Rassegna stampa

I big corteggiano Venezia

La battaglia, quella vera, per la grande Fiera veneta è appena cominciata. Si disputa tutta sul terreno della città che, finora, ha i numeri più piccoli sia a livello di ente sia di manifestazioni. Quella città, però, ha un nome, Venezia, che permetterebbe di vendere ghiaccio agli eschimesi. E ora che il gioco delle Fiere si è fatto duro, tutti sembrano avere capito che il valore aggiunto che permetterà di vincere sta proprio qui.

Francesco Borga, da poche settimane presidente di VeneziaFiere, sa di avere in mano un contenitore dalle potenzialità straordinarie. Ma sa anche che la sua strada sarà tutt’altro che in discesa. Poco lontano, infatti, l’Autorità portuale guidata da Giancarlo Zacchello sta facendo fuoco e fiamme, attraverso le società controllate o partecipate, per difendere e arricchire le sue fiere di nautica e dintorni, puntando a farne la vera vetrina della città lagunare.

Per comprendere lo scenario vale la pena di fare un passo indietro. Il Veneto ha tre grandi realtà fieristiche – Verona, Padova e Vicenza – oltre a una miriade di enti minori a cominciare da Longarone. Verona è riconosciuto da tempo come un player di livello mondiale: lo confermano i numeri, la capacità di crescere, un posizionamento al top sul fronte internazionale. Padova ha fatto il grande salto della privatizazione nel 2005 cedendo ad Olivier Ginon e al suo colosso GL Events. La mossa, da un lato, ha inserito l’ente in un importante contesto globale, creandolo capofila e polo di riferimento di GL events per tutta l’area dell’Est Europa; dall’altro, forse, ha avuto meno ritorni rispetto alle attese.

Vicenza, infine, sta vivendo un non facile processo di cambio di pelle. Ha capito che traccheggiare sulla routine delle fiere dell’oro e di quelle dedicate a innovazione e stili di vita poteva essere pericoloso. Così ha scelto di volare molto alto per tirarsi fuori dalla mischia. Una scelta fortemente voluta dal presidente Dino Menarin e dal nuovo dg Maurizio Castro, che dovrebbe cominciare a dare i primi risultati proprio quest’anno con una forte focalizzazione sul target di mercato più alto.

Da sempre, a tutti i livelli, si dice che le Fiere venete, da sole, rischiano grosso, potendo facilmente essere "mangiate" da più grandi e solidi gruppi, e per questo da altrettanto tempo si sta lavorando per far quadrare il cerchio nel nome di un’unica Fiera regionale. Ogni tentativo, però, è fallito: per il radicato campanilismo, per la diversità delle situazioni, per l’incapacità di trovare piani di azione condivisi. Hanno rotto questa sorta di perverso gioco al massacro le Fiere di Verona e Vicenza che, nell’estate scorsa, ragionando sulle prospettive di alcune manifestazioni legate al vino e al lusso, hanno convenuto che sarebbe stato inutile sprecare risorse a pochi chilometri di distanza: meglio concentrare a Verona tutto ciò che riguarda il vino e dare spazio invece a Vicenza per il lusso che ben si sposa con la tradizione delle mostre orafe. Sul secondo tassello, però, si è scatenata la bagarre.

Il tassello investe appunto Venezia. VeronaFiere ha da tempo acquisito una partecipazione di maggioranza relativa in VeneziaFiere, ente che in passato non ha brillato nè per risultati nè per numero di iniziative, e punta con decisione a fare di questo contenitore una sorta di catalizzatore del meglio dell’attività espositiva veneta. Progetto ampiamente praticabile se si pensa non solo ai livelli di visibilità e di appeal che Venezia raggiunge nel mondo ma anche a quanto si può fare in spazi decisamene alternativi nell’area lagunare. Giovanni Mantovani, dg di VeronaFiere, ha idee molto chiare in proposito; soprattutto ha dalla sua un Cda determinato a mettere a frutto l’opportunità e quindi ad avviare su Venezia una robusta campagna di investimenti. Borga ha accettato la presidenza proprio su queste basi nella convinzione di poter guidare una stagione molto promettente. Ma alla prima occasione Verona ha piazzato una manifestazione dedicata alla nautica nel veneziano e il gruppo che fa capo all’Autorità portuale ha risposto con una sorta di guerra dichiarata alleandosi con Padova per portare un microsalone del lusso a contrastare l’iniziativa parallela.

