Rassegna stampa

L’affondo del pool assicurativo

Per affrontare questa eccezionale sfida, del tutto nuova nelle modalità di scelta (innanzitutto l’eccellenza del progetto in tutte le sue componenti), nella dimensione (inusuale per il nostro Paese e non solo) e nell’impegno economico, anche i grandi si sono uniti, leader a livello nazionale e internazionale sotto il punto di vista imprenditoriale, finanziario, professionale, organizzativo, industriale. Uniti da un’unica visione strategica ci sono Generali Properties (portafoglio immobiliare di 2,6 milioni di superficie e un valore di circa 5,2 miliardi di euro), il Gruppo Ras (portafoglio immobiliare vicino a 3 miliardi di euro), Progestim (Gruppo Fondiaria-Sai con un patrimonio immobiliare di 3,5 milardi di euro), Lamaro Appalti (una delle maggiori imprese di costruzione e sviluppo immobiliare del Paese che ha attualmente in corso di realizzazione interventi per oltre 4mila milioni di euro), Lar Desarollos Residenciales (uno dei principali gruppi immobliari spagnoli di sviluppo residenziale).
«É nata così la cordata “CityLife. Un progetto per Milano” – spiega Ugo De Bernardi, vicedirettore generale di Generali Properties, che guida la compagine. Un nome, quello della cordata, che sottolinea la volontà del progetto di puntare alla qualità della vita nel nuovo quartiere e insieme di rappresentare un nuovo modello di vivibilità. Ci siamo trovati ad avere la stessa visione (realizzare un intervento di riqualificazione urbana e di propulsione economica di grande immagine e prestigio, la cui qualità sia riconosciuta a livello nazionale ed internazionale) – aggiunge De Bernardi – e soprattutto gli stessi obiettivi, cioè un ritorno economico in grado di coniugarsi con l’apporto di valore alla collettività e con le attese di vivibilità, innovazione e servizio».
Se per i tre big dell’assicurativo era la prima volta che si sedevano intorno a un tavolo comune per parlare di sviluppo immobiliare: «Alcuni di noi, Progestim e Lamaro, stavano già lavorando insieme – spiega De Bernardi – ma con altri ci conoscevamo comunque da tempo. Unendoci potevamo avere la forza, l’esperienza, la competenza e le garanzie per affrontare un progetto industriale e immobiliare di così grande complessità». Sul progetto, ovviamente, c’è il massimo riserbo ma certamente le attese sono elevate visto l’articolato ed eterogeno gruppo di progettisti. «Fin dall’inizio abbiamo capito che una tal complessità non poteva essere affrontata e risolta da uno solo architetto – ricorda De Bernardi – ma era necessario un mix di idee, formazioni, contribuiti, culture e personalità diverse. Da qui la scelta che si è indirizzata sui quattro nomi di architetti, Arata Isozaki, Daniel Libeskind, Zaha Hadid, Pier Paolo Maggiora. I quattro hanno fin da subito, mediante un server creato appositamente, iniziato a inviare idee e schizzi». Così da uno studio virtuale che per sei mesi ha visto coinvolti, oltre ai progettisti, anche gli altri attori della cordata è nata l’idea finale. «Per ridare vita a un pezzo di città – spiega ancora De Bernardi – e renderla il più possibile fruibile dalla cittadinanza. Quindi massima attenzione alle altezze e al verde come richiesto, si è anche puntato a trasferire quel senso di sano e di piacevole nel vivere».
La più importante risorsa per affrontare la grande complessità del progetto è stato il metodo di lavoro per porre in relazione tutte le forze in gioco. Il nucleo del lavoro è costituito da una scelta a priori: una trasformazione della città non può farsi senza la partecipazione della città. Di qui la scelta del l’ascolto, che si è concretizzata in un’approfondita indagine qualitativa e quantitativa sulla popolazione milanese per conoscere l’opinione, le aspettative e le preoccupazioni di Milano verso questa impresa.
«Su questa base si è sviluppato un triplice lavoro – conclude De Bernardi – che armonicamente e dialetticamente ha contribuito a creare il valore della proposta di CityLife. Sul fronte progettuale, il dialogo tra gli architetti, sviluppato in numerosi incontri, ha permesso fin dalle prime ipotesi di concretizzare – dal master plan d’insieme alle singole architetture – una soluzione progettuale di altissima qualità, fornendo una risposta chiara e coerente ai termini della complessità e delle contraddizioni della città». C’è stato poi il comitato tecnico che ha operato una continua verifica di tutte le valenze economiche, giuridiche e tecnologiche che emergevano dal lavoro progettuale. La camera di compensazione di questo lavoro è stato il gruppo degli azionisti, che hanno mantenuto aperto un continuo confronto sugli strumenti e sulle modalità per raggiungere il duplice obiettivo del l’eccellenza progettuale e della sua sostenibilità. Nella cordata il ruolo di project manager è ricoperto dalla società Bovis Lend Lease, multinazionale specializzata nei servizi di project and construction management, un gruppo internazionale che opera in tutti i continenti e presenta una capitalizzazione di circa 7 miliardi di dollari. CityLife conta inoltre su una serie di advisor di altissimo profilo: a livello finanziario Mediobanca (che ha anche garantito il bid bond richiesto)-Banca di Credito Finanziario e Deloitte Financial Advisory Services Spa; per la parte legale Clifford Chance; come advisor amministrativi/pianificazione urbanistica: gli avvocati Riccardo Delli Santi ed Ercole Romano; come advisor di ingegneria strutturale il professor Antonio Migliacci.

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