
Il Comune ha votato: nasce la Fiera spa
di G. M. Mancassola Via libera alla trasformazione della Fiera in Spa. Anche l’ultimo tassello è andato a posto nel complesso mosaico congegnato per il rilancio di via dell’Oreficeria. All’appello mancava soltanto l’ok del Comune, con Provincia e Camera di commercio, gli altri enti fondatori, che avevano già provveduto prima di Natale. Dopo tanti rinvii, il voto del consiglio è arrivato ieri poco prima delle 23 all’unanimità: 32 favorevoli su 32 votanti. Lo sviluppo del dibattito in sala Bernarda, peraltro, ha confermato l’andamento paradossale dell’intera operazione. Ancora una volta, infatti, è stato il centrosinistra a mettere in atto un asfissiante pressing per cercare di arrivare al più presto all’approvazione di una delibera impostata dalla giunta di centrodestra, presentata dall’assessore forzista Pietro Magaddino e firmata da un altro forzista, il sindaco Enrico Hüllweck. L’opposizione si era fatta sentire nelle settimane della paralisi dettata dalle prese di posizione di Alleanza nazionale e Forza Italia. Si è fatta sentire anche durante la conferenza dei capigruppo della scorsa settimana, quando nel centrodestra era affiorato il tentativo di incastonare il futuro della Fiera all’interno del dibattito sul bilancio 2007. E si è fatta sentire pure ieri, con la richiesta (bocciata dalla Cdl) di anticipare la trasformazione societaria dell’ente rispetto al doppio voto su Ici e Irpef. Visto che tutti concordavano sull’impianto dell’operazione, protagonista suo malgrado dei botta e risposta ai microfoni è diventato il segretario generale della Fiera, quel Corrado Facco dimissionario proprio in una fase cruciale per l’operatività dell’ente. Giovanni Giuliari, capogruppo di Vicenza Capoluogo, ha fatto ricorso all’immagine della nave per descrivere la «falla che si è aperta con queste dimissioni, che fanno abbandonare a Facco il progetto della trasformazione e il programma di rilancio della Fiera». Il capogruppo della Quercia Luigi Poletto ha parlato di «vulnus determinato da un deficit operativo». Pierangelo Cangini della Margherita, ex membro del consiglio di amministrazione, ha criticato la scelta del presidente Valentino Ziche di «tenere nel cassetto la lettera di dimissioni per due mesi». L’azzurra Elisabetta Rossi ha invocato una strategia che accomuni i tre enti fondatori per convincere Facco a tornare sui suoi passi: «C’è un hobby molto diffuso, che è quello di tagliare le teste, ma non quelle di legno. Qui si tagliano le teste fini. Facco è indispensabile. Se non resta, è perché non è voluto, non gli si sgombra il campo dagli ostacoli che qualcuno gli frappone». Allargando il range delle osservazioni a tutto il consiglio di amministrazione, l’ex sindaco e capogruppo della Margherita Marino Quaresimin ha insistito sulla necessità di «servirsi di persone preparate. Oggi, invece, nel Cda ci sono figure che nulla hanno a che fare con l’oreficeria. Mi risulterebbe, poi, che i tre enti non si siano ancora parlati per individuare il nuovo presidente. Serve una figura autorevole». Dopo mesi di faide, tranelli, colpi di scena e pareri legali, è dunque arrivato il sospirato voto, “in grave ritardo” come sottolineato a ripetizione dai Ds. Non prima, però, di aver avviato il toto-nomine per la composizione del prossimo Cda, che alla luce degli ultimi risvolti legali, avrà una formazione a 7 membri; 2 a testa saranno nominati dagli enti, uno dalle categorie, che nella nuova Spa avranno un peso pari al 6,5 per cento. Il via ai giochi lo ha dato l’ordine del giorno presentato da Alleanza nazionale, bocciato da una schiacciante maggioranza trasversale. Il documento, introdotto dall’ex capogruppo Luca Milani, puntava a impegnare sindaco e giunta affinché «almeno uno dei rappresentanti del Cda nominati dal Comune fosse designato sulla base di una rosa di candidati che sia espressione delle categorie economiche». «Le nomine sono una competenza del sindaco – ha sintetizzato la capogruppo leghista Manuela Dal Lago – senza contare che questo ordine del giorno avanza una proposta riduttiva rispetto alla volontà del sindaco, che in una lettera inviata al Cda della Fiera ha manifestato l’intenzione di nominare esclusivamente rappresentanti dell’imprenditoria». Non ci sia solo spazio per politici e imprenditori – hanno concordato Poletto e Giuliari per l’opposizione – ma anche per tecnici, professionisti, professori universitari.