
Il Libano boicotta il Salone di Parigi
Parola d’ordine: boicottare. Il Salon du Livre di Parigi (in programma dal 14 al 19 marzo prossimi nella consueta sede di Porte de Versailles) rischia di seguire, con le polemiche, il suo gemello italiano di Torino (al Lingotto dall’8 al 12 maggio), ma di precederlo nelle defezioni. Il motivo è lo stesso: per coincidenza il Paese ospite d’onore delle due manifestazioni è Israele, che celebra, così, i 60 anni dalla fondazione.
Primo assente ufficiale al Salone di Parigi è il ministero della cultura libanese. In un comunicato diffuso ieri, il ministro Tarek Mitri ha annunciato che Beirut non manderà i suoi editori, in risposta alla presenza di Israele. Si tratta di una defezione fastidiosa per il Salon. Non tanto per il numero di editori libanesi (comunque modesto) ma perché l’editoria libanese, nei Paesi mediorientali, è quella che sembra manifestare standard di qualità, anche in tema di diritti d’autore, più vicini a quelli occidentali.
L’annuncio di Mitri è stato accompagnato da una serie di proteste nel mondo arabo che però, in questi giorni, non perde occasione per scagliarsi contro la scelta di Parigi. Se lo Yemen aveva annunciato un ritiro del tutto simbolico già tempo fa (non era prevista la presenza di autori o editori yemeniti), martedì a Rabat l’organizzazione panislamica Isecsco (Organizzazione culturale e scientifica islamica), di cui fanno parte 50 nazioni, aveva esortato i Paesi membri a boicottare l’evento. «I crimini contro l’umanità che continua a perpetrare nei territori palestinesi costituiscono una forte condanna di Israele e lo rendono inadeguato a essere accettato come ospite d’onore a una fiera internazionale del libro», recitava la nota dell’Isecsco. Non bastasse, anche l’Unione degli scrittori egiziani, per bocca di Mohamed Salmawy, ha pronunciato parole al vetriolo contro il Salon, invitando i connazionali a non andarci. Venticinque organizzazioni culturali egiziane hanno raccolto l’invito, come pure il sindacato algerino degli scrittori. Marocco, Algeria e Tunisia potrebbero, a breve, vietare ai propri scrittori di partecipare, anche se il mondo arabo non appare per nulla compatto (in più il Marocco perderebbe la grande possibilità di essere ospite d’onore a Parigi nel 2011 come sembrava certo fino a ieri).
Nemmeno sul fronte israeliano, del resto, si dormono sonni tranquilli. Ai 39 autori selezionati con una sorta di "manuale Cencelli" da Governo israeliano e organizzatori parigini non sono state risparmiate critiche da colleghi e intellettuali. Lo stesso Amos Oz, invitato di punta, avrebbe in un primo momento rinunciato per poi ricredersi. Tra le voci di forte dissenso quella del poeta Aharon Shabtai che ha dichiarato di non voler prendere parte alla manifestazione. In più va registrata la presa di posizione di un intellettuale spigoloso come Benny Ziffer, responsabile delle pagine letterarie del quotidiano di centrosinistra Haaretz, che, in un recente articolo, ha chiesto agli scrittori israeliani come segno di protesta contro l’operato del loro Governo.
stefano.salis@ilsole24ore.com