
In forte calo il business del contemporaneo nelle gallerie toscane
Brutto colpo per il business legato alle opere d’arte nel Centro-Nord. Se nel primo semestre 2010, in Italia, si è registrata una salita del 2,7% del valore complessivo degli scambi artistici soggetti al diritto di seguito – che matura per la gran parte delle opere degli autori moderni e contemporanei europei e per quelle con un valore superiore a 3mila euro –, nelle quattro regioni dell’area tale business si è più che dimezzato a 3,4 milioni, dagli 8,8 milioni registrati nello stesso periodo dell’anno precedente.
È questa la fotografia che l’Osservatorio sui beni artistici (Omba) di Nomisma presenterà nel corso del convegno del 30 gennaio a Bologna, nell’ambito della trentacinquesima edizione di Arte Fiera, la prima manifestazione internazionale a inaugurare il nuovo anno per il settore moderno e contemporaneo.
Le stime di Nomisma, limitatamente alle vendite di opere d’arte nelle gallerie e soggette al diritto di seguito, restituiscono certamente un controvalore, scambiato soprattutto nel comparto dell’arte moderna e contemporanea, irrisorio rispetto a qualsiasi indicatore di ricchezza prodotta o accumulata sul territorio. Tuttavia, hanno il merito di mostrare alcune interessanti dinamiche in atto.
Colpisce, innanzitutto, come il forte calo del business dei beni artistici d’arte moderna e contemporanea nell’area sia essenzialmente spiegato da un tracollo del giro d’affari delle gallerie e case d’arte in Toscana, che solo nel 2006 era la regina assoluta delle vendite artistiche in Italia, intercettando ben il 35,6% delle transazioni di opere d’arte, ma che nel primo semestre 2010 ha eroso tale quota al 2,9 per cento. Oltre alla crisi economica, una possibile spiegazione al calo degli scambi artistici in un territorio da sempre riferimento dei collezionisti e degli appassionati italiani arriva da Guido Candela, responsabile scientifico dell’Osservatorio sul mercato dei beni artistici. «Dietro ai numeri della Toscana – afferma – potrebbe esserci semplicemente una diversa politica commerciale attuata, in concomitanza con la crisi economica, dagli operatori del settore: per esempio, alcune gallerie meno strutturate e più in difficoltà potrebbero non avere più rischiato un magazzino, acquistando esse stesse le opere dagli artisti e collocandole sul mercato secondario, e avere preferito l’intermediazione pura delle opere degli artisti sul mercato primario. In presenza di una vendita tra privato-artista e privato-acquirente – prosegue Candela – non matura il diritto di seguito e le statistiche risulterebbero sottodimensionate proprio in quei territori dove tale politica è stata effettivamente messa in campo».
Allargando lo sguardo al mercato italiano, il brusco calo della Toscana, concentratosi negli anni 2008 e 2009, è compensato da una crescita degli scambi di beni artistici in Lombardia. Nelle regioni del Veneto, della Lombardia e del Piemonte avviene quasi l’80% delle transazioni di opere d’arte moderna e contemporanea. «Segnale evidente – aggiunge Candela – che la domanda di beni artistici si concentra in quei territori con un’offerta più strutturata, grazie a una politica culturale lungimirante e una maggiore collaborazione tra pubblico e privato». Concentrazione del business artistico e attenzione alla politica culturale, nelle quali due regioni come le Marche e l’Umbria, nonostante siano percepite a elevata vocazione storico-artistica, non risultano avere l’appeal necessario per attirare sul territorio l’insediamento di importanti gallerie o case d’asta.
Anche l’Emilia-Romagna è in cerca di una vocazione. Nel corso del primo semestre del 2010 la quota di business intercettata sul totale nazionale è ferma al 3,4 per cento. Il valore degli scambi di oggetti d’arte moderna e contemporanea è rimasto sostanzialmente stabile (1,8 milioni di euro), ma l’impressione è che questa regione non riesce a esprimere al meglio le proprie potenzialità. Che in questo territorio siano presenti moltissimi collezionisti e appassionati del mondo dell’arte lo testimonia il successo crescente di Arte Fiera a Bologna, che venerdì prossimo vedrà più di 200 gallerie presentarsi nel quartiere fieristico e che, grazie all’iniziale interesse locale, è diventato un punto di riferimento internazionale. Un’Emilia-Romagna appassionata d’arte, ma che poi, quando deve comprare e vendere, sembrerebbe rivolgersi altrove.
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