiro internazionale mettendo insieme le nostre rassegne e i nostri spazi fieristici, oppure lo farà qualcun’altro. E il Veneto starà a guardare».

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