
L’Italia studia da numero 1
E accanto a Fiera Milano è nato un nuovo colosso che va da Torino a Rimini, guidato da Alfredo Cazzola In ballo c’è un mercato che vale oltre 10 miliardi di euro l’anno e coinvolge circa 20 mila imprese
Vantano già un posto di rilievo tra i big mondiali. Ma nei prossimi mesi le fiere made in Italy sono destinate a scalare le prime posizioni. Questo grazie ai due maxi-cantieri aperti, quello del polo esterno di Rho-Pero a Milano e quello della Fiera di Roma, che saranno inaugurati rispettivamente nell’aprile del 2005 e nel 2006. Due appuntamenti cruciali che sono destinati a ridisegnare la mappa delle fiere Ue, portando i due poli del Belpaese in vetta alla classifica del settore in termini di dimensioni e importanza. Questo dopo che il mondo delle fiere, almeno in Italia, ne ha già fatta di strada negli ultimi anni. E anche tanta. Sul fronte delle privatizzazioni, per esempio, con ormai oltre il 70% dei centri espositivi che ha completato il processo di trasformazione in spa, anche se la maggioranza resta saldamente nelle mani pubbliche. Ma anche sul fronte dei numeri, con un giro d’affari, compreso l’indotto, cresciuto sensibilmente di anno in anno e arrivato intorno ai 10 miliardi di euro nel corso del 2004. Numeri e protagonisti del settore. L’Italia è oggi il secondo mercato in Europa per dimensioni, subito dopo la Germania. Le fiere muovono, del resto, un giro d’affari davvero consistente: tenendo conto anche l’indotto, secondo le stime di Cermes, il centro di ricerche dell’università Bocconi, si aggira intorno ai 10 miliardi di euro, coinvolgendo ogni anno ben 200 mila imprese. Se si considera, invece, il fatturato delle fiere in senso stretto si arriva intorno a 1,5 miliardi di euro. Guardando alla composizione interna del sistema fieristico, oggi la capacità espositiva complessiva è di 3,3 milioni di metri quadri. Le maggiori strutture sono concentrate nel Nordest (39% della superficie totale) e nel Nordovest (36,5%). Scarsa la presenza al Centro Italia (8%), mentre le regioni del Sud (17,4%) possono contare su realtà di rilievo come Bari e Napoli. Facendo riferimento ai singoli gruppi, la parte del leone è svolta senza dubbio da Fiera Milano, che da sola rappresenta il 17% dell’intera superficie espositiva disponibile a livello nazionale e che da aprile 2005, quando sarà inaugurato il nuovo polo di Rho-Pero, sarà leader indiscussa anche a livello europeo, mettendo in campo qualcosa come 250 mila metri quadrati di superficie espositiva. Un appuntamento in vista del quale sono state avviate una lunga serie di iniziative. A cominciare dall’ingresso in forze nel settore dei trasporti e della logistica attraverso l’acquisizione di Transpotec, la più importante mostra italiana del comparto, finora ospitata dalla Fiera di Verona. Mister Motorshow e il divorzio dalla Capitale. L’altro grande protagonista del settore fieristico italiano è il gruppo costruito, a colpi di acquisizioni, da Alfredo Cazzola, patron del Motorshow con la sua Promotor. Proprio Cazzola ha avuto un ruolo di primo piano nel settore nel corso dell’ultimo anno, riuscendo in poco tempo a conquistare il 100% del Lingotto di Torino, la quota principale riservata ai privati di Bologna e Rimini, il 100% dello Smau, fiera leader dell’arredo e della tecnologia per l’ufficio che si tiene a Milano. Non solo. Fino a qualche tempo fa al patron di Motorshow faceva capo il 50% di Nuova Fiera Roma spa, la società di gestione che dovrà mettere in piedi quello che a regime, nel 2009, sarà uno dei primi poli fieristici d’Europa per dimensione e servizi con 22 padiglioni e 189 mila metri quadrati di superficie espositiva. La scelta, che risale a poco più di un mese fa, è stata però quella di fare un brusco dietro-front. Lo scorso 24 dicembre, infatti, Fiera di Roma e il gruppo Promotor hanno sciolto in modo consensuale la joint venture che li vedeva collaborare in FieraRoma srl, la società preordinata alla gestione del futuro quartiere espositivo della Capitale. Alla base della decisione ci sono state diverse visioni strategiche e di impostazione del business. Il gruppo Promotor ha così trasferito a Fiera di Roma spa l’intera quota (50%) detenuta nel capitale di FieraRoma srl. L’investimento per l’acquisizione delle quote di FieraRoma srl è stato pari a 6,5 milioni. Continua il valzer delle privatizzazioni. Milano è stata la prima a completare il processo di privatizzazione sbarcando direttamente a piazza Affari. Ma il mondo delle fiere, impegnato dal 2001 a cambiare identità aprendo il capitale ai soci privati, è in fermento ormai da tempo. La trasformazione va comunque a rilento. Tanto che, secondo un’indagine condotta dall’Aefi (l’Associazione degli enti fieristici italiani), solo il 77% dei centri espositivi nazionali si è trasformata in spa, mentre un altro 12% sta ultimando l’iter. Si tratta però, almeno sulla carta, di un passaggio del tutto formale, tenendo conto che i pacchetti di maggioranza restano saldamente nelle mani di soggetti pubblici. Resta il fatto che l’ultimo anno sono state proprio le fiere romagnole le vere protagoniste delle privatizzazioni. Bologna, Rimini, Parma e Piacenza hanno infatti aperto il capitale a investitori privati. L’operazione principale ha interessato la Fiera di Bologna, con i soci pubblici scesi intorno al 43% del capitale lasciando ai partner privati, il restante 56%. Secondo per importanza, la Fiera di Rimini, anche se in questo caso il pacchetto finito fuori dalla sfera pubblica, è stato di gran lunga inferiore: il 17%. Quanto Parma e Piacenza l’iter è stato già avviato, così come nel Veneto dove per entrare nel capitale di Padova Fiere sono in gara i francesi di Gl Events.