Rassegna stampa

I BUYER CINESI INVADONO CENTERGROSS

Il Cis di Nola gli ha strappato, per 50mila metri quadrati, il primato di polo per il commercio all’ingrosso più grande d’Europa, ma il Centergross di Funo di Argelato (Bologna) resta il numero uno in assoluto per aziende e business rappresentati: 680 imprese che generano un fatturato aggregato di 5 miliardi di euro, 10mila buyer che arrivano ogni giorno. E soprattutto il Centergross si conferma – a dispetto della crisi e del terremoto, che hanno scosso la mastodontica struttura senza lasciare traccia – il più importante centro mondiale del pronto moda all’ingrosso: una vetrina permanente di 240 brand italiani come Teddy, Rinascimento, Terranova, Patrizia Pepe, Northland, Celyn B, Annarita N, Kaos, Kontatto, Siste’s.
«Se fino a oggi sono stati i buyer dell’ex blocco sovietico i nostri principali clienti esteri – spiega la prima presidente donna nei 40 anni del Centergross, Lucia Gazzotti, figlia di una delle 183 famiglie fondatrici di questo centro servizi bolognese da Guinness – ora sono i cinesi i più interessati alla nostra offerta. Dopo la nostra partecipazione in marzo alla fiera Chic di Pechino, abbiamo già ricevuto cinque missioni cinesi e nella terza settimana di ottobre aspettiamo una delegazione di autorità governative e commerciali assieme a venti aziende del settore. Quello che sorprende anche i concorrenti cinesi è l’ampiezza e flessibilità dell’offerta pronto moda, ma con lo stile e la qualità del made in Italy che loro non riescono a copiare».
Ai nuovi buyer cinesi piace il sapore antico del patrimonio culturale e artistico italiano, quella tradizione che ritrovano nel Centergross in fruttuosa convivenza con capannoni in cemento e tecnologie web. Perché in questa città del commercio a Funo di Argelato, frazione di 4.600 abitanti a una dozzina di chilometri a nord di Bologna, non ci sono solo un milione di metri quadrati tra 43 blocchi di edifici (500mila mq coperti, tra cui il nuovissimo Infopoint inaugurato quest’anno), strade e servizi, ma anche un secolare giardino, il Parco di Villa Orsi, con annessa residenza cinquecentesca usata come ristorante e sala congressi. Una sorta di Central park newyorkese con villa e piante antiche (catalogate una per una) che rende particolarmente pulita e magica l’aria del Centergross e meno grigia la vita dei 6mila lavoratori del “paese”.
Che neppure quest’anno, nonostante un febbraio di fermo quasi totale per la neve e giugno compromesso dal sisma, stanno risentendo della crisi di domanda globale: «C’è stato un calo di presenze di appena lo 0,2% nei primi sei mesi del 2012», precisa Gazzotti, confermando il dato storico di 1,7 milioni di autoveicoli che entrano nella cittadella ogni anno. Una cittadella con circonvallazioni, viali, vie e traverse (ognuna con nome proprio), magazzini, boutique, posta, banche, punti noleggio, ufficio Aci, ristoranti, bar e pure un asilo nido in bioarchitettura. «Mio padre arrivò qui nel 1971 – racconta Gazzotti – perché già dalla fine degli anni Sessanta il traffico cittadino bolognese iniziava a creare difficoltà all’espansione commerciale dentro la città e assieme ad altri imprenditori illuminati precorse i tempi, acquistando questo enorme lotto di terreno vicino all’autostrada A13 e alla linea ferroviaria, senza una lira di aiuto pubblico».
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5 MILIARDI DI FATTURATO

Il Centergross riunisce 680 imprese, contro le 300 del polo napoletano, che generano un fatturato aggregato di 5 miliardi di euro, per il 60 per cento realizzato con clienti esteri. Ogni giorno arrivano 10mila buyer

 

80 PER CENTO DALLA MODA

La moda (tessile, abbigliamento, calzature, accessori, bigiotteria) rappresenta l’80% del giro d’affari di Centergross, ma ci sono anche oggettistica, arredamento, casalinghi, articoli tecnici per l’industria e servizi

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