Rassegna stampa

In vetrina l’Italia che funziona

“Guardi, guardi i riflessi. Vede come l’arancio di queste pareti si specchia nell’acciaio inox di quelle di fronte? E i giochi di luce? Formidabili. Guardi il sole al tramonto sui vetri e l’acciaio. E questo scorcio? E i giochi tra gli spazi e le forme?”.
Da oltre due ore stiamo camminando nel cantiere dei record. Lo abbiamo percorso da un capo all’altro, siamo scesi e risaliti venti volte, abbiamo attraversato i giganteschi padiglioni e visitato le “bolle”, i “fagioli”, i parallelepipedi sovrapposti. Cioè tutte le “tipologie” di questa strana città sorta in 30 mesi alle porte di Milano, sulla strada del Sempione, direzione Malpensa. Ma lui andrebbe avanti così per ore, forse per giorni. A raccontare, a mostrare, a spiegare.
“Stanco? Non credo. Non ci si può stancare, qui dentro. Venga, venga a vedere queste passerelle. E i profili degli edifici? Semplici, leggeri, diritti. Ecco, qui la volevo portare, davanti a questa vetrata. Da qui possiamo vedere bene la vela, come si alza e si abbassa. Come sale nel cielo e poi come scende precipitosamente fino a terra. I lucernari e i crateri. Straordinario”. Il critico Germano Celant, che fa parte del gruppetto, ci mette del suo: “Questa è land art”.
Visitare il cantiere del Nuovo polo fieristico con Massimiliano Fuksas – 61 anni, tanta energia e gli immancabili abiti neri tipici degli architetti berlinesi e parigini – è un’esperienza in sé. Ha qualcosa di coinvolgente, di commovente, di emozionante. Riesce a far dimenticare i collegamenti stradali che non ci sono e il caos che invece ci sarà, qui intorno. Non c’è spocchia nel suo racconto, nelle sue descrizioni. Non c’è odore di star system. C’è, invece, un sano piacere.
Claudio Artusi, l’ingegnere che guida Sviluppo Sistema Fiera e che insieme al presidente di Fondazione Fiera Milano Luigi Roth ha messo in piedi questa colossale operazione (e immaginato le sue innovative procedure), non tenta neppure di bluffare: “Sinceramente, a noi interessavano la funzionalità e la fattibilità. L’ideale, per estremizzare, erano dei grandi capannoni bui. La bellezza del progetto non era tra le nostre priorità. E se quello che vediamo oggi è anche bello, il merito va tutto a Fuksas, che ha fatto molto meglio di quanto gli era stato chiesto”.
A maggior ragione il risultato è sorprendente. A partire dalla “torre” che segna l’ingresso principale. La chiamano “il logo”, visto che il suo disegno è stato scelto come simbolo da Npf (Nuovo polo fieristico, appunto, il raggruppamento di imprese che ha vinto l’appalto concorso). Ma gli operai l’hanno battezzata “monte Fuksas”.
E poi la passerella centrale, il cui accesso sarà libero e gratuito. Un chilometro e mezzo di passeggiata coperta (e riscaldata, o raffreddata) a sette metri d’altezza, da Est a Ovest, dall’arrivo della metropolitana al parcheggio, in mezzo alle suggestioni create dall’architetto romano. Che lui cerca di riassumere, di sintetizzare nella contrapposizione di parole: pubblico/privato, umano/industriale, semplicità/complessità.
“Quando ho cominciato a lavorare al progetto – spiega Fuksas – non ho pensato alle merci, alla dimensione industriale, ma alle persone, alla dimensione urbana. La mia idea è che da Torino a Trieste c’è ormai una sola, grande città. E che l’autostrada, spesso percorsa a velocità ridottissime, ne sia il corso principale. Ho quindi disegnato la nuova Fiera come se in realtà fosse, e spero che sarà davvero, un pezzo di città, un quartiere. Con le sue case, i suoi servizi, le sue funzioni. Le diverse tipologie dei suoi edifici”. Che poi questo, in realtà, si traduca in un polo fieristico estremamente fungibile, elastico, modulabile, va benissimo.
“Ma al di là del mio lavoro e dell’eccezionalità dell’intervento – dice ancora Fuksas – questo cantiere è stato importante perché per oltre due anni ha rappresentato il meglio dell’Italia, una sorta di vetrina di quello che il Paese è in grado di dare, di fare”.
“Intanto ha funzionato benissimo il triangolo committente-impresa-architetto. Detto così sembra facile, ma da alcune decine d’anni questo triangolo virtuoso aveva sostanzialmente smesso di esistere, per carenza di tutte e tre i soggetti. Qui abbiamo avuto una committenza di prim’ordine e delle imprese, le tre di Npf ma anche le decine, le centinaia che hanno lavorato in subappalto, all’altezza della sfida. In cantiere si è creato da subito un clima di collaborazione e di rispetto reciproco. Tutti coscienti che si stava facendo qualcosa di unico, di nuovo, di grande. Tutti impegnati in una sorta di competizione positiva”.
“E poi – aggiunge Fuksas – mi sembra che la storia, le storie di questo cantiere si possano collocare alla perfezione dentro il dibattito sul declino italiano. Io credo che il declino ci sia, da tempo, anche se la parola non piace. Ma il problema non è questo, ed è inutile fermarsi a discuterne. Il fatto è che l’Italia è piena zeppa di punti di ripartenza. Basta trovarli, valorizzarli, stimolarli, sollecitarli. É sufficiente scuotere le aziende da quel torpore della mediocrità tipico di chi ha smesso di fare innovazione e ricerca. Perché le capacità ci sono, eccome se ci sono. Vorrei che i profeti di sciagure venissero qui a vedere cos’hanno fatto imprese come Permasteelisa con le facciate o Sunglass con i vetri, Orsogrill con le recinzioni oppure i Guzzini con l’illuminazione”.
“É vero, i materiali dell’opera più emblematica e rivoluzionaria, la vela, sono tedeschi, della Mero. Ma anche qui, non dimentichiamo che l’anno scorso la Mero è fallita. E se il cantiere non si è fermato neppure un giorno, neppure un’ora, lo dobbiamo alle imprese del raggruppamento, che hanno rilevato il personale della Mero e hanno assicurato la continuità produttiva”.
“Siamo insomma noi italiani a uscirne meglio. Dimostrando che non è necessario andare sotto di tre gol per drizzare la schiena, per reagire. Si può anche andare in vantaggio per primi. I numeri non ci mancano”.
Marco Moussanet

