
Il valore della videoart a Loop ’08
È in corso a Barcellona la sesta edizione di Loop, evento che raccoglie una fiera, una conferenza e un festival intorno a un unico mezzo d’espressione artistica: il video. La scelta di quest’unica forma d’arte permette a Loop di distinguersi dalla grande fiera spagnola Arco Madrid. Più di 40 gallerie proiettano per tre giorni fino al 10 maggio video oltre che all’Hotel Ramblas anche in sedi istituzionali come il CccB, l’Istituto Cervantes, la Fundació Miró e il Pavelló Mies van der Rohe e in ristoranti e locali.
Maite Lorés cura insieme a Keith Patrick uno degli eventi di Loop-festival (dal 6 al 18 maggio), la mostra Frágil, dedicata ad artisti emergenti: «Il vantaggio per i giovani artisti spagnoli rispetto ai loro colleghi, per esempio, londinesi, sta nella freschezza del mercato e nella possibilità di spaziare nel linguaggio ignorando le regole». Il paese ha perso quel sentimento di inferiorità retaggio della dittatura, e facilita così gli artisti nella ricerca della propria strada.
Nel mercato la video-art ha ormai conquistato uno status pari alla fotografia e alle installazioni e la massiccia presenza di video nelle più importanti manifestazioni artistiche – biennali e fiere – nei musei e nelle gallerie, ha permesso la rapida crescita di un mercato giovane, nonostante alcune caratteristiche del mezzo si sottraggano alle consuete funzioni del collezionismo: immateriali e riproducibili, nascoste in involucri poco decorativi, le opere video richiedono particolari condizioni espositive e presentano difficili questioni nella definizione dei diritti e dell’unicità dell’opera. Tra i grandi collezionisti ci sono Tony Podesta negli Stati Uniti e due tedesche, Ingvild Götz a Monaco e la giovane Julia Stoscheck a Düsseldorf.
La video-arte è scambiata anche in asta. Star indiscussa Bill Viola (1951): la quinta edizione della video-installazione «Eternal Return» è stata venduta da Phillips de Pury il 14 ottobre 2006 per 712.452 dollari. Le installazioni del coreano Nam June Paik (1932-2006) quotate tra i 250-350mila dollari hanno toccato il record (646.423) lo scorso 25 novembre ad Hong Kong con «Wright Brothers». Mentre Matthew Barney (1967) con le diverse serie «Cremaster» ha raggiunto i 571mila dollari e «Good Boy Bad Boy» di Bruce Nauman (1941) da Christie’s il 17 maggio 2007 è passato di mano per 252mila. Sotto i 100mila dollari vi sono le opere di Doug Aitken (1968), Douglas Gordon (1966) che ha appena ricevuto il Roswitha Haftmann Prize (150mila franchi svizzeri), Pierre Huyghe (1962), Stan Douglas (1960), Pipilotti Rist (1962) e Marina Abramovich (1946); per gli artisti emergenti basta qualche decine di migliaia di euro.