
La riscossa? Deve partire dal sud
L’anima della Puglia è nella molteplicità dei suoi territori, nella dolcezza del suo orizzonte, nello splendore della campagna, nella trasparenza del mare, nel profumo dei cibi, nei riti, nelle feste, nella musica e nella cultura. E da quest’anno, a luglio ci sarà anche il festival Arezzo Wave, che trasloca dalla città toscana a Lecce. La Puglia ormai «fa tendenza» – come dicono dall’assessorato al turismo – grazie alla valorizzazione di nuove potenzialità di attrazione turistica e ad un’attenta strategia di promozione dei territori. «Lo vediamo dai risultati, dalle ottime performance registrate negli ultimi anni: nel quinquennio gli arrivi sono aumentati del 20 per cento, le presenze del 16 per cento», aggiungono da Bari. Lo sviluppo del turismo pugliese si declina al plurale, si contrassegna per l’attenzione alla sostenibilità ambientale e alle qualità dell’offerta territoriale.
Dal turismo slow e naturalistico, a quello culturale, a quello religioso e spirituale, oltre alla più che consolidata attrazione del segmento balneare, si configurano i percorsi di una regione tutta da viaggiare, da viaggiare tutto l’anno: dal Nord del Gargano e dei Monti Dauni fin giù, ai salentini “confini della terra”, passando per i siti dell’Unesco Castel del Monte e i Trulli.
Sicilia. L’assessore regionale al turismo della giunta guidata da Raffaele Lombardo, Daniele Tranchida, parla di dati che vanno da gennaio a settemre 2010. Il peso del turismo sul prodotto interno lordo della regione è pari al 3,6%. Le presenze a 2,1 milioni di persone hanno registrato un aumento dell’1% in linea generale. «Sul litorale Giadini Naxosw-Letojanni abbiamo registrato un arretramento del 2,3% di presenze – afferma Tranchida – Tuttavia, nelle zone come Taormina e Cefalù la crescita è stata pari al 5,5%. La grande scommessa che abbiamo di fronte – continua l’assessore al turismo – è quella che ci deve portare a vincere la concorrenza con l’Andalusìa, l’Egitto e la Tunisia. Con queste ultime due nazioni che proprio in queste settimane sono finite nel ciclone di una rivolta popolare. La Sicilia può e deve destagionalizzare questo settore, puntare su città d’arte come Palermo, Agrigento, Siracusa, Catania, Noto e tante altre. Quest’anno abbiamo 130 eventi da sponsorizzare e c’è un budget di spesa di 25 milioni di euro».La Sicilia, però, quest’anno non ha partecipato, in quanto regione, alla Bit di Milano. «Abbiamo deciso così per evitare gli sprechi che abbiamo registrato negli anni scorsi. Tuttavia, dal 19 al 22 maggio a Palermo si terrà un meeting che interesserà tutti i paesi del Mediterraneo. Questo sarà un grande luogo di incontro che farà conoscere la Sicilia e le sue bellezze meglio di qualsiasi altro meeting, specie se al nord».
Sardegna. La Regione Sardegna sta definendo un Piano strategico triennale, che prevede l’istituzione di un’autorevole cabina di regia regionale per un turismo durevole, responsabile ma soprattutto sostenibile e lungimirante. Vogliamo offrire riferimenti solidi e precisi per colmare carenze organizzative e legislative, secondo tre linee operative: identità, trasversalità e destagionalizzazione. L’identità è un valore irrinunciabile dei nostri codici e permette all’universo straordinario della nostra specificità di incontrare gli elementi della buona economia. Per trasversalità intendiamo la governance istituzionale quale elemento di raccordo e rapporto fra i vari assessorati regionali, con le amministrazioni locali, le istituzioni territoriali, le agenzie sul territorio, le associazioni di categoria e il mondo delle imprese. La destagionalizzazione, già avviata per esempio con il progetto ‘L’Isola che danza’, è la ricerca di iniziative immediatamente attuabili, che valorizzino le nostre radici grazie a quegli elementi di attrazione turistica unita alla genuinità di manifestazioni capaci di incuriosire (Fuochi di Sant’Antonio, i Carnevali isolani e i riti della Settimana Santa). L’obiettivo finale del Piano strategico triennale è l’incremento di circa un punto percentuale all’anno del Pil per i prossimi tre anni, ossia passare dall’8 all’11%.
In proiezione l’incremento medio si traduce in 500 mila presenze turistiche annue con permanenza di circa 5 giorni, ossia 120 mila arrivi in più all’anno.
Calabria.Bronzi di Riace, mare pulito e peperoncino è un mix che non basta alla Calabria per salire nella top ten delle mete turistiche del Mediterraneo. A penalizzare la regione sono le infrastrutture scarse, a cominciare dall’autostrada Salerno-Reggio, e la mancanza di un’offerta ricettiva consistente e organizzata a rete. Ma qualcosa si sta muovendo per far crescere il milione e mezzo di turisti arrivato l’anno scorso, in tutto 8,3 milioni di presenze, per il 70% concentrate tra luglio e agosto. La prima scommessa arriva dal cielo.
La Sacal che gestisce l’aeroporto di Lamezia Terme (2 milioni di passeggeri l’anno scorso) e la Regione Calabria hanno appena firmato una convenzione con Ryanair che realizzerà un mini-hub per portare entro la fine dell’anno circa 350mila passeggeri in più, con voli diretti con Londra, Barcellona, Stoccolma, Bruxelles, Dusseldorf e Francoforte, oltre ai collegamenti italiani con Orio al Serio, Pisa e Trapani.
«Puntiamo a creare un brand Calabria con azioni di comunicazione e promozione di pacchetti turistici regionali», spiega Giuseppe Scopelliti, il governatore calabrese che ha voluto tenere per sé la delega al turismo considerata preziosa e strategica per l’economia locale. Scopelliti ha pure un piano di sviluppo della ricettività per attrarre i grandi tour operator: incentivi per 200 milioni di euro alle imprese del settore, riqualificando quelle esistenti e favorendo la nascita di nuove. «In questo modo diventeremo più competitivi e crescerà la cultura dell’accoglienza in questa regione».
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(Ha collaborato Vinicio Leonetti)
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