
Intervista esclusiva a Raffaele Cercola, presidente Aefi
Intervista esclusiva a Raffaele Cercola, presidente Aefi E’ compito delle fiere valorizzare le diversità per far emergere con forza le eccellenze locali sia sui nostri mercati che, principalmente, all’estero Quale futuro per un sistema fieristico così parcellizzato e cannibalizzato come denunciato dal ministro Emma Bonino? di Donato Troiano Parma 10 aprile 2007. Il sistema fieristico italiano è troppo parcellizzato, ci sono troppi protagonisti sulla scena ed esiste un “cannibalismo deleterio” tra le varie città. A lanciare l’ allarme è stata Emma Bonino, ministro del Commercio Internazionale in occasione della presentazione a Roma del volume, ” Fiere ed esposizioni in Italia “, edito dal Touring Club Italiano e dell’Album fotografico, ” Italiafiera “, realizzato da Alinari. “Roma e Milano, Bologna e Parma, Bari e Torino, ognuno ha la sua fiera ma non saranno attrattive finchè avranno gli stessi contenuti”: il ministro Bonino non ha peli sulla lingua nel denunciare una situazione di “campanilismo esasperato” e di “guerra tra fiere” che mina dall’interno lo sviluppo del sistema fieristico italiano. L’intervento del ministro Bonino è stato condiviso in pieno dal professore Raffaele Cercola, presidente, dall’ottobre dell’anno scorso, di Aefi, Associazione Esposizioni e Fiere Italiane, che, dall’inizio del suo mandato, si scontra con la “proliferazione” delle fiere e si batte -come dice ad INformaCIBO- per un sistema fieristico che eviti ” duplicazioni e sprechi di risorse ” e in questo quadro ritiene “indispensabile il ruolo dell’AEFI che deve assicurare la necessaria “governance” del sistema fieristico”. Parole di Raffaele Cercola nell’ intervista esclusiva rilasciata ad INformaCIBO che qui sotto pubblichiamo. Abbiamo un sistema fieristico imbrigliato da troppi localismi e dove manca un rapporto sinergico tra i vari centri. Una situazione che non può durare senza regole certe e senza una strategia complessiva. Ora il quadro si presenta davvero troppo parcellizzato e frastagliato, a cominciare dal fronte turistico ed agroalimentare. Basta guardare il quadro fieristico di questi primi mesi del 2007 e lo scenario futuro. Ad un mese esatto dalla Bit, la Borsa del Turismo che da 27 anni si tiene a Milano e organizzata alla perfezione da ExpoCts, si è svolta a Roma Globe, la nuova kermesse delle imprese di viaggi e vacanze nata da una joint -venture con Rimini Fiera. In più a Roma sta per trasferirsi da Firenze, la Borsa del Turismo congressuale, mentre, sempre in campo turistico, la fiera di Roma organizza un evento sul turismo religioso con monsignor Liberio Andreatta, numero uno dell’Opera romana pellegrinaggi. Ancora più frastagliata la situazione nel campo del food. In questo fine settimana, dal 13 aprile, si apre a Roma Cibus, Salone dell’Alimentazione Italiana di Qualità e vetrina della dieta mediterranea, in partnership con la Fiera di Parma e la Federalimentare e dopo solo poche settimane Fiera Milano spa inaugura Tuttofood, la fiera principe del business to business. Ed il prossimo anno si ricomincia con l’edizione di Cibus a Parma. Sul versante del vino, si è appena concluso con successo a Verona, Vinitaly, lo storico evento organizzato da VeronaFiere mentre è alle porte a Napoli VitignoItalia e, in autunno, al Lingotto di Torino il Salone del Vino. Tutto ciò mentre si aspetta la terza edizione di MiWine alla Fiera di Milano. In controtendenza invece è di questi ultimi giorni l’accordo tra Veronafiere e ExpoCts (Fiera Milano) per la promozione e la valorizzazione dell’arte bianca. L’intesa prevede iniziative di promozione integrata per gli espositori, con vantaggi economici e commerciali per chi partecipa a Siab di Verona e Host-MIPPP di Milano. Ma siamo ancora ad una rondine che non fa primavera! Secondo le elaborazioni del Censis nel 2006 le manifestazioni organizzate in