
La Fiera ai privati, ma Fi “sgambetta” Casarin
Prima notizia. La Fiera di Padova che annovera tra i suoi record quello della prima Campionaria d’Italia, nel 1919, cambierà faccia. Da spa di cui sono soci Comune, Provincia e Camera di Commercio, sarà trasformata in una nuova società, nella quale il gruppo francese Gl Events entrerà con l’80 per cento delle azioni, gestendo tutta l’attività fieristica. E i vecchi soci, col 20 per cento, controlleranno la faccenda. Una svolta storica per uno degli ultimi grandi enti padovani. Ma la seconda notizia, ovvero come i due consigli, comunale e provinciale, sono giunti in contemporanea alla ratifica, costituisce un fatto altrettanto singolare. Ci si sarebbe aspettati che di fronte ad una problematica tanto importante il voto sarebbe stato bipartizan. Ebbene il ragionamento è valso solo a metà. Il consiglio provinciale, retto da una giunta di centrodestra, ha licenziato la privatizzazione della Fiera all’unanimità, quindi con i voti a favore anche di Margherita, Ds, Sdi, e perfino della consigliere Verde, Silvana Collodo. Unico astenuto il consigliere di Rifondazione Roberto Magnarello. «Ma per principio. Ci battiamo contro lo smantellamento del controllo del pubblico su di un bene così importante. E poi i francesi non verranno a fare i nostri interessi». Altrettanto non è stato fatto sui banchi del consiglio comunale. Dove a favore della privatizzazione hanno votato Ds, Margherita e Sdi che ottengono dai banchi dell’opposizione anche il voto dei due consiglieri di Padova Positiva, Zanesco e Antonella Fede e quello della leghista Mariella Mazzetto. Rifondazione e Verdi si astengono. Anche qui per principio. Commenta Giuliana Beltrame, Rifondazione: «Coi francesi non avremo più diritto di parola». An non si vede in aula, Foresta per l’Udc annuncia voto contrario, ma fa certamente più scalpore l’intervento del capogruppo di Fi in Consiglio, Rocco Bordin: «Siamo d’accordo sul percorso, ma è finito su una scelta che non condividiamo. Quindi votiamo no perché rimaniamo fedeli alla scelta del polo fieristico veneto ipotizzato dal presidente della Regione, Galan». Ma il gruppo non è compatto. Alberto Salmaso si astiene. E a nulla vale l’arrivo in aula del capogruppo in consiglio provinciale Renato Modenese e del consigliere Walter Stefan che tentano una mediazione sul posto. Perché il gruppo consiliare ha fatto lo “sgambetto” a Casarin, rompendo di fatto quel feeling che stava tentando di instaurare con Zanonato? Lungi dal commentare le ragioni tecniche – Naccarato capogruppo Ds ha risposto al centrodestra che «una volta che si decide di vendere la fiera si fa un bando e vince l’offerta migliore, non quella che qualcuno vorrebbe» – è probabile che Forza Italia stia misurando i propri equilibri interni, senza esclusione di colpi. Ricordate la vicenda delle nomine in Aps Holding spa di qualche settimana fa? Il gruppo consiliare comunale aveva detto: non entreremo nel cda, i metodi di Zanonato non ci piacciono. Ma alla fine qualcuno di Forza Italia, indicato dal coordinamento provinciale, vicino a Casarin, era entrato lo stesso. Probabilmente questa è la risposta di una parte del partito che non accetta la leadership di Casarin. Mauro Giacon