Rassegna stampa

L’acciaio di Cina e Russia invade il mercato italiano

Carmine Fotina

MILANO

Arriva dai Paesi emergenti l’acciaio che sfama l’industria italiana. L’import di prodotti siderurgici, spinto da Cina, Russia e Ucraina, continua a sottrarre spazio ai produttori nazionali e nel 2006 gli scambi con l’estero hanno visto un vistoso peggioramento del saldo, passato da -4,2 milioni a -7 milioni di tonnellate. Le importazioni complessive sono aumentate del 30%, quelle dai Paesi terzi del 51 per cento.

«Siamo preoccupati, è naturale – dice Giuseppe Pasini, presidente di Federacciai – e credo che ormai anche a livello comunitario siano maturi i tempi per aprire un serio dibattito su misure antidumping, almeno per determinate tipologie di prodotto provenienti da alcuni dei Paesi più aggressivi».

Per quanto riguarda gli scambi con i Paesi extra-Ue, il saldo complessivo è passato da un avanzo di 136mila euro a un disavanzo di 684mila euro. Il peggioramento accomuna tutti i prodotti, dai semilavorati ai laminati piani e quelli lunghi.

Sembra ormai non avere più freni l’arrivo di materiale dalla Cina. Nel 2006 sono stati esportati in Italia prodotti per 2,5 milioni di tonnellate: in termini valutari si è passati da un saldo complessivo positivo per 441 milioni di euro nel 2005 a un saldo negativo di 232 milioni. Nel 2006 la città di Pechino è diventata esportatrice netta di acciaio: in tre anni le importazioni totali cinesi si sono più che dimezzate mentre le esportazioni sono quintuplicate. «Ma sul nostro mercato – commenta Pasini – la Russia ha raggiunto numeri ancor più impressionanti, con 2,6 milioni di tonnellate che rappresentano una crescita di oltre il 200 per cento».

L’impetuosa corsa delle importazioni ridimensiona anche il buon risultato dell’export italiano, comunque cresciuto, nel 2006, di oltre il 18 per cento.

Pasini analizza lo stato di salute dell’industria italiana alla vigilia dell’apertura di Made in Steel, l’evento sulla siderurgia ideato dal portale Siderweb e in programma da oggi a sabato prossimo alla Fiera di Brescia.

«Il dato positivo – continua il presidente di Federacciai – è che l’impennata dell’import non ha avuto ripercussioni sui prezzi, che sono rimasti su livelli apprezzabili. Il 2006 è stato il terzo anno consecutivo di crescita, la produzione è aumentata del 7,7% toccando il record di 31,6 milioni di tonnellate, i consumi sono aumentati quasi del 4 per cento. I primi due mesi del 2007 hanno invece visto un rallentamento, che però definirei fisiologico. Alla fine – prosegue Pasini – credo che anche il 2007 rientrerà in questo ciclo positivo della siderurgia insolitamente lungo».

Per dare slancio al mercato dell’acciaio sono decisivi i segnali di ripresa economica. Lo scorso anno i settori dell’industria manifatturiera che utilizzano prodotti siderurgici, fatta eccezione per gli elettrodomestici, hanno mostrato tassi di crescita superiori a quelli dell’industria nel suo complesso e i segnali positivi proseguono. «I prodotti lunghi – dice Pasini – si avvantaggiano del buon trend dell’edilizia. E i laminati piani sono sostenuti dalla crescita che in Europa sta favorendo meccanica e automotive».

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