Rassegna stampa

In Sudamerica parte la fase della rimonta

Dopo la crisi economica in Brasile nel 1999 e soprattutto in Argentina nel 2001, il settore delle fiere commerciali ha vissuto momenti difficili in Sudamerica: manifestazioni cancellate, organizzatori delle rassegne falliti, padiglioni disertati dai compratori. Tutto questo, però, è solo un brutto ricordo. Ora che l’economia dell’area ha rimesso il piede sull’acceleratore, per di più grazie al boom dell’export, con la relativa necessità di luoghi di incontro fra fornitori e acquirenti, capita addirittura che manchino gli spazi per soddisfare la domanda di nuove esposizioni o di potenziamento di quelle già esistenti.

«Se si considera l’America Latina nel suo complesso – sottolinea da Caracas Belinda Martinez, direttrice di Afida, che riunisce gli enti organizzatori di fiere e congressi dal Messico giù fino all’Argentina -, il massimo delle attività venne raggiunto fra il 1999 e il 2000. Poi il settore entrò in una forte depressione. Il nuovo decollo è arrivato alla fine del 2004, anche se con vari distinguo». Uno dei casi più eclatanti è rappresentato dall’Argentina. Il numero delle fiere recensite dall’Aoca, l’associazione settoriale, raggiunse il suo massimo storico nel 1999 (322). Nel 2002, quando il Paese era ancora in balia di una crisi, che allora sembrava senza uscita, ne vennero organizzate appena 171. Nel 2004 il totale era già ritornato a quota 274. Sul 2005 non esistono ancora i dati definitivi, «ma stimiamo che l’aumento del numero di manifestazioni sia stato almeno del 30%», osserva Ana Delicio, presidente di Aoca. «La situazione è tale che a Buenos Aires mancano già gli spazi fisici per soddisfare la domanda – continua la Delicio -. Nella Rural, il luogo più grande che ospita fiere, si montano delle tende per sopperire alla necessità di più padiglioni. Speriamo che quest’anno il Governo dia in concessione la costruzione di un nuovo centro fieristico, già previsto da tempo».

Una delle imprese maggiori del comparto in Argentina è Uniline, che organizza, fra le altre, Oil&Gas Expo, la più importante fiera dell’America Latina nel campo energetico. Il presidente Jorge Cozzi conferma che le cose stanno andando molto bene (nel 2005 l’impresa ha accresciuto il fatturato del 15%) «sebbene notiamo che l’aumento degli espositori esteri, soprattutto europei, è inferiore a quello generale. Gli stranieri manifestano ancora sfiducia nei confronti del nostro Paese, dopo l’ultima crisi e i contratti che allora vennero letteralmente massacrati». «Pochi giorni fa è stata approvata una legge che concede un’esenzione fiscale totale agli stranieri che comprano spazi in ferie argentine», precisa la Delicio.

Passiamo al Brasile, il gigante economico del Sudamerica. Qui Ubrafe, che raduna la maggioranza delle imprese attive nel settore, ha recensito 155 fiere di grandi dimensioni organizzate dai suoi soci nel 2005. È un numero in lieve flessione rispetto al 2004, anche se «il mercato fieristico brasiliano è cresciuto costantemente dall’inizio degli anni Novanta – dicono all’Ubrafe -: si è quadruplicato nel periodo 1992-2004». Le imprese espositrici sono state 36mila nel 2005 e di queste ben 5mila straniere, una quota in continuo aumento, riflesso della fiducia internazionale acquisita dal Brasile di Lula. Brasile e Argentina sono due storie distinte: per il primo la crescita economica è meno debordante che per il secondo, ma il ritorno degli stranieri è molto più marcato in Brasile che in Argentina. Come sottolineano all’Ubrafe «pure il numero dei compratori esteri che hanno partecipato alle nostre fiere è cresciuto, passando da 45 a 50mila fra il 2004 e il 2005».

Ma accanto a San Paolo, principale centro fieristico dell’America del Sud, seguito da Buenos Aires, si sta posizionando in continua ascesa Santiago. «Il nostro mercato nazionale è piccolo, al confronto con quello di Argentina e Brasile – osserva Hernan Garcia, direttore di Fisa, l’impresa più importante in Cile del settore fiere (ne organizza l’80%) -. Ma a Santiago si stanno insediando gli uffici latinoamericani di molte multinazionali. Il Cile sta diventando un referente per tutta l’area in molti campi. E aiuta anche il fatto che abbiamo concluso accordi di libero scambio con vari Paesi, l’ultimo con la Cina, Tutto questo ha riflessi pure sul settore delle fiere». La Fisa, che fra le altre organizza Expomin, nel comparto minerario la rassegna più importante dell’America latina, seconda a livello mondiale, prevede per il 2006 un aumento delle sue attività rispetto all’anno scorso compreso fra il 15 e il 20 per cento. Anche a Santiago gli spazi sono ormai carenti. «Ma in marzo il Governo dovrebbe lanciare un bando – conclude Garcia – per dare in concessione ai privati la costruzione e la gestione di un nuovo complesso fieristico. Santiago ne ha davvero bisogno».

Leonardo Martinelli

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