Rassegna stampa

l’intervista Marco Ambrosini presidente Villa Erba «Non credo sia una perdita Forse ci siamo mossi tardi»

l’intervista Marco Ambrosini presidente Villa Erba «Non credo sia una perdita Forse ci siamo mossi tardi» como (m. cagn.) «Si tratta di un accordo vantaggioso che permetterà a Villa Erba di guardare al futuro con maggiore serenità». Il presidente di Villa Erba Spa, Marco Ambrosini, non è d’accordo con chi paventa un colpo di spugna. Dare il ramo congressi in affitto viene definita «un’operazione strategica» che permetterà a Villa Erba di sviluppare un settore minore. L’operazione, pur non essendo scontata, era un atto dovuto per tamponare una situazione che poteva diventare molto preoccupante per la società. Con l’affitto dei congressi a una società di Milano, la città ha perso un altro pezzo importante. Non crede? «L’assemblea dei soci ha stipulato l’affitto di ramo d’azienda del settore congressuale alla società europea più quotata in questo campo. In questa maniera avremo più congressi a Villa Erba e riusciremo anche a tener fede alla mission della società che è quella di portare un vantaggio all’indotto. Non dobbiamo dimenticarci che Villa Erba non bada soltanto al suo interesse diretto e nasce con l’obiettivo preciso di incentivare l’indotto comasco». Forse poteva farlo lo stesso senza dare a Milano la gestione di un settore strategico come quello dei congressi… «Negli ultimi mesi Villa Erba ha perso delle quote significative di fatturato e ciò avrebbe potuto influire negativamente sull’indotto. Con questa operazione abbiamo cercato di ripristinare la situazione precedente portando più convegni sul territorio. D’altra parte non si può improvvisare. Un conto è puntare su Spazio Villa Erba e un altro discorso è scommettere su Fiera Milano Congressi che ha un brand e una visibilità in tutto il mondo. Senza dimenticare che la Fondazione Fiera Milano è anche il socio privato più rappresentativo per Villa Erba. Ciò significa che affittare in ramo d’azienda i congressi, non è demandare la gestione a chicchessia. In fondo ci teniamo il settore fieristico ricevendo anche una cifra molto allettante». Sta dicendo dunque che non c’erano altre possibilità? «La società ha dovuto fare fronte a un riposizionamento del mercato e ha avuto la necessità di dover rimettere in equilibrio l’esercizio. In termini di fatturato, la perdita delle fiere ha significato il 30% e il 40% in meno di margine. Era inevitabile per noi avere dei contraccolpi. Qualcuno potrebbe rimproverarci il fatto di non esserci mossi prima. In realtà in meno di un anno abbiamo trovato una valida soluzione. Non si può improvvisare in poco tempo. Adesso potremmo invece programmare meglio il futuro».

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