Rassegna stampa

La follia di credersi stirpe

diGiuseppe Bedeschi

Diversi sono stati in passato i tentativi di rintracciare i presupposti del nazionalsocialismo in epoche lontane della storia della Germania. Uno dei primi a muoversi in questa direzione fu il grande storico tedesco Friedrich Meinecke, il quale, più che ottantenne, scrisse nel 1946 un saggio, La catastrofe della Germania, che ebbe larga eco in tutta Europa, in cui sosteneva che la trasformazione del popolo tedesco secondo il modello hitleriano era stata possibile per lo scompaginamento delle forze spirituali in essere fin dai tempi di Goethe. Fu allora che si verificò in Germania, secondo Meinecke, un grave turbamento dell’equilibrio tra forze razionali e forze irrazionali, tra lo sviluppo della ragione e lo sviluppo di uno smodato desiderio di potenza e di ricchezza. Questo secondo sviluppo trovò il suo poderoso strumento nel militarismo prussiano foggiato da Federico Guglielmo I, che avrebbe avuto un’enorme influenza sulla vita e sulla mentalità tedesca.

Un altro suggestivo tentativo di ricercare le radici del nazionalsocialismo assai lontano nella storia della Germania è stato compiuto da un eminente filosofo e politologo tedesco, Eric Voegelin (1901-1985), che nel 1938 abbandonò la sua patria e si trasferì negli Stati Uniti: egli tornò in Germania solo nel 1964, anno in cui tenne all’Università di Monaco, di fronte a una platea di giovani studenti, una serie di lezioni su Hitler e i tedeschi. Di queste lezioni appare ora l’edizione in lingua italiana, con una densa prefazione di Riccardo De Benedetti, per i tipi di Medusa.

Già il titolo delle lezioni di Voegelin merita una riflessione. Perché Hitler e i Tedeschi? Perché, risponde l’autore, «oggetto del nostro studio non sono i nazionalsocialisti e i loro orrendi crimini», bensì «la condizione spirituale di una società nella quale i nazionalsocialisti riuscirono a raggiungere il potere».

Posto il problema in questi termini, Voegelin ravvisa la condizione fondamentale del sorgere e dell’affermarsi del nazionalsocialismo in un deficit della cultura e della spiritualità tedesca: in Germania andò perduto il contatto con la realtà dell’uomo nella sua individualità in quanto theo-morphes, e quindi con la sua natura umana autentica. Sotto questo profilo la Germania restò isolata dall’Europa. «Nel mondo occidentale – afferma Voegelin -, a partire dal Medioevo, ma solo al di fuori della Germania, è possibile assistere alla formazione della società e dell’immagine dell’uomo attraverso l’Umanesimo, il Rinascimento, la legge naturale del XVII e XVIII secolo e l’Illuminismo. … Fu tipico della Germania invece che il contatto con la realtà temporale della politica non sia avvenuto tramite l’Umanesimo, il Rinascimento, la legge naturale, l’Illuminismo, ma tramite il romanticismo tedesco e gli sproloqui irresponsabili riguardo al Volkstum a partire da Friedrich Ludwig Jahn». L’idea di "Volkstum" (cioè di una comunità di esseri della stessa stirpe, con un lungo passato comune, uniti organicamente nel presente, coscienti e fieri della loro singolarità) si contrappone radicalmente e drammaticamente al l’idea dell’umanità, di tutta l’umanità che partecipa del divino. Dice Voegelin: «Nella misura in cui l’uomo partecipa del divino, nella misura in cui, cioè, ne può fare esperienza, l’uomo è "teomorfico", secondo il termine greco, o immagine di Dio, imago Dei, nella sfera pneumatica. La dignità specifica dell’uomo si basa su questo, sulla sua natura teomorfica, in quanto forma e immagine di Dio». L’abbandono di questo ordine concettuale assume sempre la forma di una perdita di dignità. Poiché è proprio questa sua partecipazione al divino, questa sua natura teomorfica, a costituire l’essenza del l’uomo, il rifiuto di tale partecipazione è seguito sempre da una disumanizzazione.

