
La prima volta di Timberland
Giulia Crivelli
MILANO
«Negli ultimi anni Micam è diventata la più importante fiera europea di calzature – dice Marco Messini, responsabile di Timberland Italia -. Ecco perché abbiamo deciso, a partire da questa edizione, di essere presenti: dai padiglioni di Rho-Pero in quattro giorni passeranno 40mila operatori del settore, che negli ultimi anni sono costantemente aumentati per quantità ma soprattutto per qualità».
L’Italia è il terzo mercato mondiale per Timberland (dopo Stati Uniti e Gran Bretagna) e quest’anno crescerà più degli altri, arrivando a 90 milioni di euro di ricavi (+10% rispetto al 2005), mentre il fatturato della capogruppo supererà il miliardo e mezzo di euro.
«I giorni del Micam, anche per la vicinanza con la città e la concomitanza con gli eventi legati alla moda (domani inizia Milanovendemoda e sabato le sfilate del prêt-à-porter femminile, ndr), sono il periodo ideale per presentare nuovi prodotti e iniziative speciali: questa sera saremo alla Triennale con il progetto "Make it better" – spiega Messini -. Gli ospiti dell’Istituto Sacra famiglia hanno prodotto una collezione di portachiavi disegnata dagli studenti dell’Istituto europeo di design che sarà venduta da qui a Natale in tutti i negozi Timberland».
In Italia ce ne sono 112, ai quali si aggiungono 70 corner di dimensioni superiori agli standard usati per questo tipo di spazio commerciale (dai 30 ai 70 metri quadrati).
«Entro il 2007 apriremo altri 10 negozi e 15 corner e ristruttureremo molti degli store già esistenti, compreso il flagship di Milano, in Corso Venezia – spiega Messini, che parla con un elegante accento fiorentino ma è vestito come un "gentleman americano": giacca sportiva e boots Timberland ai piedi -. I consumatori sono sempre più infedeli. Posso capirli, l’offerta è altissima e la comunicazione bombardante. Per questo bisogna offrire prodotti ma anche emozioni: noi cerchiamo di farlo anche arredando i nostri negozi con un concept molto particolare». In effetti, entrare nel negozio di Corso Venezia o in quello di via del Corso a Roma è un po’ come avventurarsi in una foresta formato Disneyland. Anche se, in occasione del Micam, nel negozio milanese, vengono offerti assaggi di prodotti tipici del made in Italy, non certo hamburgher.
In ogni scarpa Timberland comunque un po’ di made in Italy c’è sempre: le suole sono Vibram e proprio con l’azienda di Albizzate c’è una nuova partnership «per produrre suole fatte al 30% con gomma riciclata – dice Messini -. Quello della responsabilità sociale e ambientale è un tema che sentiamo moltissimo e le nostre etichette indicano ad esempio l’impatto che la produzione delle scarpe ha sull’ambiente».
Un altro pezzo di made in Italy nella multinazionale Usa è Mediterranea, l’azienda che ha in licenza la produzione della pelletteria (borse, portachiavi, borsellini) Timberland per tutto il mondo.
«I nuovi prodotti nascono all’international design center di Londra; i classici, come i boots gialli, non usciranno mai di produzione. Ma investiamo molto anche in innovazione: l’ultimo esempio è il sistema "Precise Fit", vincitore di numerosi premi di industrial design: il 60% delle persone ha un piede diverso dall’altro. Questo sistema permette di adattare la calzatura a misura di ciascuna persona. O meglio, di ciascun uomo: purtroppo per ora il Precise Fit è disponibile solo per le scarpe maschili. Ma stiamo lavorando anche per le consumatrici». Alle spalle di Messini sorride Tatiana, una giovane russa responsabile del marketing per l’Italia. «Nella nostra squadra ci sono persone di molti Paesi diversi. Fa parte dell’impostazione americana ed è anche l’unico modo per mantenere un equilibrio tra dimensione globale e locale».