Italia sono state oltre mille, esattamente, 1.197!. All’interno di questo quadro e mentre tutto il settore è alla ricerca di un nuovo equilibrio abbiamo intervistato Raffaele Cercola, nato a Napoli nel 1949, professore ordinario di Marketing territoriale presso l’Università di Napoli, dal novembre 1998 è presidente dell’Ente Autonomo Mostra d’Oltremare e dal 2006 presidente dell’Aefi, l’Associazione Esposizioni e Fiere Italiane. La persona più autorevole del settore fieristico italiano che per quattro anni, tanto la durata del suo mandato alla presidenza dell’Aefi, ha il compito di incrementare la promozione del settore e la sua internazionalizzazione. Domanda: Presidente Cercola, quali strategie l’AEFI sta mettendo in atto per dare slancio al sistema fieristico nazionale?. Risposta: ” Il sistema italiano è leader da decenni, direi già precedentemente il boom degli anni ’60. Questo è potuto accadere perché le fiere italiane hanno da sempre messo in vetrina le produzioni nazionali, ovvero quel made in italy noto e apprezzato in tutto il mondo. E’ chiaro, allora, che il binomio tra momento espositivo di prestigio afferente a specifici settori percepiti al top mondiale -quali il tessile, il mobile, l’arredo, l’alimentare- e alcune location di straordinaria attrazione artistica, culturale, turistica hanno consentito al sistema fieristico italiano di ben piazzarsi, nel corso dei decenni, tra i sistemi internazionali. Le caratteristiche delle nostre fiere, quindi, affondano le proprie radici negli anni e nella tipicità di alcune produzioni locali che, però, rappresentano l’Italia nel mondo. Ritengo, quindi, che la dinamica competitiva tra i sistemi fieristici internazionali fondi i suoi presupposti proprio sulla tipologia espositiva e sulla tipizzazione territoriale delle esposizioni. La promozione del settore e le strategie dell’AEFI (l’Associazione delle fiere italiane) devono partire da qui e, sviluppandosi il settore fieristico e rappresentando sempre più un valore significativo del PIL nazionale e locale, devono prendere fortemente in considerazione anche ulteriori logiche di competizione e le relative variabili: la dimensione, i servizi offerti, il sistema locale a supporto della fiera ed altro”. D. Pensa ci sia bisogno di una sinergia, sistema Fiere e territorio? R. “L’Italia ha sviluppato il proprio sistema fieristico, come specchio delle proprie produzioni che afferiscono essenzialmente alle PMI locali e, quindi, si è specializzata su esposizioni rappresentanti i must e le produzioni territoriali e di nicchia. L’avvento di internet, lo sviluppo di nuove tecnologie, l’evoluzione del sistema dei trasporti sono alcune delle cause che stanno, da tempo, impattando sulle fiere e sulle loro modalità di competizione. Lo scenario a breve può vedere l’Italia mantenere questa posizione, ma deve attrezzarsi -come in parte sta facendo- per non farsi superare da nuovi astri nascenti: estremo oriente, Cina, India, Brasile ed altri. Per consentire, quindi, il mantenimento della posizione a medio-lungo termine è necessario un salto di qualità, un nuovo slancio nazionale che faccia ripartire il sistema fiere proprio dal collegamento forte ed essenziale col territorio. Occorre fare squadra, collaborare, creare sinergie: in poche parole, occorre creare valore e farlo percepire, dapprima a livello locale e in sintonia con le istituzioni locali e poi come sistema paese per la competizione internazionale”. D. Non pensa che oggi ci sia un affollamento di fiere “tutte uguali” e una “guerra tra le fiere” che certamente non avvantaggia complessivamente il sistema fieristico nazionale?. R. “Nell’ultimo decennio abbiamo assistito alla corsa all’ampliamento dell’offerta: i nuovi quartieri di Rimini, Milano, Roma, ma anche l’ampliamento di Bologna, Verona e tanti altri a livello nazionale. Si sono creati migliaia di metri quadrati in più, si sono sviluppati