Rassegna stampa

La Fiera d’Oltremare si fa spazio

Mentre gli altri quartieri fieristici d’Italia costruiscono nuovi spazi e la Regione studia l’opportunità di realizzare un quartiere fieristico a Nord di Napoli basato sul business-to-business, la Mostra d’Oltremare cerca di mettere a frutto quelli che ha: cresce in fatturato, in numero di manifestazioni e in percentuale d’occupazione. E, a guardare i programmi per l’anno in corso, che annoverano l’ingresso nel calendario di quattro nuove fiere, la tendenza è destinata a proseguire, almeno nel breve termine. Il 2005 segnerà il debutto alla Mostra di nuovi settori quali la vitivinicoltura autoctona con Vitigno Italia (prima mostra del genere in Europa), il mercato degli articoli per l’infanzia con la Fiera del Bambino, ed i trasporti e le energie compatibili con Energy Med. Un ritorno, che va a rispondere alla domanda espressa da visitatori regionali sempre meno propensi a sostenere i costi per visitare le mostre del Nord, è quello del Sir, Salone Internazionale del Regalo.

Il 2004 della Spa presieduta da Raffaele Cercola va in archivio con un significativo incremento dell’11% dei “giorni venduti” (dato che, accanto alle 27 fiere, comprende 58 congressi e 7 attività concorsuali e di formazione): 821 contro i 742 dell’anno precedente, per un fatturato aumentato da 11 a circa 12 milioni (+9%) e visitatori in crescita a 1,8 milioni rispetto a 1,6 milioni del 2003. Per la sola attività fieristica, i metri quadrati venduti nei padiglioni, al netto quindi delle aree espositive esterne, sono passati da 260mila a 290mila, con 34 week end occupati da manifestazioni. I numeri danno ragione alla strategia perseguita dalla gestione in corso che, nel panorama fieristico, rappresenta un’anomalia essendosi spogliata del tutto di funzioni organizzative, al contrario della maggioranza dei quartieri espositivi. Per le altre fiere, da quelle del Sud comparabili per dimensioni o per caratteristiche di bacini d’utenza, fino ai grandi calibri come Fiera Milano, la tendenza è di assumere peso crescente nelle funzioni organizzative, direttamente o attraverso società controllate. “Il nostro approccio ricalca quanto fatto con il franchising nelle reti distributive negli anni ’70 – spiega Cercola -. In pratica suddividiamo le competenze che ruotano intorno ad un prodotto fieristico e distribuiamo in maniera innovativa attività e ruoli. Il nostro quasi-franchisee porta competenze di settore e commerciali. Noi apportiamo le competenze di marketing e di location, il marchio e altre conoscenze specifiche per l’implementazione della fiera”. Ciò vale per il 75% circa delle manifestazioni che si svolgono nella Mostra, ed in particolare per i marchi di proprietà della spa (Tutto Sposi, Exposudhotel, Nauticsud, Edilmed, Salone internazionale del Regalo, Fiera della Casa, Meditertrans, Sifuc, Mediel, Fimes). Un 20% delle manifestazioni si svolge attraverso la formula della locazione con partecipazione. In questo caso i partner organizzatori si chiamano Fiere di Parma, le spa milanesi Centrexpo, Ipack-Ima e Smau, Fiera di Padova, fino agli organizzatori dell’Eurochocolate di Perugia che hanno debuttato a Napoli con una edizione natalizia della loro manifestazione lo scorso dicembre. Resta un 5% di attività fieristica appannaggio della semplice locazione last minute. Questa politica sta dando risultati positivi, a sentire gli organizzatori: la Fiera della Casa, il più grande e tradizionale degli appuntamenti partenopei, l’ultimo in ordine di tempo affidato ai privati, lo scorso anno ha fatto registrare risultati in progresso: “Abbiamo elevato il target dei visitatori, mettendo a segno un progresso del 15% delle presenze ed un 10% degli espositori nonostante la crisi economica e la concomitanza con i mondiali di calcio”, spiega Vincenzo Petriccione, presidente di Meridiana Fiere, organizzazione che a Napoli ha in portafoglio anche la specializzata del settore elettrotecnico Mediel. Sui settori ad alta specializzazione, nel business to business, il quartiere continua a presentare lacune: “Operiamo a Napoli dal 1999 e da allora riscontriamo un continuo miglioramento sia in termini di struttura organizzativa che di professionalità delle risorse umane – evidenzia Guido Corbella, amministratore delegato delle organizzazioni leader nei settori del printing, Centrexpo SpA, e packaging, Ipack-Ima SpA – tuttavia restano dei limiti nella capacità di ospitare con efficacia settori come la meccanica strumentale, oggettivamente difficili da trattare sotto il profilo fieristico sia per la logistica che per i servizi tecnologici richiesti”.

Numeri sostanzialmente buoni, quindi, ma numeri piccoli, che trovano il limite nella disponibilità degli spazi nel quartiere (gli stabili ed il parco dellla Mostra d’Oltremare sono sotto vincoli architettonici e ambientali) e della limitata possibilità di intervento sull’esistente. “In realtà non siamo interessati ad aumentare le nostre dimensioni – precisa Cercola -: diverse regioni si sono già attrezzate e altrove si avverte l’esigenza di far crescere le manifestazioni in funzione dei nuovi spazi. Ciò innesca una spirale che è difficilmente sostenibile sia per la particolare contingenza economica, sia perché proietta determinate manifestazioni in una fascia di concorrenza dove esiste l’alternativa di prodotti internazionali grandi e attrattivi, penso innanzitutto ai tedeschi ma anche agli americani ed all’Estremo Oriente. Per la quantità e qualità delle fiere-evento da noi realizzate dico che piccolo è bello”.

Circa l’ipotesi di un quartiere fieristico di nuova realizzazione, ipotizzato a Nord di Napoli, è attualmente al lavoro la società che s’è aggiudicata il concorso internazionale bandito dall’assessorato alle Attività Produttive della Regione, che ad alcune istanze provenienti dal mondo produttivo ha risposto promuovendo uno specifico studio di fattibilità. Sarà il documento prodotto dalla Deloitte, frutto di precise elaborazioni sul territorio, a fornire risposte sulla necessità e sostenibilità di un polo fieristico tutto nuovo.

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