Rassegna stampa

«L’Italia sia fiera delle sue banche»

Quattro miliardi di utile netto nel 2008. E la previsione, da budget, di realizzarne almeno tre anche nel 2009 mantenendo – anche se con importi da definire – il dividendo per gli azionisti. In aggiunta, i primi mesi dell’anno in corso, malgrado le difficoltà di mercato indotte dalla crisi internazionale, sono positivi. È vero, le prospettive dell’economia, delle imprese e quindi anche delle banche restano difficili. Ma guardando i numeri 2008 di UniCredit, è difficile capire su che basi potessero nascere le ipotesi di nazionalizzazione per “salvare” le banche italiane. Anche considerando i benefici fiscali sul trattamento del goodwill e le riclassificazioni Ias dei titoli strutturati, il saldo finale di UniCredit sarebbe stato positivo. E distante anni-luce dai disastri delle banche americane e inglesi (ma anche di quelle belghe e olandesi), costrette a salvataggi d’urgenza da parte degli Stati nazionali.
L’amministratore delegato di UniCredit Alessandro Profumo, dopo sei mesi difficili, osserva con soddisfazione la reazione del mercato (il titolo in Borsa ha guadaganato il 19%) ai conti e soprattutto alle prospettive per il 2009. Profumo non intende fare polemiche ma osserva con una punta di amarezza il continuo tiro al bersaglio contro banche e banchieri. «L’Italia ha due grandi banche che sono tra i leader di settore in Europa e nel mondo. La crisi è dura, per noi e per tutte le aziende, eppure la presenza di UniCredit in tanti Paesi del Centro Europa serve a sostenere le tante imprese italiane che operano all’estero. In altri Paesi, credo che questo nostro ruolo verrebbe visto come un fattore positivo, con orgoglio e fierezza nazionale. Invece in Italia le banche restano bersaglio di attacchi e polemiche».
Profumo resta tuttavia fiducioso, lo è sempre stato anche nei giorni più difficili, sulla capacità d’urto di UniCredit. «I risultati dimostrano che l’attività operativa è forte e ha retto bene – spiega il banchiere – ma soprattutto i conti dimostrano che il gruppo ha una base di capitale che ci rende ben equipaggiati per superare scenari di stress». Le attività nel Centro Est Europa, che pure hanno determinato proprio ieri sera un abbassamento del rating da parte di S&P, non destano eccessive preoccupazioni. «Restiamo vigili perchè alcuni Paesi hanno difficoltà. Ma la nostra presenza, e quindi i rischi, sono ben diversificati. Se guardiamo a un Paese come la Polonia, il più importante tra quelli in cui siamo presenti, vediamo una situazione dell’economia che è tuttora migliore di quella italiana». Una base di capitale che sarà comunque rafforzata con i bond di Stato in Italia e Austria per 4 miliardi. «Operando su un mercato europeo, dobbiamo adeguarci a quanto hanno fatto i competitors francesi e di altri Paesi. Per dare più credito alle imprese, bisogna aumentare i ratios patrimoniali». Quali rischi preoccupano di più il vertice di UniCredit? «Più che alla bolla della finanza, i rischi sono legati all’andamento dell’economia reale. Ma malgrado le difficoltà, che non mancheranno, UniCredit conta di chiudere in utile anche il 2009. E il mercato, dopo mesi di diffidenza, sembra crederci.

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