Rassegna stampa

«Fiere e turismo: Varese può pensare in grande»

E’ il lavoro della giunta della Camera di Commercio in questi giorni, ed è la maggiore speranza e preoccupazione degli ultimi mesi: la Fiera di Rho Pero, nuovo polo del terziario in Lombardia, guarda verso Malpensa e perciò verso la nostra provincia. Un pericolo o un’opportunità? Lo abbiamo chiesto a Daniele Parolo, membro di Giunta della Camera di Commercio varesina e rappresentante della piccola impresa locale come presidente di CNA Varese. «Dire che la Fiera di Rho-Pero non è un pericolo per strutture varesine come MalpensaFiere, per esempio, è un po’ difficile. Rho Pero è però una realtà importante, con la quale è necessario confrontarsi: un’opera come quella infatti per sua natura tende a fagocitare le realtà tutte intorno, e cercare di combattere un tale gigante vuol dire perdere in partenza. Per questo in Camera di Commercio ci stiamo muovendo per procedere ad una alleanza». Se certamente rappresenta un pensiero per Malpensa Fiere il nuovo polo fieristico non necessariamente è un danno per tutti. E’ proprio così o questa affermazione è frutto di eccessivo ottimismo? «Il nuovo polo fieristico di Milano è sicuramente un concorrente per Malpensafiere, che dista solo 15 chilometri: anche se oggettivamente è come confrontare un ipermercato con un negozio. Se però si guarda la nuova grande fiera di Milano nell’ottica più ampia dell’intero territorio, si tratta al contrario di un’opportunità: penso alle possibili ricadute su pernottamenti, trasporto e altri servizi». Il nostro territorio negli ultimi anni si è distinto per l’arrivo di Grandi Opere di portata nazionale: l’apertura dell’hub di Malpensa prima, la realizzazione della nuova fiera di Rho/ Pero ora. Un vantaggio o un danno che subiamo passivamente? «Il problema è che in questi ultimi anni ci siamo sempre affidati alle grandi opere per i cambiamenti che riguardavano la nostra provincia, ma i burattinai di queste opere non sono mai stati a Varese. Quello che manca a Varese è infatti proprio la capacità di proporre qualcosa di importante e di gestirla sul proprio territorio. Andiamo un po’ al traino su ciò che succede intorno a noi, e questo non ci aiuta» Forse una “grande opera”, pur con le debite proporzioni, l’abbiamo anche noi: l’albergo alle Ville Ponti, che ormai sembra in fase operativa ed è esplicitamente inquadrato in un progetto di trasformazione della provincia in territorio di turismo congressuale. La dimensione, però, è ben lungi dall’essere proporzionata ai veri grandi alberghi e a una vera ricettività ampia… «Questa però è la dimensione che può proporre il nostro territorio. Varese non è in grado di competere sulle grandi masse ma è destinata a dimensioni più contenute, specie se si parla di turismo congressuale o percorsi enogastronomici. Penso invece che Varese dovrebbe spendersi seriamente per un turismo culturale, di grande livello: non piccole cose ma eventi come Monet. Oppure puntare su eventi sportivi importanti, che noi potremmo per esempio legare al canottaggio o al ciclismo. Come è avvenuto per la Mille Miglia a Brescia, che ha portato solo di partecipanti e indotto 2000 persone in più per una settimana nella città. Queste sono solo alcune delle idee possibili: l’importante però è che non ci sia dubbio su chi deve fare le cose. Disperderle in mille rivoli in cui ognuno organizza il suo pezzettino è solo un’inutile perdita di tempo. E’ necessario invece lavorare ad un attore unico che si occupi della promozione e delle iniziative. E per questo sicuramente la Camera di Commercio si candida come protagonista chiedendo il coinvolgimento dall’altro attore naturale, la Provincia di Varese». Congressi e turismo: sembra decisamente questa la tendenza dell’economia del territorio. «Una tendenza, che non deve però far perdere di vista la parte importante. La provincia infatti deve mantenere la sua vocazione produttiva e soprattutto la proprietà delle più grandi aziende, spesso ormai già persa. Lasciando perdere ciò che ora non fa più capo ai capitali italiani, in generale bisognerebbe fare di tutto per preservare i settori dell’aeronautica, della meccanica e del tessile». Passi per l’aeronautica, che vive un buon periodo. Ma lavorare per settori in difficoltà come meccanica e tessile non è facile… «Lo so, è un esempio difficile da portare: però quelli che rappresentano dei settori tradizionali per il nostro tessuto economico dovrebbero essere potenziati in qualunque modo: penso per esempio ad un marchio di qualità “Varese” per il tessile, per esempio. La capacità della piccola impresa di sapersi modificare e adattare al mercato è notevole, perciò non è il caso di essere pessimisti. Bisogna però togliersi dalla testa il fatto che possano fare ricerca da sole, senza aiuti economici e tecnici: per questo è necessario chiamare a raccolta le eccellenze del territorio sul lato dell’innovazione tecnologica. Mentre per gli aiuti finanziari la Camera di Commercio si sente molto più tranquilla che in passato: in questi ultimi 5 anni le risorse sono state decisamente meglio spese che in passato, dove gli avanzi sono stati notevolissimi e segno di uno scarso coinvolgimento delle aziende. Il tempo sarà il miglior giudice per capire se sforzi fatti serviranno a qualcosa: ma certamente uno sforzo maggiore per portarlo avanti è stato fatto»

Newsletter