
Foto, Aipad meglio delle aste
Dal 26 al 29 marzo si è svolto a New York l’annuale appuntamento fieristico per gli amanti della foto di qualità con Aipad (The Association of International Photography Art Dealers), nella sede dell’Armory su Park Avenue. Una fiera storica, al 30° anniversario, soprattutto nota per gli autori classici e la fotografia vintage e che si contraddistingue per l’altissima qualità delle opere esposte da gallerie di tutto il mondo specializzate in fotografia. Entrando, la prima impressione era quella di trovarsi in un grande museo. Tutti gli stand offrivano un livello elevato, senza gli alti e bassi tipici delle fiere d’arte, con lavori dall’800 al contemporaneo e un effetto di sobria eleganza in bianco e nero.
Le gallerie che fan parte dell’Associazione vengono selezionate secondo codici etici, d’onestà e integrità, adottati nel trattare con il pubblico, con gli artisti e con gli altri mercanti, secondo standard di qualità dell’offerta e di durata dell’attività commerciale. «Aipad è una fiera d’associazione con un nucleo di gallerie storiche che hanno lanciato la fotografia come elemento d’arte già negli anni ’70» spiega Davide Faccioli di Photology Milano, unica galleria italiana presente in fiera con la mostra tratta dal libro «United Artists», edizioni Photology (i prezzi variano dai 2.800 per una polaroid di Andy Warhol scattata da Christopher Makos, agli 80mila per una foto di Marina Abramovic). «Per farne parte bisogna avere un curriculum di mostre e artisti importanti. Per ogni foto, poi, vanno assicurate qualità e conservazione, edizione, provenienza e autenticità. Quando la fotografia iniziò a entrare nelle gallerie di contemporaneo queste certificazioni mancavano, mentre l’Aipad le ha sempre garantite per tutte le opere vendute nelle gallerie sue associate».
Cosa si intende? «Una stampa deve essere prodotta con tecniche di produzione brevettate. In Europa il risultato è assicurato con Grieger GmbH + Co.KG a Duesseldorf. Se un artista propone lavori non adeguatamente prodotti, deve essere indirizzato verso un produttore che garantisca a chi compra la qualità nel tempo. Un collezionista deve richiedere questi requisiti».
Aipad, oltre a non aver deluso le aspettative qualitative, in un momento di crisi, ha superato le buie previsioni sul numero di visitatori di vendite. I prezzi non sono scesi, mantenendo stabili i valori delle foto di qualità, e anche se gli scambi erano inferiori all’anno scorso, i galleristi venivano incoraggiati da affari inattesi. Si confermava la tendenza a non vendere più all’opening, ma a fiera quasi chiusa, o addirittura nei giorni immediatamente successivi. Molti i curatori dei musei visti tra gli stand: Metropolitan, MoMa, Smithsonian, Pompidou e Art Institute di Chicago, anche se in misura ridotta rispetto al passato, ma riprova che i musei continuano ad avere budget per ampliare le loro collezioni, anche se più bassi.
I prezzi della fotografia variano enormemente a seconda dell’importanza dell’autore e della qualità e quantità delle stampe in commercio. In fiera, si poteva comprare un ritratto dei giovani coniugi Obama (1996) della fotografa Mariana Cook, quotati da 1.800 $ ai 4.800 del grande formato, da Lee Marks Fine Art di New York (che ne ha vendute molte). Mentre Michael Shapiro di San Francisco, che nel dopo fiera potrebbe ancora chiudere affari per 30mila – 50mila $, esponeva lo scatto del Kubrick fotoreporter per la copertina di «Look» (1947) a 75mila $ e una rara stampa vintage del 1932 di Ansel Adams, per cui l’autore parla di ‘realtà ottica’: «Frozen Lake and Cliffs, the Sierra Nevada, Sequoia National Park, California», in vendita per 90mila $. Da Robert Kline di New York si poteva ammirare un «Ritratto di Dora Maar (con mani di porcellana)» di Man Ray (1935-36), ufficialmente non in vendita, ma stimato 900mila $.
Scarso invece il successo delle tornate di fotografia battute da Sotheby’s, Christie’s e Phillips de Pury concluse il 1° aprile. Sotheby’s ha totalizzato poco più di 2,3 milioni $ per 118 lotti venduti su 186, mentre le stime pre-asta superavano i 4,4 milioni. Le aggiudicazioni sono state quasi sempre sotto le stime massime, anche nel caso dei 242.500 $ spuntati da Laszlo Moholy-Nagy per un ritratto di «Licia Moholy» (1920) valutato 200-300mila $. Intimoriti dalla crisi, i collezionisti non sono più disposti a consegnare foto di valore in asta e le case sono costrette a dare fondo ai propri magazzini. Da Christie’s le cose non sono andate meglio. Il totale venduto è stato di 3.340.000 $ per 82 lotti acquistati su 115 (66% del valore), di cui solo 15 superavano i 50mila $ di stima massima. Basta confrontare queste cifre con quelle dello scorso ottobre (7.587.000 $ di venduto per 258 lotti) per rendersi conto che la recessione si fa sentire pesantemente. Da Phillips de Pury si è faticosamente raggiunto il 76% del valore totale, pari a 187 lotti venduti su 279 offerti, per un battuto di circa 1,8 milioni $, di poco inferiore alla stima minima pre asta di 1,9 milioni.