Rassegna stampa

Forlì corteggia le piastrelle cinesi

Se non è guerra poco ci manca. I soci della Fiera di Forlì non fanno retromarcia sulla possibilità di ospitare a partire dal 2012 un salone dedicato ai produttori di piastrelle cinesi. E il livello dello scontro non si abbassa, con la Regione pronta a far ricorso quanto meno a una efficace moral suasion per indurre l’ente fieristico a tornare sui propri passi. Da una parte della barricata ci sono infatti l’ente di viale Aldo Moro e Bolognafiere, che ospita il Cersaie, la più importante manifestazione di settore del Paese. Ma anche le imprese del distretto ceramico di Sassuolo, che pur senza rilasciare dichiarazioni ufficiali non nascondono la loro irritazione di fronte all’eventualità che un polo del sistema fieristico regionale apra le porte alle aziende della Cina, accusate di concorrenza sleale. Dall’altra parte sono invece schierati Camera di commercio e Comune di Forlì, soci di maggioranza dell’ente romagnolo, che confermano la volontà di procedere con una verifica.
Il mandato è nelle mani del presidente del Cda della Fiera, Giorgio Grazioso. «Ci è stata presentata una relazione interessante e abbiamo richiesto un approfondimento sui vari aspetti del progetto – conferma il presidente dell’ente camerale forlivese, Alberto Zambianchi – che riguardano anche la logistica, le infrastrutture e la ricaduta sul territorio, a partire da ristoranti, alberghi e aeroporto. Siamo una società per azioni che vuole verificare la fattibilità dell’evento e le opportunità che potrebbe assicurare. Valuteremo con attenzione e poi prenderemo le decisioni conseguenti con la massima tranquillità. Si sta solo sollevando solo un gran polverone. E mi sembra davvero eccessivo porre dei veti su una verifica».
La Regione, infatti, si è già messa di traverso, dopo aver scritto due lettere al presidente di Confindustria Ceramica, Franco Manfredini, e al consigliere delegato di BolognaFiere Duccio Campagnoli. «Sono del parere – dice l’assessore regionale con delega alle fiere, Gian Carlo Muzzarelli – che sia necessario evitare fughe in avanti. Oggi ci sono due certezze. La prima è il proseguimento del Cersaie a Bologna almeno fino al 2015, con l’opzione anche per il successivo biennio. La seconda è il riconoscimento del Cersaie come unica manifestazione del settore ed evento di eccellenza per il calendario fieristico dell’Emilia-Romagna e per il programma di promozione regionale. Non c’è spazio quindi per eventi concomitanti che risulterebbero inutili e controproducenti». Una posizione che Muzzarelli ha ribadito al tavolo del sistema fieristico regionale, anche se la Regione non ha strumenti, se si escludono quelli politici, per contrastare la realizzazione del salone per i produttori cinesi.
La partita in realtà si gioca sullo sfondo della razionalizzazione del sistema fieristico regionale, con un piano che per la Regione deve essere imperniato sui tre poli di Rimini, Bologna e Parma. Un programma nel quale si inserisce l’aggregazione (in dirittura d’arrivo) delle due fiere romagnole di Forlì e Cesena, che da sole possono reggere a fatica la competizione internazionale. E tra gli addetti ai lavori non si esclude che Forlì possa usare la carta del nuovo salone per aumentare anche il proprio potere negoziale nei confronti di Bologna, anche se l’ipotesi viene fermamente respinta dai soci di maggioranza dell’ente. «Il mandato al presidente – spiega il sindaco di Forlì, Roberto Balzani – riguarda l’esplorazione di tutte le opportunità che possono arrivare dal mercato cinese, non solo nel settore della ceramica. Opportunità che, una volta completata l’aggregazione con Cesena, saranno valutate in una logica di sistema regionale. Non vogliamo essere in alcun modo un elemento di pericolo per le imprese e per la rete fieristica».
L’eventualità della nuova manifestazione, in concorrenza con il Cersaie, arriva proprio in coincidenza con l’entrata in vigore della normativa Ue antidumping per le ceramiche cinesi. Normativa, accolta con soddisfazione dalla stessa Regione, che prevede l’applicazione di dazi provvisori nella misura del 32% (per le merci contenute nel campione oggetto dell’indagine disposta lo scorso anno da Bruxelles) o del 73% nei confronti delle aziende cinesi che non hanno collaborato all’indagine stessa. Se alla fine il salone dovesse effettivamente sbarcare nella fiera romagnola, questa potrebbe mettere a disposizione dei produttori cinesi tutti i suoi padiglioni, con una superficie coperta di circa 18mila metri quadrati.
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