nuovi contenitori di rilevanti dimensioni, si sono ampliati e migliorati quelli esistenti. Però, non ci si è soffermati molto sui contenuti: se scorriamo i calendari delle 40 principali fiere nazionali (40 sono i quartieri fieristici aderenti all’Associazione Esposizione e Fiere Italiane), si constata che le “novità” sono ben poche. Intendo dire che il tasso di innovazione nel nostro settore, per quanto attiene al prodotto è ancora molto basso. Abbiamo lavorato per innovazioni di processo, ma poco sul prodotto e sul suo posizionamento strategico. Solo nell’ultimo anno, e per alcuni progetti fieristici previsti già a partire dal 2007 vedo delle novità interessanti e, peraltro, una nuova managerialità che sta dando linfa nuova al sistema. Manca, però, un ultimo ingrediente: fare squadra e creare sinergie. Se riusciamo (ed è questo uno dei più importanti ed ambiziosi compiti del mio mandato alla presidenza dell’AEFI) a fare massa critica coesa, a muoverci in maniera integrata e complementare, come sistema fiere Italia, allora potremo dare il meglio per il prossimo futuro e tutto ciò che verrà dall’esterno (Istituzioni locali e nazionali, supporti, agevolazioni o altro) sarà solo un di più che farà accrescere esponenzialmente la nostra forza. Dobbiamo arrivare ad una mappatura geografica delle specializzazioni, in modo da stimolare la più efficiente allocazione delle risorse e valorizzare così le specificità territoriali del nostro sistema espositivo. In questo caso, la numerosità diventa opportunità e una maggiore offerta fieristica potrà solo significare maggior prestigio per i nostri tessuti imprenditoriali e sociali. E’ chiaro che, viceversa, una offerta che aumenta seguendo pochi e consolidati filoni merceologici-espositivi è un’offerta che porta nel breve a saturazione e, quindi, conflitto”. D. Come giudica il jeaccuse lanciato lo scorso 3 aprile a Roma dal ministro del Commercio internazionale, Emma Bonino, verso il sistema fieristico nazionale?. R. “Il ministro On.le Bonino ha sottolineato l’impossibilità di proseguire nel “campanilismo” fieristico che vede ogni singola città, ogni singola provincia e ogni regione candidarsi ad ospitare centri fieristici di grandi dimensioni incuranti di ciò che accade a pochi chilometri. L’ intervento del Ministro Bonino è stato da me condiviso e valorizzato con quanto prima affermato: l’Italia è la patria della bellezza ma anche della diversità. E’ compito delle fiere valorizzare le diversità per far emergere con forza le eccellenze locali sia sui nostri mercati che, principalmente, all’estero. Bene, dunque, alla “proliferazione” delle fiere ma sempre questa sia “ragionata” e “guidata”, per evitare duplicazioni e sprechi di risorse. Indispensabile, a tal punto, è il ruolo dell’AEFI che deve assicurare la necessaria “governance” del sistema fieristico e rendere il miglior beneficio a quello che in passato, ora e per il futuro, è il miglior specchio della nostra economia e delle nostre produzioni”. D. Come intende muoversi l’AEFI a livello internazionale, in particolare con l’Ice e con Buonitalia? R. “Proseguendo l’ottimo lavoro già avviato da tempo, credo si debba implementare la partnership con l’ICE fino a costruire un vero e proprio rapporto continuativo e strutturato per operare sui mercati esteri e attrarre espositori e buyer dagli altri mercati. Anche l’Assocamereestero e Buonitalia sono tra i soggetti istituzionali da privilegiare per definire percorsi di sviluppo internazionale delle nostre fiere e per dare sempre maggior slancio al nostro made in italy. Già dai prossimi giorni, ed anche a seguito delle dichiarazioni del Ministro Bonino (che ha offerto tutta la propria sensibilità, disponibilità e collaborazione), avvieremo confronti programmatici e operativi”. INformaCIBO continuerà in questa inchiesta nei prossimi numeri intervistando altri protagonisti del sistema fieristico nazionale.