Rassegna stampa

Firenze perde Pratoexpo Il 2006 sarà tutto in salita

«Le fiere sono strutture a ritorno lento di capitale: una volta andate a fondo, ci vuole tempo per tornare a galla». Alberto Bruschini, da cinque mesi amministratore delegato di Firenze Fiera, allarga le braccia e non promette miracoli: il 2006 sarà un altro anno difficile per la società che gestisce il centro fieristico-congressuale fiorentino, controllata da Regione Toscana (31%), Camera di commercio (28%), Provincia e Comune di Firenze (col 9% a testa), e da tempo avviata sulla strada del declino. Il budget fatto da Bruschini, ex direttore generale della Cassa di risparmio di Prato, prevede per quest’anno ricavi a 14,3 milioni e una perdita di 2,4 milioni. Numeri pesanti, che lo diventano meno solo se paragonati a quelli del preconsuntivo 2005: ricavi in calo a 14,5 milioni (-16%) e una perdita schizzata a 5,7 milioni (+185%), per due milioni legata a partite straordinarie. Ad andare a picco (-30%) è stato soprattutto il comparto congressuale, che ormai dà appena il 30% del fatturato, mentre hanno retto le fiere dirette (pesano il 15%) e quelle indirette.
Il risultato è che Firenze Fiera, pur contando su una struttura espositiva di grande appeal e in pieno centro come la Fortezza da Basso, è oggi ridotta a piccola azienda in rosso, con 50mila metri quadrati di superficie espositiva, bisognosa di partner per risollevarsi. È proprio sulle alleanze che si giocherà la partita dei prossimi mesi, a patto che i soci pubblici smettano di farsi sgambetti e diano seguito ai proclami di rilancio fatti ogni giorno. Il panorama, per la verità, non è incoraggiante.
Bruschini ha deciso di navigare a vista, mettendo a punto un piano industriale che prevede 14 milioni di investimenti (per restaurare il Palazzo degli affari e rifare la rete di servizi dentro la Fortezza) e un sostanziale pareggio in tre anni. Ma Pitti, la società fiorentina che organizza le rassegne della moda e che si è da tempo candidata alla gestione del business fieristico, ha bocciato quel piano e chiesto alla politica di fare un passo indietro nella governance della fiera e un passo avanti nella definizione di nuovi assetti e di obiettivi industriali più alti.
«Si tratta di un piano minimalista – spiega l’amministratore delegato – che vuol essere un salvagente nel caso in cui non facessimo quelle alleanze che invece intendiamo fare. Appena avremo trovato il partner, è chiaro che ridefiniremo con lui il piano industriale». E proprio allo scopo di individuare il partner, Bruschini annuncia che si avvarrà della consulenza di un esperto milanese.
Nel frattempo Regione, Camera di commercio e Comune continuano a palleggiarsi (da almeno quattro anni) la scelta della location dove costruire un nuovo auditorium congressuale da due-tremila posti, considerato indispensabile per far decollare il rilancio della Fiera. Ma anche su questo fronte, per adesso, prevale la nebbia. Resta il deludente calendario 2006, con la perdita di PratoExpo, che ha deciso di unirsi alle altre rassegne tessili e di traslocare a Milano, e due soli eventi fieristici organizzati direttamente: la 70esima edizione della mostra dell’artigianato e Nuovo e utile, manifestazione che la Regione, azionista di riferimento, ripropone dopo il deludente risultato dell’anno scorso.
Maggior dinamismo arriva dalle altre due fiere regionali, quelle di Carrara e Arezzo. La Fiera di Carrara, sette milioni di fatturato 2005 e un risultato tornato in pareggio, completerà in maggio un nuovo padiglione da 12mila mq costato 18 milioni, che porterà la superficie coperta a 32mila mq. Negli ultimi cinque anni la struttura, che fa capo alla società Imm, è passata dalla gestione di un solo evento, la fiera internazionale del marmo, a una ventina. Ampliamento in vista anche ad Arezzo (4,5 milioni di fatturato e un leggero utile), che ha già aggiunto duemila mq e si appresta a dare il via ad altri ottomila, con un investimento di 24 milioni, così da poter disporre nel 2007 di 24mila mq.

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