
La carica degli artigiani per la Fiera di Sant’Orso
AOSTA
Un unicum nell’area alpina francofona. A metà strada tra il volàno turistico e la nicchia di eccellenza, la Fiera di Sant’Orso venerdì e sabato porterà il popolo dell’artigianato tipico valdostano a occupare Aosta per una kermesse che non ha pari né sul versante francese né su quello svizzero. L’edizione numero 1009 si ferma come l’anno scorso a quota 1.085 espositori, di cui ben 905 iscritti nel settore tradizionale, 22 in quello equiparato, oltre a 38 adesioni da parte delle scuole di artigianato. Un popolo in massima parte di hobbisti (gli scultori sono ben 298), ma dove iniziano a crescere e consolidarsi le realtà imprenditoriali, ospitate nell’Atelier, dove espone chi ha saputo trasformare una passione in una professione.
L’anno scorso i visitatori erano stati circa 200mila, mentre il volume d’affari aveva superato i due milioni. «Rispetto alla prima edizione invernale dell’anno 2000 – osserva l’assessore regionale alle Attività produttive, Ennio Pastoret – si evidenzia una crescita complessiva nel numero di espositori, da 49 a 84, cioè un +71,4% in più: questo aumento ha comportato, anche quest’anno, il prolungamento del padiglione di piazza Chanoux in una sede espositiva complementare. La scelta è ricaduta sulla tensostruttura di piazza Plouves che ospiterà quindi, oltre alle ditte del settore enogastronomico valdostano, anche 14 artigiani professionisti».
In base al registro dei produttori di oggetti di artigianato tradizionale professionali il comparto è composto da circa duecento imprese in massima parte mobilieri. Trattandosi di micro-aziende non è facile cogliere il trend del mercato, tuttavia un buon indicatore è sempre costituito dall’andamento dei sei esercizi commerciali gestiti direttamente dall’Ivat (Aosta, Ayas, Cogne, Courmayeur, Gressoney e Bard), l’Institut Valdôtain de l’Artisanat typique, guidato da circa un anno da Rudi Marguerettaz: «Il 2008 – spiega il direttore, Roberto Vallet – si è chiuso con incassi a quota 533mila euro con un calo del 6 per cento. Anche i produttori ci hanno segnalato una diminuzione dei volumi di vendita diretta all’interno dei loro laboratori». «Per il 2009 – precisa il direttore – è però difficile fare previsioni. Il primo appuntamento sarà proprio Sant’Orso. La presenza della neve dovrebbe favorire il turismo e questo inevitabilmente avrà ricadute positive sulle nostre attività; già durante le festività si è lavorato molto bene». Ma l’Ivat guarda con particolare interesse al prossimo Sant’Orso anche per un altro motivo: «Saremo presenti alla Fiera – prosegue Marguerettaz – con un nostro stand per promuovere il Museo dedicato all’artigianato valdostano, inaugurato proprio la settimana scorsa a Fènis». Il museo, reduce da una gestazione decennale (documenti alla mano, se ne parla ormai da un secolo), è costato 2,4 milioni e raccoglie circa 860 pezzi, in parte frutto del lavoro di recupero dell’Ivat, in parte di proprietà regionale o donazioni private: «L’idea – commenta Vallet – è quella di ampliare ulteriormente l’offerta di turismo culturale della nostra regione unita e mettere in relazione il Museo con le nostre strutture commerciali. Ma su questo tema c’è ancora molto da approfondire».
Sembrano invece definitivamente sopite le polemiche del Sant’Orso 2008 quando l’ipotesi di un disciplinare più rigido sulle lavorazioni tipiche tipico aveva scatenato le proteste di molti artigiani.
www.fierasantorso.it