
Le fiere arginano la recessione
Il comparto fieristico reagisce alla crisi economica che ha pesato su industria e consumi e per il 2010 punta su internazionalizzazione e sviluppo. Secondo un rapporto del Cfi – Comitato Fiere Industria che aggrega oltre la metà dello spazio espositivo allestito e degli espositori che partecipano alle fiere in Italia – che sarà presentato martedì e che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare, a fronte di cali di produzione industriale del 18,1%, export del 20,7% e import del 22%, le fiere associate hanno chiuso il 2009 con flessioni ben più ridotte: -9,7% gli spazi netti per un totale di 1,9 milioni di metri quadrati venduti; -5,6%, a quota 39.341, gli espositori, quasi la metà dei quali stranieri in crescita del 3% (contro il calo del 9,2% degli italiani) in controtendenza; -5% (per un totale di oltre 3 milioni) i visitatori delle 55 esposizioni programmate (-0,5% gli stranieri).
«Le fiere hanno patito la crisi – commenta Gian Domenico Auricchio, presidente Cfi – ma meno dell’economia italiana in generale. L’industria italiana delle fiere è in grado di assicurare alle imprese, italiane e straniere, il palcoscenico adeguato per presentare la propria produzione, garantendo ai visitatori ampia e variegata offerta in mostra. Lo dimostra anche il fatto che gli stranieri, sia come visitatori sia come espositori, hanno confermato la propria presenza agli eventi nonostante la crisi. Inoltre, in un tessuto industriale costituito principalmente da realtà di piccola-media dimensione come il nostro, le fiere rappresentano ancora lo strumento principale per svolgere attività di marketing e contatto con il pubblico internazionale».
Tanto è vero che la tendenza strategica degli enti fieristici va proprio verso un’apertura all’estero. Fra il 2007 e il 2010 le manifestazioni nazionali sono in calo, da 386 a 310, a favore di quelle internazionali, passate da 182 a 210. A fronte di un incremento del numero, per il 2010 si assiste a una riduzione degli spazi acquistati che passano da 4,7 milioni di metri quadrati (2007) a 4 milioni (stima 2010) per la crisi economica mondiale. Nettamente più contenuto, invece, il calo del numero di espositori coinvolti nelle mostre (da 89.846 nel 2007 a 82mila stimati del 2010) che non rinunciano a partecipare, ma riducono i costi.
«La tendenza all’internazionalizzazione – aggiunge Auricchio – dimostra l’interesse e l’attrattività del paese confermando dunque il territorio come interessante area di consumo di beni. Le fiere rappresentano un valido sostegno alle imprese per guardare all’estero, fattore fondamentale di sviluppo. E proprio per la loro importanza nell’aumentare la competitività del nostro tessuto industriale, è necessario un maggiore equilibrio fra stato e regioni nel coordinamento delle attività. Serve una cabina di regia e abbiamo chiesto al ministero dello Sviluppo economico di istituirla».
Auricchio chiede anche un’altra cosa: «L’Expo 2015 è un’occasione straordinaria per tutte le eccellenze italiane. Chiediamo a Fiera Milano di non cancellare le fiere previste durante lo svolgimento dell’Expo». Immediata la risposta di Enrico Pazzali, amministratore delegato di Fiera Milano: «Non solo garantiremo tutte le manifestazioni in calendario in concomitanza dell’Expo 2015, ma cercheremo anche di aumentare il numero». E per quanto riguarda il 2010 commenta: «Sarà un anno molto intenso, che affrontiamo motivati, anche se la ripresa non si prospetta rapida». Le azioni di Fiera Milano andranno dagli interventi per tamponare l’emergenza crisi – come i finanziamenti agevolati ai clienti per la partecipazione e fiere e congressi attivati grazie a un accordo con Intesa Sanpaolo – alle politiche di rilancio sul medio-lungo termine. «In quest’ottica – continua Pazzali – le priorità sono il riposizionamento delle principali mostre; il potenziamento dei servizi e della struttura commerciale; la riorganizzazione del gruppo e l’accelerazione dell’internazionalizzazione. Dopo aver creato società fieristiche in Cina e in India con la Fiera di Hannover, adesso guardiamo a Russia, Brasile, Turchia. Abbiamo fatto notevoli passi avanti e in Asia disponiamo di una solida base operativa».
Ampliamento del portafoglio fieristico, rafforzamento delle sinergie con il territorio per qualificare ulteriormente i servizi e l’accoglienza offerti a visitatori ed espositori, e potenziamento della dimensione internazionale, sono le linee guida per il 2010 di BolognaFiere che chiudere il 2009 con un fatturato consolidato attorno ai 105 milioni (stimati) contro i 134 milioni del 2008. «Il 2010 si preannuncia ancora come un anno difficile – dichiara il presidente Fabio Roversi Monaco – ma noi abbiamo scelto di continuare a investire». Nel calendario sarà inserita una serie di nuove manifestazioni di nicchia dalla forte specializzazione: dal mondo della subacquea al fitness fino alla pasta, alla musica, all’Ict e alla cartoleria che dovrebbero contribuire a fare chiudere il nuovo anno con un fatturato in crescita anche grazie agli effetti positivi dovuti alla presenza di alcune fiere biennali come l’Eima.
Ricavi in crescita del 18% rispetto alle previsioni, a quota 82 milioni, ed Ebitda a +21,1% nel 2009 per VeronaFiere che ha investito 20 milioni per il completamento del nuovo padiglione e il potenziamento di infrastrutture e servizi, ai quali si aggiungo 70,7 milioni previsti dal piano industriale 2010-2014 che «darà un ulteriore impulso alle attività dell’ente – spiega il presidente Ettore Riello – per arrivare a 104 milioni di euro di fatturato fra quattro anni. Rafforzeremo anche il nostro ruolo di organizzatori all’estero attraverso partnership mirate in India, Stati Unita, Cina e Brasile».
© RIPRODUZIONE RISERVATA