Rassegna stampa

La Cina ospita lo stile toscano

La moda fiorentina sbarcherà ufficialmente in Cina in occasione della fiera internazionale di Ningbo, città a circa 400 chilometri da Shanghai, che si svolgerà fra il 19 e il 22 ottobre prossimo. “Un Pitti in Cina? É presto per dirlo, ma certo ci sono le premesse per l’ingresso in un grande mercato come quello cinese”, commenta Mario Razzanelli, titolare dell’azienda Francesca Srl, l’imprenditore che è riuscito a stabilire collegamenti stretti e operativi con la capitale della moda cinese (si veda Il Sole-24 Ore CentroNord del 10 marzo 2004): “La partecipazione alla fiera avrà lo scopo di incrementare contatti fra gli imprenditori italiani e quelli asiatici – continua Razzanelli – e creare dunque opportunità per i nostri produttori”.
La “campagna cinese” si preannuncia in grande stile. PromoFirenze, l’agenzia di promozione della Camera di Commercio fiorentina, ha prenotato uno spazio di 100 metri quadrati per le aziende di abbigliamento del territorio, che verrà accuratamente personalizzato perché sia un biglietto da visita eloquente del design toscano. “La fiera di Ningbo – precisa DiDi Gan, manager della Ningbo fashion association, nei giorni scorsi a Firenze per concludere i negoziati – organizzerà incontri “one-to-one” e offrirà tutte le occasioni possibili per dare visibilità alla presenza fiorentina”.
Ma non solo. Anche il Polimoda, l’istituto fiorentino per la formazione nel settore (840 allievi quest’anno, il 30% dei quali stranieri) parteciperà alla spedizione con un piccolo stand e una sfilata dimostrativa: .
Uno degli obiettivi sarà formare giovani stilisti cinesi: “Non si tratta – continua il direttore – di una campagna per addestrare la concorrenza: vogliamo solo diffondere il tipo di approccio italiano”. Quest’anno il Polimoda ha organizzato una sfilata in Corea del Sud, dove ha rappresentato tutta la moda europea.
A Razzanelli, a Taylor e agli altri promotori dell’iniziativa è chiaro che un successo a Ningbo, la “Milano cinese” dove si produce il 13,7% dell’abbigliamento (1,4 milioni di capi ogni anno) e dove cominciano ad apparire i primi negozi di sartoria specializzata occidentale, significherebbe aprire la “grande porta” cinese.

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