
Il boom dell’oro non spaventa i compratori in Fiera
«Al pubblico costa 3.400 euro? Allora lo prendo». Tra gli stand di VicenzaOro Choice, appuntamento chiave del settore orafo in Italia, i clienti cominciano a fare i conti con la tracciabilità dei pagamenti imposta dallo spesometro. «Il problema – commenta la presidente di Federorafi Licia Mattioli – non è lo scontrino emesso dal dettagliante, quanto piuttosto la registrazione del codice fiscale del cliente. Così non si blocca l’evasione, quanto piuttosto il consumo». Il rischio, per Licia Mattioli, è che molti acquirenti valutando l’alternativa facciano un viaggio in Svizzera, dove l’anonimato di chi compra al momento è garantito. Con quasi 1.400 espositori e compratori da oltre 100 paesi, VicenzaOro Choice, in chiusura domani, è la cartina di tornasole per valutare in tempo reale gli acquisti dei dettaglianti in vista del Natale e misurare l’impatto della crisi finanziaria e della corsa dell’oro sul comparto. Nei distretti, da Vicenza, a Valenza ad Arezzo, le aziende vivono con apprensione lo scatto del metallo verso i 2000 dollari all’oncia. Ma qui in fiera prevalgono le valutazioni positive. «Il clima generale non può essere certo di euforia – spiega Guido Damiani, presidente dell’omonimo gruppo, 143 milioni di ricavi con 574 addetti –, c’è timore per quello che sta accadendo nel mondo. Detto questo, dal nostro punto di vista siamo soddisfatti, il nostro stand è pieno, vedo una buona crescita degli ordini rispetto allo scorso anno e anche il mese di agosto per i nostri negozi è andato bene». L’impatto sui listini – per Damiani – sarà inevitabile, considerando che tra giugno e agosto l’oro si è impennato del 30% e anche il prezzo dei diamanti è cresciuto in modo sensibile nel corso dell’anno. «Il prezzo in questa fase è un elemento critico – ribadisce Roberto Coin, fondatore dell’omonimo gruppo da 170 milioni di dollari di ricavi e 300 dipendenti tra Italia, Usa e Thailandia –. Non si può ribaltare integralmente l’aumento a valle e tra le contromisure vi è sicuramente quella di ridurre il peso dei prodotti, oppure inserire in parte metalli alternativi all’oro. La fiera? Per noi sta andando bene, vendiamo all’estero il 98% della produzione e i buyer che abbiamo visto finora hanno confermato gli ordini».
Scenario positivo anche per Costanza Aprea, seconda generazione di imprenditori a Chantecler, 51 dipendenti, 24 milioni di ricavi. «Abbiamo incontrato 25 buyer esteri nell’evento About J e i riscontri mi sembrano positivi. Certo l’asticella della concorrenza in questa fase si è alzata e viene premiato chi punta sulla creatività, sulla bellezza. Per ciò che è “bello” credo vi sarà sempre spazio».
Soddisfatto per i primi risultati della rassegna di Vicenza è il presidente dell’ente fieristico, Roberto Ditri. «Nel fine settimana abbiamo avuto un’affluenza record di oltre 8mila persone, i compratori arrivano e i contatti vanno avanti a pieno regime, vedremo se questi si tradurranno in ordini». Tra i progetti dell’ente fieristico vicentino vi è in particolare il rilancio della presenza dei nostri marchi all’estero. Il format scelto, già sperimentato a giugno con successo a Las Vegas, verrà proposto anche in altri paesi. Cina, Emirati Arabi e Sud America i target futuri per le esposizioni, ma le trattative più avanzate sono in India. «Siamo in fase di definizione dei contratti – spiega Ditri – e credo che in questo paese vi siano grandi opportunità per la gioielleria italiana». E proprio l’India, secondo le ultime rilevazioni, rappresenta il principale mercato mondiale dal punto di vista della domanda di oro per gioielleria, con una quota del 37% nel primo trimestre dell’anno.
In termini di esportazioni, l’Italia vede invece come primo mercato di sbocco la vicina Svizzera, con 336 milioni di euro tra gennaio ed aprile. Seguono Emirati Arabi Uniti con 258 milioni e Stati Uniti a quota 146. Vendite risicate invece in India, che rappresenta solo 7,2 milioni di ricavi tra gennaio ed aprile, a fronte di un export globale italiano di 1,6 miliardi di euro.
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