Rassegna stampa

L’ex isola felice cerca smalto

L’isola non più felice, penalizzata da collegamenti inadeguati, scopre i rischi di ritrovarsi in una periferia isolata vedendo svanire il sogno di trasformarsi in un carrefour d’Europa. Per questo il presidente del governo regionale valdostano, Augusto Rollandin, sta cercando di riorganizzare la Valle, creando le condizioni per un rilancio né semplice né immediato.
Perché è vero che i dati ufficiali evidenziano una situazione migliore rispetto a quella della media italiana – con un Pil regionale che dovrebbe crescere quest’anno dell’1% arrivando a 4,37 miliardi di euro, ma lo scorso anno la crescita era stata del 2% – ma è difficile consolarsi con i problemi altrui. Soprattutto quando anche i prezzi al consumo crescono più della media nazionale (+4,1 per cento).
Bisogna inoltre tener presente che le ridotte dimensioni della Valle (meno di 130mila abitanti) comportano variazioni percentuali rilevanti anche per modesti spostamenti in valore assoluto. Così il primo semestre di quest’anno si è chiuso con una crescita delle esportazioni pari al 16%, ma il primo trimestre registrava un progresso superiore al 24 per cento. E l’ultima parte dell’anno sarà caratterizzata da un ulteriore calo: questo perché due terzi dell’export valdostano sono legati alla Cogne, che ha rallentato l’attività dopo l’estate.
«Anche altri settori – spiega Rollandin – hanno trend positivi, ma le dimensioni sono limitate. La filiera agroalimentare, ad esempio, si sta riorganizzando ma il comparto non può che essere una nicchia. E questo comporta prezzi più elevati, anche perché produrre in montagna ha costi maggiori. Ma noi dobbiamo continuare ad investire sulla qualità, sulla promozione, sulle fiere». Anche per questo verrà realizzato un padiglione fieristico nella zona del l’ex autoporto. Un’area espositiva aperta tutto l’anno e destinata a tutti i settori, perché Rollandin vuole una Valle che cresca armonicamente. Il tasso di disoccupazione non è drammatico, stabile al 4,8%, ma la Regione è intervenuta per fronteggiare le difficoltà di alcuni settori, dall’edilizia al manifatturiero. «È stata costituita – ricorda il presidente – una società di servizi a favore del territorio, con 660 persone impegnate a ripulire sentieri e canali e intervenire per prevenire le valanghe. I risultati si sono visti con le grandi piogge, quando la Valle è risultata ben difesa contro le alluvioni».
L’intervento regionale, tuttavia, non si ferma ai lavori socialmente utili. Basti pensare agli investimenti per conservare a Verrès, una sede del Politecnico di Torino. Una collaborazione che ha permesso di lavorare con imprese innovative della Valle e del Piemonte, favorendo una maggiore attività di ricerca e innovazione. Perché il futuro valdostano deve essere basato sulla convivenza di settori tradizionali e di comparti innovativi, a partire da quelli legati all’informatica. Ma anche settori tradizionali, come l’agricoltura, vedono continui investimenti regionali nella ricerca, anche attraverso l’Institut Agricole. In ambito universitario non va dimenticato l’impegno regionale per creare un campus moderno nell’attuale caserma Testafochi, ad Aosta. Un primo passo, ma importante, per rilanciare un ateneo finora piuttosto marginale e che non ha inciso sulla formazione della classe dirigente locale.
Ma se molto è stato fatto, molto altro resta da fare. I problemi non mancano. A partire dai collegamenti ferroviari che rappresentano un enorme ostacolo per l’ economia della Valle. Che si tratti di trasportare merci o passeggeri. E questo mentre tutte le Regioni a Nord delle Alpi, da quelle austriache ai cantoni svizzeri, puntano sulla valorizzazione del trasporto su rotaia anche per ragioni di tutela ambientale.
«Il malfunzionamento dei collegamenti ferroviari – accusa Rollandin – è indubbiamente il problema più grave per la Valle. Ora proviamo a superare gli ostacoli con treni bimodali». Perché la linea valdostana non è elettrificata e i treni diesel non possono entrare alla stazione di Torino Porta Susa per ragioni di sicurezza ambientale. E per questo i passeggeri devono cambiare convoglio a Chivasso o ad Ivrea. Con ritardi frequenti che si aggiungono ai lunghi tempi di percorrenza e non favoriscono l’uso del treno. Penalizzando anche il turismo che resta il settore trainante dell’economia valdostana. «Pesa per il 16-22% del Pil della Valle, a seconda del tipo di calcolo», afferma Rollandin. Un valore in crescita, con una prevalenza dell’inverno sull’estate ma il presidente ritiene che si potrebbe, e dovrebbe, fare molto di più. È stata creata una holding per raggruppare tutte le stazioni sciistiche e metterle in rete. Perché il coordinamento tra gli operatori legati al turismo è ancora molto lontano dall’ottimale. E si deve fare di più anche sulla promozione, «benché gli stranieri siano in aumento, sia dai Paesi presenti tradizionalmente in Valle, come la Francia o la Svizzera, con turisti che affollano i rifugi, sia da nuovi merctai, come quelli dell’Europa del Nord, del Belgio, della Russia e della Cina».
augusto.grandi@ilsole24ore.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Newsletter