Rassegna stampa

L’arte australiana si muove

Molto vivace la scena australiana: nei primi giorni di agosto (1-5) si è svolta la 13ª Melbourne Art Fair. L’esibizione d’arte contemporanea, con oltre 80 gallerie nazionali e internazionali e più di 900 artisti, ha attratto 27mila visitatori e generato un fatturato di vendite di oltre 8 milioni di dollari, molto di più di quanto in questo momento economico si attendevano gli organizzatori. Il 60% dei ricavi generati, cioè circa 5 milioni di dollari, sono andati agli artisti attraverso le gallerie.
La presenza artistica è ancora calda a Sidney con la 18ª Biennale in corso (27 giugno-16 settembre) diretta da Catherine de Zegher e Gerald McMaster, con le opere di oltre 100 artisti provenienti da 44 Paesi. La mostra lega il pensiero creativo di tutta la regione asiatica del Pacifico e dimostra una consolidata tradizione sia nell’esporre l’arte più tradizionale (aborigena) che le proposte contemporanee. Del resto è molto forte la presenza di collezionisti e di istituzioni che promuovono l’arte del presente e preservano la tradizione aborigena. Il mercato delle gallerie poi fa la sua parte mettendo in circolazione quanto accade anche sulla scena internazionale: esposte in Biennale, tra gli altri, anche opere di El Anatsui, Latifa Echakhch e Ann Veronica Janssens.
Il mercato delle aste in Australia è dominato dalle case d’asta locali tanto che Christie’s, che era presente nel continente dal 1969, si è ritirata nel 2006. I maggiori player sono Menzies, che quest’anno ha venduto 15,8 milioni di dollari in arte (dati dell’Australian Art Sales Digest), Sotheby’s Australia, una compagnia indipendente che opera sotto il marchio della casa americana (16,3 milioni di dollari nel 2012), Deutscher and Hackett (6,4 milioni) e Lawson Menzies (4,9 milioni).
All’asta i nomi più forti del Novecento storico segnano i record milionari e sono quelli di Arthur Boyd (1920-1999), Sidney Nolan (1917-1992), Brett Whiteley (1939-1992) e John Brack (1920-1999). Sono loro che hanno dominato l’ultimo incanto di arte australiana del 14 agosto da Sotheby’s Australia a Melbourne, che ha totalizzato 6,3 milioni di dollari australiani con un eccezionale 98,5% di venduto per valore e 68% per lotto. Il top lot è stato «Bride Running Away» del 1957 di Arthur Boyd, che ha segnato un nuovo record per l’artista: 1,7 milioni di dollari (è il secondo prezzo più alto realizzato quest’anno all’asta per un’opera australiana dopo «Settler’s Camp» di Arthur Streeton del 1888, venduto per 2,5 milioni di dollari). Si tratta di una delle prime opere della famosa «Bride Series» ed era la prima volta che veniva offerta all’asta. Di Brett Whiteley (già alla Tate a 22 anni) è stata aggiudicata per 792mila dollari «The Dove in The Mango Tree» del 1984, periodo vissuto nelle Isole Fiji.Nolan con «Kelly and Lonigan» del 1945, uno degli ultimi quadri della prima serie di opere dedicate al fuorilegge Ned Kelly ancora in mano privata, è passato di mano per 480mila dollari. Un’altra opera della serie di Ned Kelly, in cui il bandito è rappresentato con l’armatura quadrata divenuta un classico dell’arte australiana, detiene il record per un’opera australiana: è «First-Class Marksman» del 1946 venduto da Menzies a Sidney nel 2010 per 5,4 milioni di dollari.
Nel segmento contemporaneo la star è Ron Mueck (1958), famoso per le sue sculture iperrealistiche di uomini dalle dimensioni gigantesche (o minuscoli) tra cui «Boy», 1999, esposto alla Biennale di Venezia nel 2001. Fu scoperto negli anni 90 da Saatchi. È lui il primo nella top ten degli australiani contemporanei e l’unico ad aver superato la soglia del milione di dollari con «Big Baby» (cfr pag 12), battuto da Christie’s a Londra nel 2011 per 825.250 sterline. Mueck occupa anche il secondo e il terzo posto della classifica degli australiani più quotati (stilata da Artprice all’inizio dell’anno) con «Man Under Cardigan» (1998), venduto sempre l’anno scorso da Christie’s a Londra per 601.250 sterline (947.570 dollari), e «Pinocchio» (1996), venduto da Phillips de Pury a New York per 531.200 dollari. Segue nella classifica Dorothy Napangardi, un’artista aborigena che ha visto l’opera offerta «Karntakurlangu» triplicare la stima e raggiungere la cifra di 78.089 dollari. Il suo record è di 342.028 dollari.
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