
Investire in Carducci a 5 euro
Questo è un articolo di riscatto e di vendetta. Sì, avete letto bene: riscatto e vendetta contro i tanti che accusano i bibliofili di buttare il loro denaro dalla finestra, correndo appresso a libri e cartacce che non interessano a nessuno, e che, alla loro morte, bisognerà disperdere con grande spreco di energie… Un piccolo esercito di persone usualmente capitanato dalle mogli dei bibliofili (il collezionismo librario è eminentemente maschile), che non ne possono più di mariti che a ogni pie’ sospinto si presentano a casa con il maledettissimo pacchettino gonfio di libri sotto al braccio, e poi trascorrono la serata estasiati a sfogliare le pagine, in genere polverosissime, dei loro acquisti più recenti.
Visto che nessun argomento riesce a cambiare l’opinione dei nostri interlocutori, provo la carta dell’investimento economico; forse, in tempi di tanto grandi difficoltà finanziarie, qualcuno ci darà più retta. Tanto più che l’episodio che racconto è freschissimo: di questo dicembre, al Salone del libro di Milano, dove collezionisti e semplici lettori si danno appuntamento attorno a ben 500 tavoli di espositori, per tre giorni di ricerche pressoché inesauribili.
Ci sono andato anch’io, naturalmente. Quando arrivo, vengo subito attirato da un largo banco di libri dell’Ottocento, polverosi quant’altri mai, in vendita allo strepitoso prezzo di 5 euro a testa. Un’offerta straordinaria; eppure il banco è pressoché deserto. Ci vuole poco a comprendere il motivo: nella quasi totalità si tratta di testi spaiati. Il 7° tomo di una storia universale in 12 parti, piuttosto che il terzo libro dell’opera omnia di Victor Hugo in 60 volumi. Oppure lavori di critica letteraria dell’Ottocento, questi sì completi, ma di assoluto disinteresse.
Eppure, se l’istinto mi ha portato lì, una ragione ci deve pur essere. È sempre così: una sorta di karma del collezionista guida i nostri passi. Continuo a frugare; ecco comparire un libro di metà Ottocento non rilegato, con una copertura azzurrina in buono stato. Apro al frontespizio: è un’antologia letteraria, edita a Firenze nel 1855. Si chiama L’arpa del popolo. Scelta di poesie religiose, morali e patriottiche cavate dai nostri autori con annotazioni di G.C. e parrebbe uno di quegli studi assolutamente obsoleti, destinati al macero, a meno che…
A meno che il tale G.C. che l’ha curata non sia Giosuè Carducci. Interrogo le mie memorie letterarie per verificare i dati che conosco. Carducci, toscano, oltre che poeta, è stato professore e critico letterario; quindi un’antologia pubblicata a Firenze potrebbe benissimo essere sua. E tuttavia, se non sbaglio, era nato nel 1835; per quanto precoce, poteva essere in grado di comporre un’antologia già a 20 anni? Inoltre, quella sezione di poesie religiose pare ben poco adatta a un poeta fieramente avverso alle cose di chiesa, autore, pochi anni dopo del celebre Inno a Satana. No, non ci siamo.
E tuttavia vorrei saperne di più. Sfoglio; forse la scarna introduzione «Al leggitore erudito» può dirmi qualcosa. Bastano poche righe; indubbiamente il curatore sa il fatto suo. È uno che vuole «inalzare il popolo alla dignità delle lettere, come in Grecia si fece»; e per farlo si è perfino permesso, per ragioni di spazio, di «mozzare alcuni componimenti». Seguono alcuni giudizi di merito davvero precisi su singoli autori. Di nuovo, il dubbio; forse solo un grande poeta può avere pareri tanto forti. Ma a vent’anni? Pare davvero impossibile. Comunque, sono soltanto 5 euro: Carducci o no, l’assertività del curatore vale sicuramente la spesa.
Quando si fanno acquisti di questo tipo, il momento più piacevole è quando si ritorna a casa, il fatidico pacchetto sotto al braccio, e si intraprendono le ricerche. Nel caso del signor G. C., non ci è voluto molto: è effettivamente la prima opera mai stampata dal Carducci, precocissimo allievo della Normale di Pisa, già allora altero, orgoglioso, capace di mettere insieme un’opera di queste ambizioni, ma ancora poeta inedito: il suo primo volume di poesie uscirà nel 1857 a Pisa. E le ricerche hanno anche un interessante risvolto economico: quel libro in versi si trova oggi sul mercato antiquario a 4.200 euro, mentre del mio non ce n’è neppure una copia disponibile.
Ovviamente, trattandosi di un’antologia, varrà molto meno; diciamo sui 500 euro: 100 volte il costo all’acquisto: e dove lo trovare, in tempi grami come questi un investimento così?
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