
Le Fiere cercano nuovi spazi nell’est Europa
TRIESTE * Le Fiere come strumento di politica economica a servizio dell’internazionalizzazione delle imprese: questo il ruolo che il viceministro alle Attività produttive Adolfo Urso assegna al nostro comparto fieristico, che in seguito all’allargamento europeo a Est ha davanti a sé nuove opportunità. Lo ha affermato Urso nel corso del summit internazionale di due giorni che si è chiuso ieri a Trieste, cui hanno partecipato i presidenti delle più importanti fiere italiane e delegati provenienti da 40 Paesi dell’Europa centro-orientale, dell’area baltica, caucasica e russa.
“I tempi sono maturi per aprirsi a nuove esperienze di collaborazione”, ha osservato Riccardo Novacco, il commissario della Fiera di Trieste che ha organizzato il summit, ricordando che il Governo, attraverso il Commercio estero, ha attivato una serie di interventi a favore degli enti che intraprendono collaborazioni con partner esteri per realizzare eventi comuni o esportare know how italiano in questo settore.
Nel campo delle joint venture oggi vi sono anche strumenti finanziari di sostegno. Ad esempio quelli gestiti da Finest – ha ricordato il presidente della finanziaria del Triveneto, Emilio Terpin – che proprio in questi giorni sta attivando una serie di iniziative di partecipazione e finanziamento a favore dell’internazionalizzazione delle Fiere di Padova e Verona.
La strada della proiezione su nuovi mercati, siano quelli dell’Europa centro-sud-orientale piuttosto che quello cinese o russo – hanno concordato gli esperti italiani – è la via per superare la crisi del settore, che nell’ultimo anno in Italia ha visto una flessione del 3% nel numero degli espositori.
La strada tuttavia non appare tutta in discesa: il sistema fieristico italiano per raggiungere questo obiettivo chiede alle istituzioni pubbliche di attuare politiche che portino alla formazione di un vero “sistema Paese” attraverso un maggior coordinamento degli attori coinvolti (ministero degli Esteri, Commercio estero, Ice, Unioncamere), l’avvio di un reale processo di sburocratizzazione, l’accesso a informazioni affidabili sui partner esteri cui guardano le fiere italiane.
A loro volta i rappresentanti stranieri intervenuti al summit di Trieste – che il presidente della Camera di Commercio di Trieste Antonio Paoletti auspica possa trasformarsi in un appuntamento con scadenza biennale – hanno chiesto all’Italia (che per molti Paesi dell’area balcanico-danubiana rappresenta il primo o il secondo partner commerciale) un coinvolgimento crescente in iniziative comuni.