
In vista un recupero del 9%
Dimenticare il 2009 e andare avanti. Questo l’imperativo per il settore fieristico italiano, che dopo la lunga notte della crisi guarda con speranza ai primi bagliori d’alba del 2010. Il nuovo anno porta con sé un numero crescente di eventi, espositori e visitatori che avrà ricadute positive anche sul fatturato consolidato delle grandi fiere. Le stime del Comitato fiere industria (Cfi) parlano chiaro: le fiere con qualifica internazionale saliranno da 194 a 204 nel 2010 (+5%), per 4 milioni di metri quadri (+8% rispetto al 2009), 82mila espositori (+2,5%) e 11 milioni di visitatori (+10%). Se nel 2009 il calo del fatturato delle fiere internazionali (con esclusione dell’indotto) era stato pari al 20% a quota 550 milioni di euro dai 700 del 2008, per il 2010 il Cfi mette in conto un recupero del 9% per un giro d’affari di 600 milioni.
Gian Domenico Auricchio, presidente di Cfi, si fa portavoce di questa ventata di ottimismo: «Anche nei momenti di crisi le fiere specializzate confermano il loro ruolo di primario strumento di marketing aziendale, come dimostrano i primi dati consuntivi sull’andamento del sistema delle fiere degli associati Cfi nel 2009». Le prime valutazioni consuntive del Cfi indicano che gli spazi netti espositivi 2009, per le fiere degli associati, ammontano a 1,9 milioni di metri quadri, con una contrazione rispetto alle precedenti corrispondenti manifestazioni del 9,8 per cento. Gli espositori sono calati numericamente del 5,5%, mentre i visitatori hanno fatto registrare una minore presenza del 7 per cento. «Quest’ultimo dato – commenta ancora Auricchio – non esclude che il numero di imprese visitatrici sia invece aumentato».
Nonostante la crisi, insomma, la contrazione del sistema fieristico evidenziata da Cfi nel corso del 2009 è risultata inferiore alle aspettative. «L’attività fieristica – aggiunge il presidente – fa registrare dei trend che possono considerarsi più soddisfacenti rispetto alle previsioni di inizio d’anno che si basavano sul difficile andamento dei settori produttivi di riferimento. Certamente le imprese hanno posto in essere una più attenta politica di partecipazione alle fiere, senza rinunce alla presenza, ma con nuove modalità che hanno prevalentemente inciso sulle aree espositive».
Non altrettanto ottimistiche le stime dell’associazione allestitori. Secondo Paolo Plotini, presidente di Asal Assoallestimenti, «le spese pubblicitarie sono una delle poche voci sulle quali è possibile effettuare tagli senza doverne rispondere a nessuno. In effetti la crisi ha avuto effetti molto pesanti sul nostro settore. Parliamo di un calo stimabile a mio avviso tra il -30 e il -40% nel 2009 rispetto al 2008, su un fatturato totale di circa un miliardo di euro. L’unica certezza per il 2010, al momento, è che non potrà essere peggiore dell’anno passato». La situazione descritta da Plotini ha un che di paradossale: «Da un lato ci sono gli espositori, che magari decidono di saltare una partecipazione sperando di riuscire lo stesso a vendere quanto gli anni passati. I visitatori, d’altro canto, continuano ad affluire perché hanno più tempo e soprattutto un maggiore interesse a cercare nuove idee e contatti. È proprio in tempi di crisi, infatti, che si è più stimolati a innovare per risolvere i problemi».
Che le fiere siano ancora un elemento fondamentale per le imprese che hanno bisogno di mettersi in contatto con il mondo ne è convinto Adalberto Corsi, presidente del Comitato fiere terziario (Cft). «Certo, sono troppe e devono essere concentrate, o si rischia di confondere i buyer. Al tempo stesso bisogna valorizzare le fiere locali che mettono in evidenza le bellezze e i prodotti tipici del territorio». Soprattutto, secondo Corsi, «bisogna superare la forma di fiera-vetrina per creare dei veri e propri contenitori di servizi. Attraverso internet, le fiere stesse devono impegnarsi direttamente per consolidare i rapporti tra gli espositori e i clienti durante tutto l’anno e non solo nei pochi giorni di eventi e manifestazioni».
È d’accordo Raffaele Cercola, presidente dell’Associazione esposizioni e fiere italiane (Aefi): «Nel 2009 c’è stato un calo del 10% circa del fatturato del settore. Credo che nel 2010 si recupererà qualche punto percentuale, senza però tornare ai livelli del 2008». In questo scenario, le fiere restano uno strumento fondamentale per aiutare le imprese a fronteggiare con successo la crisi, ma con una novità. «I quartieri fieristici – aggiunge Cercola – devono spostare l’essenza dei loro servizi da un nucleo hard a uno soft. L’attenzione, in altre parole, non deve essere più rivolta all’offerta dei 10, 100 o 10mila metri quadri, ma piuttosto alla capacità di organizzare eventi e di diventare contenitori flessibili di convegni, meeting, happening artistici a seconda delle esigenze delle imprese. Sta già succedendo a Padova, dove la fiera ha cominciato a ospitare persino dei concerti, grazie alla partecipazione di società francesi provenienti più dal settore congressuale che da quello fieristico».
E secondo Carlo Guglielmi, presidente delle ente fieristico milanese Cosmit, responsabile del Salone del mobile: «Per il 2010 i risultati conseguiti in termini di adesioni ai saloni di Milano sono molto positivi. Tutti i metri quadri espositivi sono occupati, a riprova del fatto che gli operatori del settore considerano le fiere indispensabili per la promozione e la comunicazione del brand». In particolare, stando alle stime dello stesso Guglielmi, il numero di espositori del settore bagno nell’ambito di Cosmit è cresciuto del 28% con un +35% di metri quadri netti; i settori cucine, complementi e mobili sono invece rimasti invariati mentre la nuova manifestazione Ftk per gli apparecchi elettrodomestici ha registrato un +15-16% per i metri quadri e un +10% per gli espositori.
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LA BUONA NOTIZIA
Anche nei momenti di crisi le fiere specializzate confermano il loro ruolo di primario strumento di marketing aziendale