
I talenti si incontrano in fiera
PAGINA A CURA DI
Cristina Casadei
Era il 1981 quando un gruppo di laureati in economia della più grande associazione internazionale di studenti, l’Aiesec, organizzò all’Università Bocconi il primo career day italiano. Di quel gruppo faceva parte anche Marco D e Candido, oggi managing director di Emblema, società che fa consulenza a numerose università proprio sui career day. «Nati e pensati come fiere per fare incrociare domanda e offerta di talenti, sull’esempio di quanto accadeva nel Regno Unito e negli Stati Uniti da oltre 30 anni, dopo una fase di sospensione dovuta alla decisione dell’Aiesec di abbandonarne l’organizzazione, sono stati riproposti da associazioni di ex studenti», spiega De Candido. Tra le più importanti ci sono Cesop che ha costruito un job meeting network in 11 tappe e Jeia che organizza i Synesis forum. Negli ultimissimi anni sulla scia del crescente successo, gli atenei stessi hanno cominciato a organizzarli in proprio e oggi sono la punta dell’iceberg che rappresenta il profondo cambiamento del recruiting per i giovani.
«Sommando gli eventi delle Università, aperti soltanto ai loro allievi, e la rete dei job meeting organizzati da società esterne e rivolti a candidati di diversi atenei, in Italia ce ne sono una cinquantina ogni anno», stima Daniele Maselli, partner di Cesop. Alcune Università come Parma, Bocconi, Politecnico di Milano, Luiss se li organizzano in proprio, attraverso il servizio di placement, e li affiancano a una serie di iniziative per dimostrare l’occupabilità dei loro allievi ai potenziali iscritti, tra cui le presentazioni aziendali, i business games, gli stage. Le centinaia di grandi imprese che vi partecipano invece li considerano uno dei terreni più fertili per farsi conoscere come employer e per fare recruiting di talenti. «In ogni caso, l’aumento repentino delle università che realizzano direttamente i career day e la forte competizione tra le aziende per attirare i migliori giovani hanno alimentato il grande dinamismo e il cambiamento delle politiche di campus recruiting», dice Tommaso Aiello, ceo di Emblema. Molto diffusi al Nord, stanno iniziando ad avere una distribuzione più capillare anche al Sud. Il prossimo grande evento sarà in autunno in Campania, dove le 5 Università di Napoli e quella di Caserta, in collaborazione con Italia lavoro ed Emblema, cercando di coinvolgere enti locali e associazioni industriali, si sono messe insieme per dare vita alla maggiore manifestazione del Mezzogiorno che potrà contare su un bacino di circa 22mila potenziali utenti.
Uno dei career day più affollati di quest’anno è stato quello dell’Università di Bologna in febbraio con 73 aziende e 8mila candidati. Uno di quelli storici è Contacta, alla facoltà di economia della Sapienza di Roma, dove per il 23 ottobre sono attese 20 aziende e 1.500 giovani. L’ultimo di quest’anno si è svolto invece nella facoltà di economia dell’Università di Parma dove sono arrivati 1.300 ragazzi e 25 aziende. Il prossimo grande evento sarà a Roma alla Luiss il 30 maggio: «I ragazzi, se si manterrà la presenza dello scorso anno, saranno oltre 2.500, mentre le aziende per le quali predisponiamo lo stand e le presentazioni, 111. Tutte nostre ospiti», dice Lia Di Giovanni, responsabile placement office della Luiss. Nato nelle facoltà di economia, il career day si affianca a una collaborazione continua tra Università e imprese che si presentano agli studenti attraverso le testimonianze dei loro top manager. Alla Bocconi, per esempio, «sono più di 150 le aziende che ogni anno entrano nell’ateneo per fare delle presentazioni», spiega Isabelle Lhuillier, responsabile del career service che, tra l’altro, si occupa dell’organizzazione dei due career day dove «nell’ultima edizione sono stati contati 3.800 tra neolaureati e laureandi. Un numero molto alto se si pensa che gli iscritti al nostro ateneo sono circa 13mila». Senza cambiare città, ma spostandosi al Politecnico i numeri sono ancora più grandi. Gli studenti che hanno partecipato alla prima edizione all’inizio di maggio al campus Bovisa «sono stati oltre 7mila – dice Marco Taisch, delegato all’attività di placement e fidelizzazione del Politecnico –. Buona parte delle 97 aziende che sono intervenute, ormai hanno avviato una collaborazione continua con la nostra Università».