Rassegna stampa

Gorizia chiude l’Azienda speciale e punta all’integrazione con Udine

GORIZIA – In Friuli-Venezia Giulia il primo passo verso un sistema fieristico unico è stato compiuto con la cessazione, lo scorso 31 dicembre, dell’attività dell’Azienda speciale Gorizia Fiere e il passaggio del suo direttore, Maurizio Tripani alla direzione di Fiera Udine. Il progetto di integrazione fra le due realtà, frutto di un accordo fra le Camere di commercio, prevede che la CdC di Gorizia – che attraverso l’azienda speciale gestiva la fiera – partecipi al capitale sociale di Udine Fiere nella misura del 5% o attraverso un aumento di capitale, o acquisendo una parte delle azioni che la Camera di commercio di Udine rileverà dalla Regione, passando dall’attuale 32% al 43 per cento.

«È un segnale importante – commenta l’assessore regionale alle Attività produttive, Enrico Bertossi – che mi auguro rappresenti solo il primo step del processo. La linea della Regione è quella di dismettere le sue quote azionarie negli enti fieristici, mantenendo solo il ruolo di coordinamento».

La nuova realtà, derivante dall’integrazione delle attività dei poli friulano e isontino, si chiamerà "Udine e Gorizia Fiere spa" e consentirà di razionalizzare la gestione, garantendo risparmi ed evitando doppioni. Realtà con molti punti in comune (in quanto indirizzate alle esposizioni aperte anche ai consumatori finali e non solo agli espositori), Udine e Gorizia cominceranno con l’armonizzazione del calendario fieristico, per passare poi alla costituzione di un’apposita società di servizi (progetto in fase di studio) che consenta di gestire unitariamente gli allestimenti, i magazzini materiali, il marketing e la pubblicità.

Il quartiere fieristico di Gorizia, nei periodi in cui non ci saranno esposizioni potrà essere inoltre utilizzato per altre attività. Il complesso verrà riqualificato e messo norma grazie a un finanziamento di 2,5 milioni della CdC isontina, a cui si affiancheranno 4 milioni erogati dalla Regione con la formula dei contributi pluriennali annui costanti.

Per quanto riguarda gli altri due poli, Trieste – che si è trasformato in Spa a metà dello scorso anno – è quello più in difficoltà per lo scarso volume di affari movimentato e l’attuale posizione logistica. Le sue speranze per il rilancio sono legate al trasferimento nel Porto Vecchio, all’incremento delle professionalità presenti nello staff degli operatori e, soprattutto, al raggiungimento dell’obiettivo che la Fiera si è posta: diventare braccio operativo degli enti che la compongono, ossia il Comune, la Provincia e la Camera di commercio.

Pordenone, invece, gode di buona salute e a distanza di un anno e mezzo dalla sua trasformazione in società per azioni punta a sviluppare ulteriormente le alleanze strategiche con altri enti fieristici soprattutto nell’ottica di agevolare le iniziative delle imprese all’estero.

RAFFAELLA MESTRONI

Newsletter