LA RADIOGRAFIA DI RHO – PERO: UNA FIERA DAI GRANDI NUMERI
I parcheggi. Circa 3mila posti auto saranno pronti per l’inaugurazione (31 marzo 2005), i restanti 7mila del primo lotto saranno terminati entro l’estate. É prevista la realizzazione di un secondo lotto di altri 2.100 posti auto nel futuro nodo di interscambio; ulteriori 10mila posti sorgeranno in un’area distante circa 1,5 Km di proprietà di Fondazione Fiera. Nelle aree adibite a parcheggio saranno piantati 2.500 alberi che si sommeranno ai mille piantati lungo l’asse centrale e ai 9 ettari a parco previsti nella zona nord-ovest, per un totale di circa 180mila metri quadrati di verde

Il vetro. Per costruire la maestosa “vela” di Massimiliano Fuksas e la copertura del centro Servizi sono state utilizzate 20mila lastre di vetro numerate e non intercambiabili. Le varie componenti sono state realizzate all’estero e assemblate solo in fase di montaggio

Il punto più alto. Trentasei metri è l’altezza del punto più elevato di tutta la struttura, costituito dai 7mila metri quadrati di copertura del Centro Servizi che, con la sua caratteristica forma a pinna che si sovrappone allo sky-line dell’arco alpino, è diventato il simbolo della nuova Fiera di Rho-Pero

La vela. La lunghezza dell’ormai famosa “vela” di Fuksas è di 1.482 metri. Taglia l’asse centrale del centro espositivo collegando la porta Est e la porta Ovest per un totale di 47mila metri quadrati di vetro e acciaio. Sotto la vela corre il corridoio centrale di collegamento tra i vari padiglioni

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