Aperta questa breccia, monsieur Ginon, patron di GL Events, ha potuto andare quasi a nozze nel raccontare i suoi "sogni" veneziani che vedono in testa alla lista la possibilità di realizzare qualcosa di importante nello spazio forse più prestigioso della città lagunare, nello storico complesso dell’Arsenale. Il Porto, invece, gioca tutte le sue carte sul magazzino 103, anche se per il momento deve condividere questo spazio con l’attività crocieristica. Verona, con il suo braccio VeneziaFiere, infine, non fa mistero che la sua collocazione ideale potrebbe essere a Forte Marghera: serve un importante piano di recupero con una spesa stimata in oltre 20 milioni. Ne varrebbe sicuramente la pena. In tempi di ristrettezze economiche pare che anche al sindaco Cacciari l’ipotesi non dispiaccia visto che restituirebbe alla città uno spazio molto amato. Ma c’è anche chi guarda più lontano e pensa a come una attività espositiva di alto profilo potrebbe dare nuova vita alle aree industriali di Marghera sempre più in discussione, mentre consensi minori – in primis per i costi – trova l’idea di realizzare, sull’esempio di Milano, un nuovo quartiere fieristico veneto accanto all’aeroporto Marco Polo e a fianco della progettata linea ferroviaria ad alta capacità e delle autostrade.

Tutti i giocatori di questa partita sanno bene che Venezia è suggestiva, ma tradisce : è la città dello scontro perenne fra il partito del fare e quello del non fare, un’area che ha subito più danni da paralisi decisionali che benefici da coraggiose scelte di campo. E allora Padova guarda al suo futuro di leader di nicchia in GL events. Vicenza pensa ad altre piazze italiane e soprattutto straniere dove andare a esibire il suo lusso con un know how fuori discussione. Verona consolida i suoi primati e guarda con tranquillità al futuro anche nei suoi storici spazi, visto che la nuova amministrazione comunale non ha intenzione di fare rivoluzioni urbanistiche nell’area ed anzi ha cancellato anche il progetto della city finanziaria, creando così di fatto nuovi possibili ambiti di espansione per la "vecchia" fiera.

c.pasqualetto@ilsole24ore.com



www.veneziafiere.it

www.veronafiere.it

www.padovafiere.it

www.vicenzafiera.it


LO SCENARIO



1,86 milioni

I visitatori complessivi

Nel 2007 i visitatori delle fiere di Verona, Padova e Vicenza sono stati complessivamente 1,86 milioni. Verona ha raggiunto quota un milione (per il 25% stranieri),

Padova 700mila

e Vicenza quasi 160mila

72 milioni

Il fatturato di Verona

Nel 2007 è la quota di fatturato raggiunta dall’ente fieristico veronese. Sono state organizzate 58 manifestazioni, di cui 37 nella città scaligera e 21 all’estero. Sono stati venduti 600mila metri quadrati espositivi netti e organizzati 445 tra convegni e congressi

28,1 milioni

I ricavi di Vicenza

La Fiera di Vicenza, nel 2007, ha raggiunto questo volume di affari, grazie a 20 manifestazioni organizzate.

Gli operatori stranieri che vi hanno partecipato provengono da 115 Paesi. Per quel che riguarda le rassegne orafe sono stati presenti 27.650 operatori italiani e 20.817 stranieri. L’area del quartiere fieristico

è di 70.600 mq

7.500

Gli espositori a Padova

La Fiera padovana, lo scorso anno, ha attratto 7.500 espositori, di cui 800 stranieri per un totale di 19 manifestazioni, di cui 8 internazionali. La superficie netta venduta è stata

di 310mila metri quadrati

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