
Galassia Gutenberg a Castel dell’Ovo
NAPOLI – L’editoria meridionale s’interroga su sé stessa, sui suoi vizi, sulle sue virtù ma soprattutto sulle possibilità di riequilibrare lo sbilanciatissimo asse nazionale contrassegnato dalla netta e storica predominanza di mercato da parte delle case del Nord. La 17° edizione di Galassia Gutenberg, fiera del libro promossa da Franco Liguori e in programma a Napoli dall’1 al 4 aprile per la prima volta negli spazi di Castel dell’Ovo, offrirà ancora una volta spunti di riflessione sui problemi di un’industria che, pur vantando casi di eccellenza, non è mai riuscita a decollare nel suo complesso. Tema dell’evento, che avrà tra i suoi ospiti gli scrittori come Alberto Arbasino, Lucia Extebarrìa e Predrag Matvejevic, sarà «La Rosa dei Venti», metafora per indicare «Nord Sud Est e Ovest», ma anche «Io Tu Noi Loro», una bussola che guida il lettore a orientarsi nel panorama della letteratura universale. Ben due convegni («Quale distribuzione, per quali librerie?» e «Il ritorno economico della lettura, dei consumi culturali, dell’istruzione», che si terranno rispettivamente la mattina e il pomeriggio del 3 aprile) toccheranno temi come le prospettive di sviluppo per l’economia di settore e finiranno, inevitabilmente, per gettare sul tavolo la particolarissima "questione meridionale" dell’editoria. Una questione figlia delle più generali disparità economiche tra le due parti del Paese.
Il divario è innanzitutto strutturale. Delle 5.281 case editrici nazionali, stando al Catalogo degli editori italiani, appena 721 hanno sede al Sud, mentre il Nord ne conta 2.384. È la Campania, regione che ospita l’iniziativa e vanta una notevole tradizione di settore, la più forte del Mezzogiorno: 291 le case editrici attive sul territorio. Segue a poca distanza la Sicilia, con 203 aziende attive. Più staccata la Puglia, a quota 138 soggetti imprenditoriali, mentre è poco consistente il peso di realtà come la Calabria (71 case editrici) e la Basilicata, fanalino di coda con appena 18 editori.
Alla debolezza strutturale del settore fanno inevitabilmente seguito i dati 2004 sulla produzione libraria, resi noti dall’Istat pochi mesi fa: ne emerge che a malapena il 5,8% dei libri prodotti in Italia ha il logo di una casa editrice meridionale. A fronte di una produzione nazionale che due anni fa ha raggiunto 49.333 titoli pubblicati e più di 228 milioni e mezzo di copie tirate, gli editori delle cinque regioni meridionali hanno dato alle stampe appena 2.909 opere, con una tiratura complessiva di 6 milioni e 200mila copie circa. La regione del Sud che ha pubblicato di più è la Campania (1.107 titoli per 2 milioni e 989mila copie), che fa rispettare la leadership detenuta per numero di aziende attive. Dietro si collocano la Puglia (793 titoli e tiratura a 783mila volumi) e la Sicilia (696 libri in 2 milioni e 110mila copie). Numeri assolutamente modesti per la Calabria, dove i titoli sono 268 (295mila copie), e la Basilicata, che si piazza penultima in classifica nazionale con 40 titoli e 34mila copie. Sul terriorio nazionale peggio riesce a fare soltanto il Molise, dove i libri usciti sono ventidue. Il paragone con le regioni del Nord fa sensazione, se consideriamo che il solo Piemonte pubblica 5.729 libri e ne tira 43 milioni e mezzo di copie. Sempre che non si voglia guardare la performance della Lombardia, cuore del sistema editoriale nazionale, a quota 21.385 pubblicazioni e quasi 132 milioni di copie tirate.
Ma il divario produttivo tra Meridione e Settentrione è solo una delle chiavi di lettura del fenomeno. E, a dire il vero, neanche la più preoccupante: stando ai dati forniti dagli editori che aderiscono a Confindustria, infatti, è sull’assorbimento del prodotto libro che trae origine lo squilibrio strutturale del mercato. Ai lettori della Lombardia, per esempio, va il 22% dei libri prodotti in Italia, a quelli del Lazio il 16%, mentre il Sud nel suo complesso riesce ad assorbire appena il 4% dell’offerta. Con una domanda così modesta, diventa ancora più difficile intraprendere qualsiasi azione di rilancio del settore.