Rassegna stampa

Fiere con luci e ombre

Sarà un autunno caldo per le fiere. Rimini ha inaugurato due nuovi padiglioni e sta aprendo i cantieri per altri due. Bologna risponde con l’apertura (in occasione del Cersaie, a fine settembre) di un nuovo padiglione su due piani firmato da Leonardo e Luigi Benevolo. Intanto avanzano le privatizzazioni ma l’ingresso in borsa sia di Bologna sia di Rimini, programmato a breve, incontrerà difficoltà a rispettare le scadenze. E Parma (ironia della sorte è l’unica delle tre città gestita da una giunta di centro-destra) è la più riottosa ad aprire ai privati. Tutte sono poi alla ricerca di nuove rassegne (Rimini annuncia una fiera dedicata all’industria della bicicletta) e di nuovi business. In più a Bologna è in corso il toto-presidente poiché l’attuale, Luca di Montezemolo, è in tutt’altre faccende affaccendato. Il neosindaco, Sergio Cofferati, ha inserito lo sviluppo della fiera tra le priorità del suo programma, il che significa spingere l’acceleratore sul restyling finanziario e sull’assetto di vertice della società. Montezemolo e Cofferati, insieme al presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, si troveranno di fronte il 29 settembre al Cersaie. Visiteranno i nuovi padiglioni: 20 mila metri quadrati che si aggiungono all’area espositiva per sfidare le nuove Fiere emergenti di Milano e Roma. Riuscirà Bologna a fronteggiare la futura potenza di fuoco di Milano? Nessuno si fa illusioni che la lotta sarà aspra. Maggiori azionisti di Bolognafiere sono Promotor (la società di Alfredo Cazzola) con il 4,7% e la Popolare dell’Emilia Romagna col 3%. Vi sono poi due fornitrici di servizi al quartiere fieristico, L’Operosa, che cura la manutenzione (2,8%), e Camst, che provvede alla ristorazione e ai bar (2,4%). Anche Carimonte holding possiede il 2,4%, la Fondazione della Cassa di risparmio ha l’1,8%. Il giro d’affari è stato lo scorso anno di 60,6 milioni, il risultato operativo complessivo di 6,1 milioni. Di sinergie tra Bologna e Rimini si parla spesso ma non si va al di là delle parole. Il rischio è che accada in questo settore ciò che è avvenuto nel sistema bancario: il mancato accordo tra Carisbo e Rolo ha privato l’Emilia Romagna di una grande banca di riferimento. La non alleanza tra le Fiere di Bologna e Rimini potrebbe aprire la strada al dominio di Milano (e Roma) e farle diventare una sorta di appendice di quelle maxifiere. Anche in vista della borsa, un titolo unico avrebbe più appeal sul mercato. Ma si riuscirà a trovare un’intesa? Rimini prevede di chiudere il 2004 con un consolidato di 64 milioni e una spinta sull’acceleratore del settore congressuale: ´L’attività fieristica e quella congressuale’, dice Lorenzo Cagnoni, presidente di Rimini Fiera, ´debbono essere tenute insieme e coordinate nella loro gestione. Il nostro obiettivo è ricoprire un ruolo di operatore nazionale globale per poter sfruttare le possibili sinergie derivanti dal controllo di una parte significativa dell’offerta nazionale. Per esempio, ci interessa la gestione del Palacongressi di Roma’. Maggiore azionista privato della Fiera di Rimini è Promotor col 5%, poi Gps (2,5) e Impregilo (2,4), scarso il coinvolgimento bancario: Banca Opi (gruppo Sanpaolo) ha l’1,1%, la Cassa di risparmio lo 0,2%, così come la Fondazione Cassa di risparmio e la Banca malatestiana. Presente, come a Bologna, anche Camst, con lo 0,2%. Pure Assoindustria, Api, Legacoop, Compagnia delle opere e altre associazioni fanno parte della compagine azionaria. Un ruolo di primo piano nei futuri assetti del sistema fieristico italiano lo giocherà Alfredo Cazzola, mister Motor show. In poco tempo è riuscito a conquistare il 100% del Lingotto di Torino, il 50% della Fiera di Roma, la quota principale riservata ai privati di Bologna e Rimini, il 100% dello Smau, fiera leader dell’arredo e della tecnologia per l’ufficio che si tiene a Milano. Una marcia trionfale sostenuta da Interbanca (Banca Antonveneta), che possiede il 20% di Promotor, il cui bilancio 2004 dovrebbe superare i 55 milioni.

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