
Il sogno dei giovani talenti del Salone
Chiudete gli occhi, sognate, aiutateci a ridisegnare il mondo, a progettare la casa del Salone Satellite versione 2010.
Marva Griffin Wilshire, storica curatrice dell’incubatore di talenti arrivato ormai alla dodicesima edizione, ha rivolto l’invito a cinque ex concorrenti del Satellite, ora vere e proprie star del design.
Cinque snodi, cinque piazze. «Uno per ogni continente, e a ciascuno – dice Marva – ho chiesto di ricreare l’ambiente giusto traendo spunto dalla loro singola specifica tradizione culturale, spingendoli a raccontare un loro personalissimo sogno. Lo spirito è quello di Avverati, la mostra che ha celebrato i dieci anni di Salone satellite passando in rassegna i sogni che, appunto, si sono avverati».
I cinque ex giovani talenti hanno spiegato tutti la loro visione del mondo, calandola in un corner del Salone. Vince il multiculturalismo. C’è il giapponese che gioca sulle forme tutte uguali rivendicando l’orginalità di ognuna, l’africano che riflette sulla rappresentazione del suo continente, così grande e così “chiuso”. L’americano losangelino che rivendica, orgoglioso, le radici meticce, quel suo melting pot così bello e (ancora) possibile. L’europeo che, in barba alla Fortezza europa, progetta uno sgabello scomponibile, all’infinito, aperto a ogni tipo di inclusione. L’artista anto in Oceania che magicamente riscopre l’orgoglio dei segni tribali, tanto da farne l’elemento portante del progetto.
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Paolo Ulian >Europa
Mi piace immaginare un’Europa tollerante e sempre più aperta alle differenti culture, con una propensione all’arricchimento della conoscenza e dei valori umani attraverso uno scambio culturale vivace e positivo. La panca estensibile Row, libera di essere modificata dai visitatori, consente di unirsi agli altri, di innescare un gioco collettivo in cui i rapporti interpersonali diventano spontanei e naturali.
Cory Grosser >America
La mia città, Los Angeles, è uno dei luoghi culturalmente più diversi al mondo.
Qui, ad esempio, abitano più messicani che in qualunque altra città messicana, a parte Città del Messico. È un “melting pot” di gente, culture, cibo, religione e linguaggio, è un posto di speranza in cui la gente è libera di sognare sogni che a volte si avverano. Nonostante le diversità che caratterizzano l’America, tutti noi condividiamo aspirazioni simili.
Tonerico:Inc. >Asia
In Giappone, così come negli altri paesi asiatici, uno “sgabello” è un mobile familiare nello stile di vita quotidiano.
Su questo scenario, abbiamo iniziato a creare il padiglione partendo da una serie di sgabelli con quarantanove forme per i quarantanove paesi dell’Asia. Bisogna avere in mente un mobile anche quando fa parte di una serie, tenendo conto che nel mondo naturale nessuna cosa nasce identica a un’altra.
Charles O. Job >Africa
L’argilla è comune a tutte le culture africane. Non è solo il passato, è parte del presente e del futuro dell’Africa. Questo è il collegamento del nostro continente con il resto del mondo. Le pareti del recinto sono state progettate in una tecnica tradizionale fatta di argilla. Fuori, come il Continente, il recinto è crudo e naturale, resistente e monolitico. Dentro, dà il benvenuto
ai visitatori in un mondo più intimo.
Darcy Clarke >Oceania
I miei pensieri iniziali si riferivano a oggetti tessuti. Tessere è una di quelle attività creative che accomuna tutti gli indigeni dell’Oceania: le varie tecniche di tessitura degli aborigeni australiani, dei Maori della Nuova Zelanda e di ogni regione-isola del Pacifico sono uniche e hanno una forte tradizione. Sorprendentemente, e di qui parte la mia riflessione, questi stili di tessitura hanno ancora poca influenza nel nostro design contemporaneo.