Rassegna stampa

Il Salone del mobile si espande

Il Salone del mobile di Milano quest’anno si espande oltre i quartieri della fiera di Rho e entra direttamente in città. La manifestazione, che si tiene come sempre in aprile (da mercoledì 14 a lunedì 19), sarà affiancata da altri eventi in città, sempre organizzati dal Cosmit e legati ai temi del Salone: quattro mostre con 400 opere di design contemporaneo si confronteranno con gli arredi di quattro case-museo (Poldi Pezzoli, Villa Necchi Campiglio, Bagatti Valsecchi e Casa Boschi Di Stefano); il tema della cucina e del pranzo occuperà Villa Reale e infine la stanza da bagno sarà interpretata attraverso l’immagine del corpo femminile e della volta stellata, al Planetario. «Tutti questi eventi si chiameranno allo stesso modo, Saloni, perché tutti i nostri prodotti sono parte del patrimonio artistico culturale del nostro paese» ha detto Carlo Guglielmi, presidente di Cosmit, la società controllata da Federlegno arredo che organizza i Saloni, nel corso della presentazione di ieri. Per il settore dell’arredamento il 2009 si è chiuso con un fatturato in calo del 17,3% a 20,42 miliardi di euro, ed esportazioni scese del 23% a 9,56 miliardi.
Milano dunque sarà più che mai città del design. Anzi. «Milano è il design e il design è Milano. In termini di numero di aziende, di occupati, di fatturato, di export. Quindi è e continuerà a essere la capitale del design» ha sottolineato il sindaco Letizia Moratti. Senza nascondere la propria contrarietà alla proposta di avviare una Biennale del design a Venezia. «Portare il design nell’acqua? Ho dei dubbi che possa galleggiare bene» ha aggiunto Rosario Messina, presidente di Federlegno. L’annuncio fatto alla fine dello scorso novembre da Rodolfo Guzzini, presidente del Consiglio italiano del design (istituito di recente dal ministro dei Beni culturali Sandro Bondi) di creare una Biennale del design a Venezia ha incontrato ieri un vero fuoco di sbarramento. Non solo del sindaco Moratti.
«È una proposta aberrante e offensiva – ha detto Guglielmi – perché la storia di questo patrimonio, che oggi è di tutto il paese, è stata costruita qui. E poi non si può proporre una città che dopo il crollo del proprio teatro ha trovato come risposta innovativa quella di ricostruirne una copia, una finzione quindi. Quella città, bellissima, non può esprimere la cultura dell’innovazione. Se mai possiamo aiutarla a migliorare le Biennali che ci sono già».
Proprio su questo tema è intervenuto ieri anche il ministro Bondi, con un comunicato particolarmente sibillino, dove la parola Milano non è mai scritta. E dove si legge che «dopo un’attenta valutazione sulla fattibilità del progetto ritengo che una realtà come quella del design che unisce creatività e imprenditorialità non possa che essere valorizzata nei territori in cui questa importante industria culturale nazionale, vanto dell’Italia nel mondo, è da sempre radicata. Resto inoltre convinto della necessità di una grande manifestazione internazionale che promuova l’eccellenza del design e del made in Italy nel mondo». Dove, a Milano o a Venezia? La frase è volutamente ambigua.
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