
L’hi-tech guarda lontano
Un comparto trasversale a tutti i settori produttivi della meccanica e che riesce a navigare meglio di altri nei mari tempestosi di mercati caratterizzati da ampia volatilità.
È così che si presenta l’industria italiana dell’automazione e della misura, un comparto che rientra nel più ampio novero dell’industria elettronica (ricavi 2010 appena sopra i 19 miliardi) e ne rappresenta una quota superiore al 17% con un fatturato aggregato che supera i 3 miliardi. E il mondo dell’automazione mondiale si ritroverà a Parma dal 24 al 26 maggio in occasione di Sps-Ipc-Drives il salone italiano di una più ampia rassegna realizzata a Norimberga da Fiera di Francoforte.
A Parma si daranno appuntamento 300 espositori su 28.300 metri quadrati lordi di spazio espositivo e saranno organizzate 100 presentazioni di case history e tecnologie per l’automazione.
«Nel corso della ultraventennale storia della fiera, Mesago Messe Frankfurt, organizzatore di Sps-Ipc-Drives Norimberga, ha impostato – spiega Donald Wich, amministratore delegato di Messe Frankfurt Italia – una fitta rete di contatti con il settore dell’automazione industriale. Durante il ventennio si sono aperti nuovi mercati e sono nate nuove opportunità di esportare questo format di successo in altri Paesi con crescente domanda per questo tipo di tecnologia. La nostra decisione di introdurre la fiera Sps-Ipc-Drives in Italia, cioè nel secondo maggiore mercato dell’automazione industriale d’Europa, a oggi privo di una fiera importante nel settore, è stata una conseguenza perfettamente in linea con la nostra filosofia di base, cioè operare nel Paese specifico, creando stretti contatti con i clienti italiani per soddisfare la richiesta locale».
Per il settore il 2010 si è chiuso con ricavi in aumento di circa il 20% e nel 2011 continua la crescita a doppia cifra ma con meno spinta rispetto allo scorso anno. «Dopo un 2010 caratterizzato da un recupero eccezionale ma che ancora non ci aveva ricondotto ai livelli pre crisi – spiega Oscar Milanese, presidente del gruppo Plc di Assoautomazione-Anie – il 2011 si mantiene in crescita ma qualche campanello d’allarme inizia a suonare specie dopo che si è bloccato un mercato per noi molto interessante quale è quello del Nord Africa». Nel corso del 2010 l’industria dell’automazione e della misura ha sperimentato un deciso rimbalzo anche delle esportazioni (+15,1%), grazie all’emergere di aspettative meno incerte nei principali mercati di sbocco. La crisi non ha frenato ma, anzi, incentivato le strategie di riposizionamento geografico dell’esportato e, in generale, di ampliamento della proiezione oltreconfine.
Pur confermandosi una prevalenza di domanda dalle regioni europee, nel 2010 la Cina, certamente un bacino importante per le tecnologie nazionali, è entrata a far pare del ranking dei primi cinque Paesi di destinazione delle vendite estere di comparto, con un quota superiore al 5% sul totale. L’incidenza dell’export sul fatturato totale per il comparto si mantiene vicina ai 30 punti percentuali (nel 2000 era di poco superiore al 15%). I segnali di recupero nel mercato interno hanno fornito impulso anche alle importazioni (+15%), che mantengono – per l’elevata specializzazione tecnologica richiesta dal mercato – un’origine in netta prevalenza europea (superiore al 75% sul totale). E in un quadro di diffuso miglioramento, nel 2010 l’automazione italiana conferma un ruolo di primo piano nel panorama europeo, mantenendo le peculiarità date da un tessuto produttivo storicamente più frammentato in piccole e medie imprese. La radicata presenza sul territorio ha permesso agli operatori nazionali di rafforzare nel tempo continuativi legami di fornitura e service post vendita con i clienti manifatturieri, essi stessi caratterizzati in prevalenza da realtà di minore dimensione. Nel 2010 il comparto ha rafforzato le posizioni competitive in ambito europeo. Dall’industria italiana, quarta nel ranking europeo dopo Germania, Francia e Regno Unito, origina una quota pari al 12% del giro d’affari complessivo dell’Unione a 27 Stati.
«Certo – spiega ancora Milanese – si tratta di dati positivi che sono il frutto della media dell’andamento dei settori a cui si indirizza la nostra produzione, ma sul medio termine io credo che si debba essere molto realisti e tenere conto del fatto che la concorrenza cinese a basso costo ci penalizzerà come tutti gli altri produttori europei. Questo sarà meno vero sui prodotti di eccellenza e di alta gamma sui quali dovremo puntare sempre più. Ma molto dipenderà anche da quanto la parte pubblica sarà disposta a sostenere sia l’innovazione e lo sviluppo dell’industria meccanica perché è a essa che noi ci rivolgiamo sia la crescita del sistema delle infrastrutture in quanto i nostro prodotti sono alla base anche del funzionamento di un sistema aspirante di un tunnel autostradale o di una piscina».
«Per non dire del fatto – spiega Roberto Becalli, presidente del gruppo azionamenti elettrici di Assoautomazione-Anie che vale circa 500 milioni di euro di ricavi – che dal Giappone la componentistica che noi utilizziamo arriva a ritmo ridotto dopo il disastroso terremoto e questo incide fortemente sulla nostra capacità produttiva».
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