Rassegna stampa

L’elettricista che svela Bacon

Mac Robertson è un elettricista con la passione dell’arte. O almeno il fiuto per l’arte attento come è stato, per anni, a mettere via gli scarti di Francis Bacon. Il maestro gli regalava pezzi della sua creatività e lui li raccoglieva con pazienza infinita e il dolce sospetto che prima o poi gli sarebbero venuti utili. Ha fatto con l’arte quello che il mestiere lo aveva istruito a fare con tutto. Era normale salvare una vite, un morsetto, due dita di filo, divenne normale chiedere e ricevere da Bacon un pezzo di tela, una pallottola di carta, un tubetto esausto. Michael Hoppen, cinquantenne sudafricano, gallerista e collezionista di fotografie d’autore indica sei tavole di provini fotografici montate e appoggiate a terra: «Le ho acquistati da lui, dalla sua collezione personale di cose di Francis, tutte autentaticate dal Bacon Estate». Sono pronte per essere impacchettate e spedite alla mostra mercato di Maastricht dove saranno esposte, tutte insieme, per la prima volta. E, spera Hoppen, anche vendute al prezzo minimo di 55mila sterline l’una. «Sono immagini di uomini che lottano. Vede, sono seminudi con una cuffia in testa. Echeggiano le immagini che Francis dipingeva. Questi erano i suoi veri schizzi perché Bacon non amava disegnare. Preferiva ispirarsi alle fotografie». Soprattutto quelle di Eadweard Muybridge autore di The human figure in motion, volume di immagini che ritraggono uomini e donne in movimento. Un volume che è stato utilizzato da centinaia di artisti per realizzare le opere. Anche da Bacon. Una copia appartenuta a lui, sporca di vernice, con le pagine strappate e con ditate dappertutto è stata venduta per 12mila dollari a un’asta neglio Stati Uniti.
A venderla era stato un idraulico, anche lui al servizio del l’eccentrico pittore britannico. Poca cosa rispetto all’elettricista Mac. «Robertson – sostiene Hoppen – ha incassato più di un milione di sterline dalla vendita del materiale che aveva collezionato».
Un contributo non troppo piccolo lo ha offerto lui per acquistare le 21 tavole di provini che Bacon aveva dato a Mac. «A Maastricht ne porto solo sei – spiega – le altre le tengo. Se queste ritraggono uomini che lottano le altre sono immagini di donne, una rarità per Francis. E poi di uomini che saltano in strada. Fino ad ora questo materiale non è mai stato visto, eccetto che per qualche fugace apparizione, su mia concessione, al Prado, al Metropolitan e alla Tate di Londra». In realtà Michael Hoppen non spera solo di venderle visto che le richieste non gli mancano provenienti sia da musei che collezionisti, spera anche di risolvere un piccolo mistero. «Non si sa chi abbia fatto le foto anche se ritengo che risalgano al periodo 1971-1974 e siano state scattate a New York. Sono certo che l’autore non è John Deakin (il fotografo che ha ritratto alcuni dei soggetti, per lo più l’inner circle di Bacon a Soho, che ispirarono l’artista ndr), ma per il resto è buio assoluto. Mi auguro che portandole ora fuori, parlandone sui media si crei quell’interesse e quella curiosità in grado di condurmi all’autore o ai suoi famigliari».
Le tavole di Francis Bacon saranno il pezzo forte, ma non più caro, dello stand di Hoppen a Maastricht il cui tema sarà, la prova, intesa come testimonianza dell’origine di un evento. «La foto è la certezza di un fatto – continua – ma nel caso di un artista, basti pensare a Picasso, può segnare la genesi dell’ispirazione. In questo caso non sappiamo nemmeno chi è l’autore perché l’importanza sta nel processo che viene immortalato. È fantastico capire come e da dove l’artista trae la sua forza creatrice. La verità è che questi provini sono per me un viaggio nella testa di Francis Bacon».
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