Rassegna stampa

Il polo regionale non seduce le fiere

Il sistema fieristico veneto deve fare sistema per non esporsi al rischio di una “aggressione” mirata da parte di competitors agguerriti sul piano nazionale. É questo l’appello che gli imprenditori lanciano all’indirizzo dei poli fieristici della regione. «L’evoluzione verso un polo regionale integrato è auspicabile – sottolinea Luigi Rossi Luciani, presidente di Confindustria Veneto – a partire dalla costruzione di sinergie evitando sovrapposizioni e doppioni. Nessuna delle fiere venete può contare su superfici espositive simili a quelle di Milano, Bologna o Hannover, perciò è necessario un coordinamento per affrontare il confronto su scala ormai internazionale».
La preoccupazione è comprensibile. Quest’anno si è parlato molto dell’interesse di Milano per Vinitaly e Fieracavalli, i due eventi di maggior risalto per Verona, ma anche sulla padovana Sep\Pollution si sarebbero appuntate le attenzioni della Fiera di Rimini. Ma oggi le fiere venete sono davvero in pericolo? «Tutte le Fiere sono in pericolo se non cambiano la formula organizzativa – ammette Ferruccio Macola, presidente di Padovafiere – Sono finite le grandi fiere pagate care dagli espositori e con servizi standardizzati sui grandi numeri. Sotto questo profilo Padova è fortunata, perché ha manifestazioni costruite in rapporto più stretto con gli operatori e il territorio e sul fatturato le grandi manifestazioni non sono determinanti». Una riorganizzazione complessiva è collegata al processo di privatizzazione, avviato nell’ottobre 2002 con la trasformazione in Spa, ma non ancora completato con l’ingresso di privati.
Ma nell’ottica di Padova, che negli ultimi anni ha avviato forti sinergie con Milano, è auspicabile la costruzione di un polo fieristico integrato a livello veneto? «Dipende dalla qualità del progetto – replica Macola – Meglio collaborare con chi offre servizi e strategie utili al successo delle nostre rassegne e dei nostri operatori. Fiera Milano mette a disposizione una rete di uffici presente in 56 Paesi. Grazie a questo accordo sulle principali manifestazioni di Padovafiere lavorano, per la promozione internazionale, oltre 100 persone in tutto il mondo. Se l’alleanza è solo sull’area di appartenenza non funziona, se è basata sulla razionalizzazione delle risorse siamo disponibili e interessati».
Più propenso alla “via veneta”, ma relativamente ottimista rispetto alle possibilità di interrelazione centrate sul territorio sembra Andrea Turcato, segretario generale della Fiera di Vicenza: «L’opinione sull’ipotesi di un polo veneto delle fiere o, meglio, su un tavolo di concertazione e coordinamento fra fiere del Veneto, è positiva. Lo ritengo indispensabile e indifferibile, in quanto la competizione fieristica, a livello nazionale e internazionale, sta diventando “selvaggia”. Un sistema integrato, unito, potrebbe fronteggiare meglio la concorrenza».
In ogni caso Vicenza – che in questo momento si trova “rallentata” nei movimenti da una fase di ristrutturazione per la trasformazione in Spa, obiettivo che potrà esser raggiunto solo nella primavera 2004 – attualmente non si sente esposta a ostilità esterne. «Non abbiamo segnali di iniziative da parte dei competitors su quello che è il nostro core business: il settore dei preziosi – chiarisce Turcato – E in questo momento di congiuntura non facile un tentativo in questo senso sarebbe velleitario».
L’atteggiamento di Veronafiere è all’insegna della sicurezza per principio. Forte dei propri numeri, che evidenziano un primato su scala nazionale come organizzatore fieristico (anche se dal punto di vista degli spazi espositivi si piazza al terzo posto), l’ente scaligero – in attesa della trasformazione in Spa, avviata con la consulenza di McKinsey & Partners – mette in tavola il proprio ruolo «come punto di riferimento per il sistema fiere, regionale e italiano, che deve competere in uno scenario globalizzato – evidenzia il presidente Luigi Castelletti – Con Bologna e Rimini stiamo dialogando».
Veneziafiere non si pone il problema di eventuali aggressioni, perché vanta un patrimonio impossibile da sottrarre: la città. «Siamo consapevoli – si limita a precisare l’amministratore delegato Fulvio Landillo – delle grandi potenzialità che Venezia può offrire non solo a noi, ma all’intero sistema fieristico veneto».

I numeri. Leader nel Veneto, Veronafiere lo scorso anno ha chiuso con un fatturato di oltre 53 milioni, contro i 25,5 milioni di Padova e i 18 di Padova. Verona in testa anche negli spettatori: nel 2002 ne ha totalizzati oltre un milione contro i 716mila di Padova e i 228mila di Vicenza

Le alleanze. Veronafiere sta dialogando con Rimini e Bologna, Padovafiere ha in piedi degli accordi di collaborazione con Milano
Gli imprenditori. Secondo il presidente di Confindustria, Rossi Luciani, i poli fieristici regionali devono costruire delle sinergie per affrontare la concorrenza

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