
Germania batte Italia 200 a 20
Marco Morino
MILANO
Germania batte Italia 200 a 20. Sconfitti a Dortmund dagli azzurri del calcio nella semifinale dei Mondiali, i tedeschi si prendono una clamorosa rivincita in campo fieristico, in particolare per il numero di manifestazioni organizzate nei Paesi esteri. Lo strapotere tedesco accende i riflettori sulla modesta internazionalizzazione del sistema fieristico italiano, che rischia di perdere le opportunità offerte dalle aree più dinamiche del momento: Cina, India, Russia e Brasile.
Il dato comparato sulle manifestazioni organizzate extra confini è particolarmente interessante perché mette a confronto i due Paesi (Germania e Italia) che si contendono la leadership mondiale del settore. E il ritardo del nostro Paese si trasforma automaticamente in uno svantaggio per le imprese italiane, soprattutto per i campioni del made in Italy, rispetto ai concorrenti tedeschi, i quali invece grazie alle fiere dispongono di un canale d’accesso privilegiato verso i mercati emergenti.
Qualche cifra. Nel 2005 i cinque maggiori poli espositivi tedeschi – Hannover (la fiera più grande del mondo), Francoforte, Colonia Düsseldorf e Monaco – hanno organizzato all’estero 166 eventi fieristici, (13 in più del 2004), che saliranno a quota 200 a fine 2006; un terzo di questi eventi sono stati organizzati in Cina e numerosi altri in Russia e in India. In totale a queste manifestazioni hanno preso parte, sempre nel 2005, 54mila espositori (+18% sull’anno prima) mentre i visitatori sono risultati 3,4 milioni (+13%). Per contro, nel 2006 le rassegne italiane all’estero che abbiano una reale valenza economica e non si limitino a essere unicamente delle presentazioni risulteranno poco più di una ventina, con qualche migliaio di espositori (forse meno). Di queste, 15 sono quelle organizzate dalla sola Fiera di Bologna (nei settori della cosmetica, della pelle, delle calzature e della ceramica), che si conferma la fiera italiana con la maggiore proiezione internazionale, seguita da Verona – che promuove il VinItaly soprattutto in Russia, Cina e Stati Uniti – Milano (il cui piatto forte è rappresentato dal Macef Mosca), Parma (Cibus) e Arezzo (Oro).
Un quadro insoddisfacente che, secondo gli addetti ai lavori, dovrebbe spingere i quartieri italiani a superare le tradizionali guerre di campanile per ricercare una «strategia di alleanze tra le fiere» che consenta di fare «massa critica» e dia una spinta decisiva al radicamento del made in Italy nei Paesi Bric. Secondo Piergiacomo Ferrari, amministratore delegato di Fiera Milano Spa, è necessario che le fiere italiane compiano un salto di qualità, «abbinandosi tra di loro per superare il gap dimensionale» e creando delle strutture fisse all’estero, abbandonando così «la sorpassata cultura della presentazione di eventi» per passare «all’organizzazione di vere e proprie manifestazioni», in tutto e per tutto analoghe a quelle che si svolgono in Italia. E proprio in questa direzione, spiega Ferrari, va il recente accordo firmato da Fiera Milano, seconda fiera al mondo per superficie espositiva, con il leader mondiale Hannover, che in Cina vanta già una presenza stabile e di grande spessore: 11 manifestazioni e una struttura di oltre 80 persone. L’accordo Milano-Hannover dovrebbe appunto favorire, attraverso il canale fieristico, l’espansione del made in Italy verso i mercati più promettenti, Cina in testa.
Alla necessità delle alleanze tra le fiere italiane si richiama anche il direttore generale di VeronaFiere, Giovanni Mantovani. «Nessuno in Italia – concorda Mantovani – ha la forza e le dimensioni per essere vincente all’estero da solo: bisogna aggregarsi. Prendiamo esempio dai tedeschi, dove i cinque maggiori poli uniscono le forze per andare a costruire addirittura dei quartieri fieristici all’estero, soprattutto in Asia. È così che si conquistano le posizioni». Verona sta lavorando in tandem con il Cibus di Parma per promuovere l’eccellenza alimentare italiana in Oriente. A novembre per la prima volta Cibus e VinItaly si presenteranno in abbinata a Shanghai; inoltre, dice sempre Mantovani, sta decollando un asse Verona-Milano per promuovere il sistema casa in Russia.
Ma è chiaro che per mettersi nella scia dei tedeschi occorre fare di più. BolognaFiere, che guida il processo di internazionalizzazione delle fiere italiane, «è del tutto disponibile – assicura l’amministratore delegato, Michele Porcelli – a stringere alleanze con altri quartieri. Del resto lo stiamo già facendo con Rimini. Da parte nostra abbiamo avviato da tempo una politica di alleanze con partner stranieri, che sta portando a ottimi risultati, vedi per esempio il caso della cosmetica in Asia. L’internazionalizzazione di Bologna – ricorda Porcelli – è il frutto di una politica accorta, con una presenza diretta all’estero nei settori dove siamo leader mondiali».
Una spinta all’internazionalizzazione del sistema potrebbe venire infine dal rifinanziamento degli incentivi alle fiere, già previsti dalla passata legislatura: «Sarebbe – conclude Piergiacomo Ferrari – un segnale di attenzione importante da parte del nuovo Governo».
12 milioni
I visitatori
Il totale dei visitatori che ogni anno affluiscono negli stand delle fiere italiane
112.000
Gli espositori.
Il numero di espositori ospitati dalle rassegne internazionali