
Le fiere crescono all’estero
Tutti all’estero ma in ordine sparso. Il sistema fieristico della via Emilia affronta la scommessa dell’internazionalizzazione senza far fronte comune. Eppure un esempio di collaborazione in questo campo c’è e ha una lunga storia. L’hanno scritta Bologna e Rimini che 16 anni fa hanno costituito una società ad hoc per supportare lo sviluppo all’estero, Fairsystem. «È la dimostrazione – dice Mauro Malfatti, direttore della divisione internazionale di BolognaFiere e vicepresidente della società strumentale – che è possibile creare delle sinergie, senza intaccare l’autonomia degli enti. E anche per questo abbiamo sempre pensato che potesse essere utile ad altri enti fieristici».
Grazie al know-how di Fairsystem – che conta una decina di dipendenti – alcune società internazionali (per esempio, BolognaFiere Shanghai Exhibition che supporta l’ente felsineo nella sua espansione in Cina) e partership di livello mondiale, le Due torri organizzano in tutto il globo 12 eventi (l’ultimo nato, a Istanbul, nel campo della bellezza, si è chiuso da pochi giorni) nei settori di punta: arte, cosmetica, costruzioni e pelle. Un’attività che nel 2009 ha prodotto un giro d’affari di 35 milioni di dollari e ha una redditività del 10% sul fatturato. «Investire sull’internazionalizzazione – continua Malfatti – è una priorità del piano industriale recentemente approvato. E il percorso avviato in Turchia va letto anche in prospettiva strategica». Bussola orientata a Est anche per Rimini, che ancora non ha numeri comparabili con Bologna: «Dopo aver portato all’estero eventi leader in Italia, quali Ecomondo e Sigep – spiega il direttore generale Piero Venturelli – stiamo lavorando per essere più presenti sui mercati medio-orientali, acquistando quote di giovani manifestazioni e portando là i nostri espositori. È un impegno notevole: lo sforzo organizzativo e logistico è forte e i costi sono alti». E le due fiere spiccano anche sull’incomig: Emeca, che raggruppa i principali centri fieristici europei, pone per il 2009 Bologna al vertice in Italia per quota di espositori esteri (37%) e di operatori internazionali (14%). Rimini può vantare invece una crescita di stranieri del 20% nelle prime cinque manifestazioni del 2010.
Parma – che ha recentemente stanziato 30 milioni per l’abbattimento e la ricostruzione di 3 padiglioni e per un nuovo parcheggio da 100mila metri quadrati, tutto in autofinanziamento – ha scommesso forte sul suo gioiello, Cibus. «Abbiamo fatto uno sforzo speciale per favorire l’arrivo dei buyers stranieri – spiega il segretario generale Beppe De Simone – e questa primavera ce n’erano circa mille, selezionati in base al grado di interesse espresso dagli espositori». Oltre a un forte numero di visitatori provenienti da oltreconfine: il 15 e il 20% dei 60mila totali. «Più che replicare il formato di Cibus all’estero – continua De Simone – per noi è interessante qualificare sempre più la nostra presenza nelle fiere estere esistenti, collaborando con tutti gli enti preposti. Cerchiamo di sfruttare il momento favorevole per la penetrazione del made in Italy alimentare nei mercati esteri, cercando però di mettere le radici in quei mercati e di far conoscere il vasto assortimento della produzione italiana. In questa operazione ha più senso agire come filiera del food nazionale, piuttosto che come somma di fiere regionali».
Per Macfruit, la fiera di Cesena ha da poco siglato un accordo con l’organizzatore del principale appuntamento fieristico Usa del settore ortofrutticolo per partecipazioni incrociate ai due eventi e sta organizzando missioni in Turchia, Russia ed Egitto. Molto attrattiva per gli stranieri è anche la piacentina Geofluid. «Tuttavia – afferma Davide Lenarduzzi, direttore di Piacenza Expo – per essere più competitivi occorrerà razionalizzare e fare sinergie: coordinamenti per l’acquisto di beni e servizi o per il calendario delle manifestazioni, e per l’internazionalizzazione, magari con una promozione del marchio Emilia-Romagna. Si potrebbe partire con un evento ex novo, nel campo del turismo o della tecnologia, che coinvolga tutti con spazi e professionalità».
Questi sforzi non vedono indifferente la regione, che nel 2009 per l’internazionalizzazione del sistema fieristico ha impegnato oltre 700mila euro, su un valore dei progetti di circa 3 milioni. E che – entrata nel capitale di Bologna, Rimini e Piacenza – invita a una maggiore unità di intenti: «Dovremo affrontare la crescente competizione nel mercato europeo – spiega l’assessore alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli – e la nascita di nuove location nei mercati emergenti. Sarà, dunque, importante ampliare il raggio d’azione, attraverso lo sviluppo del marketing internazionale e dei livelli di internazionalizzazione delle manifestazioni. In quest’ottica, è indispensabile fare sistema ed esaltare le eccellenze dei diversi poli». Uno sforzo che dovrà essere accompagnato, su scala nazionale, da tutto il sistema di promozione italiana all’estero.
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I NUMERI
30 milioni
Parma investe una somma ingente per ricostruire 3 padiglioni e realizzare un nuovo parcheggio da 100mila mq in totale autofinanziamento
37%
La quota di espositori esteri sul totale di coloro che acquistano spazi presso la fiera di Bologna è la più elevata tra i saloni fieristici italiani
106,3 milioni
I ricavi 2009 del salone di Bologna sono i più alti dell’area. Il dato, come per gli altri enti fieristici, è in significativa diminuzione rispetto al 2008
700mila euro
La quota di fondi impegnati dalla regione Emilia-Romagna per sostenere l’internazionalizzazione dei quartieri presenti nell’area.