
Flos in testa alle quotabili
di Giulia Crivelli
I padiglioni di Rho-Pero si apriranno ufficialmente oggi e fino a lunedì 21 ospiteranno la 47esima edizione del Salone del mobile, la più importante fiera al mondo per l’arredamento della casa e dell’ufficio. In sei giorni, gli stand delle 2.500 aziende presenti, distribuite su 230mila metri quadrati, saranno invasi dall’entusiasta e multietnico popolo del design, 270mila persone tra studenti, architetti, giornalisti e naturalmente buyer, provenienti da 140 Paesi. Ma già da ieri a Milano sono arrivati, dall’Italia e soprattutto dall’estero, migliaia di curiosi che hanno iniziato ad affollare le centinaia di manifestazioni (mai tante come quest’anno) del Fuorisalone, che coinvolgono l’intera città e sono aperte al pubblico.
La vitalità della kermesse milanese è lo specchio, da sempre, di quella del sistema legno-arredo made in Italy, sia dal punto di vista dell’evoluzione del design, sia da quello industriale ed economico-finanziario. Nel 2007 il fatturato del comparto è cresciuto del 4,5%, sfiorando i 40 miliardi di euro, rafforzando il già buon risultato del 2006 (+3% sul 2005), grazie alla crescita del mercato interno (arrivato a 33,5 miliardi) ma soprattutto a quella delle esportazioni (+8,4% sul 2006).
Come molti altri settori industriali italiani, il legno-arredo è composto, oltre che da grandi aziende già affermate a livello internazionale, da altre più piccole che per massa critica e risultati finanziari sarebbero però mature anche per il grande salto verso la Borsa. Secondo un recente studio di Pambianco strategie d’impresa sulle quotabili del settore casa e design, sono almeno dieci le aziende con le carte in regola. Nell’ordine: Flos, Bisazza, Kartell, Calligaris, Artemide, Molteni, B&B Italia, Scavolini, Minotti, iGuzzini.
«Da un campione di 250 aziende, ne abbiamo scelte 25, sulla base dei bilanci del 2004, 2005 e 2006, visto che non per tutti sono ancora disponibili i dati 2007 – spiega Carlo Pambianco –. Abbiamo considerato la crescita media di ricavi ed ebitda: le top five sono aziende con margini molto alti, dal 18% di Flos al 19% di Bisazza, dal 28,7% di Kartell al 18,9% di Calligaris, percentuali che farebbero invidia anche a colossi della moda e del lusso». I ricavi delle aziende che lo studio considera pronte per la Borsa vanno dai 233 milioni di Molteni, ai 46 di Minotti. L’ebitda più alto è quello di Kartell: 28,7% nel 2006 (e per il 2007 dovrebbe attestarsi sugli stessi livelli).
Con simili dati, perché le aziende italiane si tengono alla larga da Piazza Affari? «Questo non è certo un buon momento per quotarsi: stanno prendendo tempo anche colossi come Ferragamo e Prada – risponde Pambianco –. C’è inoltre una ragione culturale: le aziende italiane, spesso di tradizione familiare, vedono ancora con una certa diffidenza la completa trasparenza che una quotazione comporta. Ma le cose stanno cambiando, come dimostra il caso Artemide, che aveva annunciato la quotazione e l’ha rimandata solo per via della congiuntura negativa. Ernesto Gismondi, suo fondatore e presidente, ha di recente dichiarato che la Borsa resta il suo sogno».
giulia.crivelli@ilsole24ore.com
Il valore, in miliardi di euro, delle esportazioni 2007 del settore legno-arredo italiano,
pari a poco più della metà del valore complessivo della produzione
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