
Il sistema espositivo veneto non supera la prova sistema
VENETO
PAGINA A CURA DI
Valeria Zanetti
Per stare sul mercato le fiere venete – diverse per dimensioni, potenzialità e vocazione – devono crescere, specializzarsi, conquistare nuovi spazi nel panorama nazionale ed europeo, oppure differenziare le attività o ancora coltivare la nicchia, ma anche mettere a segno acquisizioni e cercare alleanze. Proprio sulle alleanze però si misura la fragilità del progetto di polo fieristico veneto da tempo caldeggiato dalla Regione, dato che le partnership vengono cercate quasi sempre fuori dal Nord-Est.
VeronaFiere, colosso veneto, cresce e a macina utili (saranno 4,4 milioni ante imposte a dicembre): le proiezioni, dopo i primi sei mesi 2006, confermano il trend indicando un fatturato di 63 milioni, +12% rispetto alle previsioni. Acquisizioni, accordi di collaborazione e investimenti per complessivi 140 milioni serviranno a consolidare il ruolo guida nei settori di riferimento (agricolo-alimentare, edilizia e costruzioni, mobile-arredo) oltre che a riqualificare il quartiere fieristico. Per questi obiettivi l’ente guarda in tutte le direzioni: ha acquisito il 45% di Promopan Spa, titolare del marchio Siab (Salone internazionale della panificazione), ha stipulato un accordo con Fiere di Parma (insieme rappresentano il 60% dell’offerta nazionale nell’agroalimentare) per il marketing, la comunicazione e la promozione unitaria sui mercati internazionali, ha sottoscritto una collaborazione con Fiera Milano per la gestione di Transpotec & Logitec (il 25% del capitale è in mano scaligera) e un accordo con Unacoma service (società di servizi di Unacoma, che riunisce i più importanti costruttori di macchine agricole) organizzatrice della Fiera Eima di Bologna per sviluppare Fieragricola. Infine in Veneto ha rilevato, nel 2004, il 34% di VeneziaFiere Spa, con l’intento di avvicinare la Venezia istituzionale, ma anche – garantisce il direttore generale di VeronaFiere, Giovanni Mantovani – per rilanciarne le attività: «Stiamo lavorando al piano industriale: la fiera veneziana ha potenzialità, è dotata di struttura espositiva stabile e di rete infrastrutturale».
Proiettata verso una dimensione europea è Fiera di Padova, coordinatrice del settore fieristico del gruppo francese Gl Events, proprietario dell’80% delle quote della Spa. La strategia adottata consiste nel costruire reti di mostre per settore facendole circuitare per i quartieri espositivi direttamente gestiti dalla multinazionale Gl come Tolosa, Lione, Budapest. «In questo modo l’espositore interessato potrà portare i propri prodotti a Padova e anche all’estero con un risparmio medio del 60-70%», illustra Andrea Olivi, amministratore delegato e direttore generale. Inoltre Padovafiere Spa, un fatturato 2006 previsto in crescita a 20 milioni contro i 17 proforma del 2005 (cifra ottenuta facendo media tra le due gestioni prima e dopo l’entrata di Gl, del luglio scorso), presenterà nei prossimi giorni alla Fiera di Padova Immobiliare (costituita principalmente da Comune, Provincia e Camera di Commercio), proprietaria del quartiere fieristico, il progetto definitivo per adeguare le strutture alle attività di congressistica, eventi e concerti che Gl Events intende sviluppare. «A dicembre inizieranno già primi interventi, che si concluderanno in due anni», assicura.
Se Fiera di Vicenza mantiene le posizioni, confermandosi al secondo posto con 25 milioni di fatturato, grazie soprattutto alle mostre legate all’oro, che hanno richiesto nuovi spazi espositivi (è stato inaugurato in occasione di Orogemma, ora in corso, il nuovo padiglione B1 per 4mila metri quadrati e 24 espositori), e il quarto polo veneto, LongaroneFiere, migliora le proprie performance (fatturato esercizio 2005-2006 è di 2 milioni e 300mila euro; +13%) «nonostante la struttura sia inserita – ricorda il presidente Giovanni De Lorenzi – in un’area territoriale marginale», resta la difficoltà di fare sistema in Veneto. «Stiamo cercando di costruire alleanze per integrare la promozione, il commerciale, il marketing: se dobbiamo promuovere il mobile nelle tre fiere di Verona, Padova e Vicenza, lasciando a ognuna la propria mostra e specificità, almeno affidiamo il settore a un’unica gestione per non disperdere risorse», propone Olivi. Cauta la risposta da Verona: «Non c’è dubbio che occorre intensificare le sinergie, purché si eviti la cannibalizzazione, cioè della sottrazione di manifestazioni a chi le ha inventate», fa eco Mantovani.