La storia culturale e spirituale tedesca si è svolta, a partire dagli inizi dell’Ottocento, sotto questo immenso cono d’ombra, e ciò spiega, secondo Voegelin, perché i tedeschi (certo non tutti, ma una larghissima parte) abbiano potuto accettare Hitler e il nazionalsocialismo. Questo deficit spirituale è stato chiaramente avvertito, sottolinea l’autore, da alcune eminenti personalità religiose, che pagarono con la vita il loro rifiuto del nazismo: come il protestante Dietrich Bonhoeffer o il cattolico padre Alfred Delp. Quest’ultimo scrisse, poco prima di salire sulla forca: «In qualche modo ci manca il grande coraggio che deriva non dal sangue caldo e dalla gioventù o dalla vitalità non domata, ma dal possesso dello Spirito e dalla consapevolezza della Grazia che abbiamo ricevuto». Quello che padre Delp respingeva con veemenza era la tendenza di tanti suoi concittadini, pur credenti, a ridurre le questioni religiose a questioni puramente ecclesiastiche. «E così si trascura – egli diceva – che ciò che è in gioco qui è la fondamentale realtà dell’uomo in generale, anche più importante per la continuazione dell’esistenza della religione». Ma proprio quella «realtà dell’uomo in generale» era stata negata tanto tempo prima da una cultura fortemente impregnata dell’idea naturalistica ed esclusivistica di "stirpe".

Eric Voegelin, «Hitler e i tedeschi», Medusa, Milano 2005, pagg. 262, € 24,00.
I LIBRI
La Utet propone Storia della Shoah (pagg. 1188, € 45,00) e, in occasione del 27 gennaio, offre un kit didattico per le scuole con dvd sul processo di Norimberga. Nelle edizioni Cronopio di Napoli il volume Shoah: percorsi della memoria (pagg. 150, € 13,00). Lo storico Manfredi Martelli ricostruisce con un’indagine scrupolosa il periodo più buio dell’esperienza fascista: La propaganda razziale in Italia 1938-1943 (Il Cerchio, pagg. 368, € 25,00). Sintesi sul tema delle leggi razziali in: Michele Sarfatti, La Shoah in Italia (Einaudi, pagg. 170, € 8,50), Enzo Collotti, Il fascismo e gli ebrei, Laterza (pagg. 220, € 7,50). Sul dramma delle deportazioni: David Engel, L’Olocausto (il Mulino, pagg. 178, € 10,50) e Piera Sonnino, Questo è stato, (Net, pagg. 130, € 6,50).

Storie di sopravvissuti in due nuovi volumi di SE: Ruth Klüger, Vivere ancora, (pagg. 240, € 19,00) e Bruno Bettelheim, Sopravvivere (pagg. 316, € 22,00). Mondadori sarà in libreria con I Giusti d’Italia (pagg. 344, € 20,00). Il volume, curato da Liliana Picciotto Fargion è edito con la collaborazione dello Yad Vashem di Gerusalemme. (R. Coa.)
GLI APPUNTAMENTI
Tra i tanti appuntamenti previsti per la Giornata della memoria (il calendario completo si può vedere sul sito internet www.ucei.it) segnaliamo: a Milano, il 27 gennaio (alle 10) nello Spazio Oberdan di Viale Vittorio Veneto, 2, l’Ugei (Unione Giovani Ebrei d’Italia) propone l’incontro «Affinché non accada mai più». Tra i partecipanti: Marco Buttino, Pietro Kuciukian, Gad Lerner, Daniele Nahum e Tobia Zevi. Alle 18, nella libreria Mursia in via Galvani 24, presentazione di Il violino rifugiato di Gualtiero Morpugo. A Roma, all’Auditorium in via Massimiliano Massimo 1, il 28 gennaio (alle 21), la voce di Arnoldo Foà sarà protagonista della cantata «Ricorda cosa ti ha fatto Amalek». Il 29 (alle 10) il Museo Ebraico di Bologna, in collaborazione con la Comunità Ebraica inaugurerà le mostre: «Samuele Simone Spritzman. La storia di un ebreo sopravvissuto ad Auschwitz. Da Kishinev a Parma», e «1938-45: la persecuzione degli ebrei in Italia», con la collaborazione del Cdec. (R. Coa.)

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