
La ceramica si veste di verde
Piastrelle che sembrano legno, ma per le quali non un albero è stato abbattuto. Ceramiche che si confondono con il marmo, ma per le quali non si è scavato un centimetro cubo di crinali, anzi, si è riciclato materiale inerte. Prodotti industriali a impatto zero, perché oltre a ridurre al minimo le emissioni in atmosfera, le aziende compensano la CO2 inevitabilmente generata con la forestazione di zone sensibili. Cicli produttivi che recuperano ogni caloria e ogni fango reimmettendoli nel circuito di lavorazione. Il tema della sostenibilità ambientale è un filo conduttore che attraversa tutto lo storico distretto della ceramica emiliano-romagnolo così come la sua vetrina per eccellenza, il Cersaie, il Salone internazionale della ceramica per l’architettura e dell’arredobagno che da oggi al 24 settembre sarà protagonista nel quartiere fieristico bolognese.
Un distretto e un evento che si presentano all’appuntamento 2011 con una ritrovata voglia di investire e innovare – anche grazie alla recente approvazione della norma Ue antidumpig che ridà fiato ai prodotti nostrani di qualità – e di ridisegnare gli schemi abitativi e architettonici, con ceramiche al top per estetica e performance ma il cui valore aggiunto imprescindibile è il green.
Non è un caso se Sassuolo è stato il primo ecodistretto riconosciuto da Legambiente già nel 2001, premiato per due anni consecutivi. «Oggi il tema dell’ambiente non è più visto dal settore come un vincolo ma come un’esigenza di mercato. Un tema – spiega Roberto Fabbri, presidente commissione Ambiente e sicurezza di Confindustria Ceramica – su cui la nostra stessa associazione è impegnata su più fronti, dall’affiancamento alle aziende nel meccanismo dell’emission trading, per lo scambio di quote inquinanti con certificati verdi; alla formazione e ricerca, dove va rimarcato il ruolo del Centro ceramico di Bologna, consorzio universitario che sta lavorando molto sulla preparazione di tecnici ambientali; fino alla certificazione ambientale».
Oggi sono 21 le aziende certificate Iso14001, 12 i siti produttivi con il bollino Emas, 29 i marchi commerciali Ecolabel, 38 le aziende aderenti a Gbc Italia, il Green building council che rilascia le nuove certificazioni energetico-ambientali degli edifici Leed (il sistema americano di Leadership in energy and environmental design). La stessa Confindustria Ceramica è membro di Gbc e ha precorso i tempi siglando per prima, due anni fa, un protocollo sulle emissioni atmosferiche con le Province di Modena e Reggio Emilia in logica di sinergia imprese-territorio. «La nostra attenzione all’ambiente – rimarca Fabbri che guida Abk Group di Finale Emilia (Mo) – non è nata adesso con la moda delle sportine bio, ma è un cammino che si è costruito nel tempo, lavorando passo a passo al fianco delle industrie ceramiche».
E la filiera produttiva sta facendo la sua parte, investendo in sostenibilità una cifra stimata nel 10% del fatturato annuo, «anche perché le certificazioni di prodotto e processo – sottolinea Filippo Manuzzi, membro della commissione Attività promozionali di Confindustria Ceramica e brand manager della ferrarese Ceramica Sant’Agostino – diventano asset strategici per competere e penetrare in alcuni mercati chiave, penso al Leed negli Usa. La sostenibilità ambientale è una virtuosità che diventa leva strategica nella competizione, abbinata a valori come estetica, prestazioni e prezzo».
Il green è diventato negli ultimi otto-nove anni un aspetto sempre più sensibile del modo di fare impresa e di comunicare, ma «la ceramica è un prodotto verde per definizione – fa notare Manuzzi – perché ha un ciclo di vita lunghissimo, resta nelle nostre case in media tra i 20 e i 30 anni. È un prodotto con una componente di materie prime riciclate che arriva al 50% senza compromettere estetica e prestazioni tecnologiche. E a fine vita non rilascia alcun tipo di sostanza tossica, si smaltisce come materiale inerte. Pure nella fase di processo l’impatto ambientale, tra gas, acqua e scarti ceramici, è ridotto al minimo». Perché se per la CO2 il comparto sta puntando ai “prodotti a zero emissioni” bilanciando i gas liberati in atmosfera con le forestazioni, per quanto riguarda l’acqua e i fanghi di lavorazione, «vengono tutti reimmessi nell’impasto e riutilizzati – precisa Manuzzi – così come riusciamo a recuperare al 100% gli scarti crudi e cotti. E con un motore-cogeneratore che sfrutta il calore dei forni si produce energia, riducendo non solo l’impatto ambientale ma anche i costi di materia prima».
A testimoniare la sensibilità crescente al tema dell’ecosostenibilità, è anche il debutto del “Festival Green Economy” che il distretto sassolese si è inventato – e intende replicare in futuro – per far convergere l’attenzione di tutte le forze sociali, stimolare le idee, valorizzare l’innovazione verde e promuovere le buone prassi di green product, green technology a green management. La manifestazione interdisciplinare si snoderà tra workshop, convegni, mostre e tavole rotonde a Fiorano Modenese, tra il 6 e il 9 ottobre, «ma proseguirà da novembre ad aprile 2012 negli otto comuni tra Modena e Reggio che hanno dato vita all’iniziativa, con dieci seminari di approfondimento», spiega il sindaco di Fiorano Modenese, Claudio Pistoni, capofila del cluster che vuole diventare un caso da manuale nelle buone ed efficaci policy nel segno della sostenibilità. «Tutto è nato un anno e mezzo fa con la Fabbrica delle idee – spiega Pistoni – un laboratorio che ha coinvolto 200 tra imprenditori e cittadini per capire quali potevano essere le vie di rilancio e sviluppo per il nostro territorio. Delle 120 idee partorite ne sono state selezionate 30, da tradurre in progetti, tutte con un comune denominatore “verde”». Da qui il Green economy festival di distretto «che parte dalla ceramica ma si allargherà all’agroalimentare, alla motoristica», anticipa Pistoni.
Lo stesso Cersaie da questa 29esima edizione si veste di verde con il progetto triennale “Cersaie for sustainability”: dall’utilizzo di carta ecologica certificata FSC alle isole di raccolta differenziata anche la cinque giorni bolognese mira all’impatto zero.
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